Opinioni
21 agosto, 2025Si vogliono valorizzare le Marche e le altre terre del sisma. Intanto si accompagnano allo spopolamento
Il ministro della cultura Alessandro Giuli dev’essere un fan di Roberto Bolaño e in particolare di un suo romanzo giovanile (pubblicato postumo), “Il Terzo Reich”, dove il protagonista Udo Berger gioca ossessivamente a un wargamecon lo scopo di cambiare le sorti della seconda guerra mondiale e portare alla vittoria l’esercito tedesco, e in un’estate lunga e calda come quella attuale si cimenta in una partita lunghissima dove gioco e mondo reale si confondono. Giuli deve avere pensato di poter cambiare le sorti dell’esercito romano con la sua ormai celebre visita a Canne lo scorso 2 agosto, volutamente ignorando che quella data ha morti molto più recenti da ricordare e per cui ottenere giustizia. Ora, nel calendario di Giuli ci saranno a questo punto altri luoghi famosi delle guerre puniche come Nola, Acerra, Cuma, Benevento, Taranto, Capua e il fiume Metauro. In quest’ultima tappa, arrivato in territorio marchigiano, il ministro potrebbe riproporre magari le parole che ha pronunciato a Canne, ovvero che il ministero della Cultura «si affaccia offrendo fiori, offrendo la propria disponibilità economica, offrendo la propria presenza», per valorizzare «quelle che abbiamo definito olivettianamente come la siccità culturale dei tanti luoghi d’Italia».
Per quanto riguarda le Marche, può però stare tranquillo: ci sta pensando il commissario alla ricostruzione Guido Castelli (Fratelli d’Italia), già sindaco di Ascoli nonché consigliere alla Regione Marche, per cui si vota fra un mesetto. Che è evidentemente così affezionato alle proprie terre da finanziare con un centinaio di migliaia di euro un libro, “I cammini della rinascita”, ovvero una guida al turismo sostenibile nelle zone colpite dal sisma del 2016. Siamo giusti: gli euro sono 94 mila e sono stanziati per decreto nello scorso aprile per tirare duemila copie di un volume curato dalla giornalista di viaggi Chiara Giacobelli e stampato da Giunti. Per distribuirlo nelle aree interne, dove ancora svettano gru sopra case in briciole e la siccità culturale non c’è, ma questi sono dettagli.È interessante che la ricostruzione medesima passi per un libro finanziato con i fondi pubblici. Ancora più interessante è che questa attenzione alla siccità culturale sia in netto contrasto con il Piano strategico nazionale delle Aree interne 2021-2027 (Psnai), che all’Obiettivo 4 parla apertamente di «accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile» per le aree interne troppo piccole, «con basse prospettive di sviluppo economico e deboli condizioni di attrattività». Dunque? Dunque si studia «un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita».
In poche parole, si finanzia generosamente un libro per valorizzare le aree interne e contemporaneamente se ne decide l’eutanasia. Sicuramente il ministro Giuli saprebbe trovare le parole giuste, quando il suo tour punico lo porterà nelle Marche, per spiegare la contraddizione. Per questo, le cose preziose di oggi sono due e non sono neanche di oggi: sono “La strategia dell’abbandono” di Leonardo Animali (Venturaedizioni) e “La restanza” di Vito Teti (Einaudi): parlano, rispettivamente nel 2020 e nel 2022, di quello che sta per succedere alle famose aree interne e di come, invece di accompagnarle al declino, occorrerebbe farne il centro dello sviluppo. Olivettianamente, proprio così.
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