In un famoso racconto di Jorge Luis Borges, “Funes, el memorioso”, si narra di un uomo con una memoria prodigiosa, costretto a ricordare ogni singolo istante della sua vita, compreso il numero degli acini dei grappoli d’uva del pergolato: non potendo dimenticare nulla, finisce col non avere ricordi. Come spesso avviene, gli scrittori vedono lontano, perché dal 1942, anno di pubblicazione del racconto, arriviamo fino a oggi, nella settimana in cui Bruno Vespa ha annunciato tutto contento di aver tirato fuori dal magazzino il plastico di Garlasco.
Invece, avremmo dovuto rispolverare il film “Diaz” che Daniele Vicari girò nel 2012. In Romania, perché a Genova, dove nel 2001 si consumò quella che la Cassazione chiamò «macelleria messicana», venne impedito alla troupe di fare i sopralluoghi nella scuola dove oltre ottanta persone hanno lasciato sangue, denti e la possibilità di dormire senza incubi. Anzi, quando provarono a filmare qualche scena a Genova venne sequestrato l’intero parco macchine. Se ci si vuole togliere qualche dubbio, si può poi leggere il libro “Gridavano e piangevano”, scritto nel 2014 da Roberto Settembre, giudice a latere della Corte d’Appello nel processo per i fatti della caserma Bolzaneto, dove 43 pubblici ufficiali furono accusati di più di cento reati contro oltre duecento parti offese.
Rinfrescare la memoria è utile, perché dal primo giugno il nuovo questore di Monza è Filippo Ferri, condannato in Cassazione nel 2012 per il processo Diaz a tre anni e otto mesi di carcere per falso e calunnia e all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Fu Ferri a firmare i verbali che imputavano ai manifestanti che dormivano “devastazione e saccheggio” (le famose bottiglie molotov). Dopo la sentenza ha trovato subito lavoro: è stato assunto dal Milan di Silvio Berlusconi come addetto alla sicurezza, e da domani sarà, appunto, questore di Monza. Del resto, non è il solo. Altri due condannati, Pasquale Troiani e Salvatore Gava, sono rientrati in Polizia, passando alla polizia stradale per poi diventare entrambi vicequestori nel 2020. E Gianni De Gennaro, all’epoca del G8 capo della Polizia, è stato non solo assolto ma nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri sotto il governo Monti e poi presidente di Leonardo, ex Finmeccanica.
Che vogliamo che sia, di fronte allo tsunami delle notizie su Garlasco che ha turbato anche il consigliere di amministrazione Rai Roberto Natale, che ha invocato maggiore informazione su quanto avviene a Gaza. A dire il vero, nei rari intervalli sulle indagini e sulla vita delle gemelle Cappa, abbiamo anche appreso del balletto in stile Gioventù Italiana del Littorio inflitto alle studentesse di Tivoli per accogliere il ministro Giuseppe Valditara (che si è offeso per le critiche) o delle inqualificabili parole di Vittorio Feltri sulle donne vittime di stalking che, «se bone», possono andare a casa sua. Ma Garlasco inghiotte tutto, inclusa la protesta delle lenzuola del 24 maggio scorso, in decine di comuni, contro l’orrore di Gaza.
Per questo, la cosa preziosa di oggi è “Big Time” di Jordan Prosser, che esce per Mattioli 1885 nella traduzione di Sebastiano Pezzani: il protagonista, il bassista di una band, torna a Melbourne e scopre un nuovo allucinogeno che gli permette di vedere il futuro, con le conseguenze che si immaginano. Ce ne basterebbe uno che ci permettesse non solo di ricordare il passato, ma di collegarlo con il presente.