Opinioni
25 luglio, 2025Padroneggiare la memoria personale e collettiva è l’unica forma di saggezza possibile
Molto prima che Elon Musk e Jeff Bezos iniziassero a giocare con le astronavi, uno scrittore si chiedeva come avrebbe realizzato il proprio sogno un uomo troppo povero per andare su Marte. Nel 1966 Philip K. Dick creò dunque Douglas Quail, un impiegato che decide di farsi impiantare falsi ricordi nel racconto We Can Remember It For You Wholesale, che in Italia è stato tradotto in diversi modi e che molti ricordano per il film che Paul Verhoeven ne trasse nel 1990, Atto di Forza, con Arnold Schwarzenegger nei panni di Quail.
Dev’essere successo qualcosa di simile, perché mentre ci impegniamo a leggere e chiosare e commentare dimentichiamo i ricordi più importanti. Questa settimana, per esempio, sarebbe facile parlare di Francesco Giubilei, già consulente dell’allora ministro Sangiuliano, o di Ernesto Galli Della Loggia, membro della commissione che per il ministro Valditara ha redatto le Nuove Indicazioni Nazionali per la scuola appena pubblicate nella loro forma definitiva. Entrambi sostengono che la cultura di destra esiste ma che finora si è limitata al pur doveroso spoil system, e che è ora di fare qualcosa di concreto, come organizzare «festival sui territori che non abbiano i soliti parterre a senso unico» (questo lo dice Giubilei, che deve aver perso l’intemerata di Italo Bocchino contro Michela Murgia a Polignano a Mare) o «qualcosa di peso e di generosamente finanziato» (questo lo dice Della Loggia, che deve essersi perso la polemica sui finanziamenti per ripubblicare un libro di Giuli, che forse non è di peso ma generosamente finanziato sì).
Invece bisogna parlare dei nostri falsi ricordi, e leggere dunque quanto scrivono su Giap!, il sito dei Wu Ming, le antropologhe Stefania Consigliere e Cristina Zavaroni. L’articolo, che è quasi un saggio breve, si intitola “Rimozione forzata” ed è seguito da una postilla dei Wu Ming stessi. Parla del Covid e di tutto quello di cui non abbiamo parlato più. Ci ricorda che la dicotomia spesso feroce in cui viviamo nasce da quegli anni, dove la spaccatura, ancora viva, era ed è fra i «rimasti pandemici» e i «disvedenti», ovvero coloro che hanno vissuto come un’ingiustizia l’imposizione del lockdown e del green pass e coloro che non vogliono più sentir parlare di pandemia (un test tratto dall’articolo: «Quando arrivano le diverse varianti della Sars-Cov-2? Nell’autunno 2020 eravamo in lockdown o no? Come funzionavano le zone a colori? Qual era la differenza fra green pass, super green pass e green pass rafforzato? In quali mesi serviva l’autocertificazione per uscire di casa e in quali per prendere un treno?”).
La nostra accettazione di due guerre, l’avanzare delle destre, un dl sicurezza, il crollo psicologico di moltissimi viene da là, da un falso ricordo che è un azzeramento: «Alcuni analisti affermano che, dopo il Covid, è cambiato il registro del disagio portato in psicoterapia, che si è spostato da questioni relazionali e di traiettoria biografica a problemi di impotenza soggettiva e perdita di senso di sé, della vita e del mondo».
Per questo, la cosa preziosa di oggi è Continuate in ciò che è giusto di Alessandro Raveggi, che esce per Bompiani e ripercorre la storia di Alex Langer. Incluso quel messaggio autografo, scritto dietro un’attestazione di possesso di valuta, che traduce una frase dal greco, e la frase è: «Padroneggiare sia la propria storia che la propria sfrontatezza, è sinonimo di saggezza». Abbiamo bisogno di essere almeno un po’ saggi, abbiamo bisogno di ricordare la nostra storia, e di parlarne senza perderci nelle scaramucce dei ministri.
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