Opinioni
12 settembre, 2025Articoli correlati
Nel tentativo di continuare a dominare il mondo, Trump finisce col consegnarlo a Pechino
Lo dobbiamo ammettere senza giri di parole: a Tianjin, Xi, Putin e Modi hanno alzato il sipario su un nuovo ordine mondiale. Lo chiamano «vero multilateralismo», ma è qualcosa di più: è la rivincita di mezzo Pianeta contro l’Occidente, la vendetta del Sud globale contro chi da secoli ha dettato legge. Sul palcoscenico, Cina, Russia e India. In platea ventidue Paesi che in passato erano rimasti fuori dal mercato e che con la globalizzazione sono diventati protagonisti dell’economia mondiale. Tutti pronti ad applaudire e a offrire la loro adesione.
Xi Jinping, con la consueta calma glaciale, ha lanciato un chiaro messaggio: basta con l’arroganza americana, basta con la mentalità da guerra fredda. Non ha fatto il nome di Donald Trump, non ce n’era bisogno. Ogni parola sembrava proprio diretta a lui e a un’America che, nel tentativo di continuare a dominare il mondo, finisce, di fatto, col consegnarlo nelle mani di Pechino. Trump voleva isolare la Cina e la Russia: oggi si ritrova di fronte un blocco che vale il 40 per cento della popolazione mondiale e metà del Pil globale. Per Xi un vero trionfo, come bene spiega la nostra Federica Bianchi nel suo articolo che apre il nostro giornale.
E Putin? Altro che leader messo all’angolo. A Tianjin è stato trattato da ospite d’onore. Tre anni e mezzo di guerra, sanzioni a raffica, demonizzazione a ogni livello: eppure eccolo lì, a stringere mani, a ribadire la sua narrativa sul conflitto, a dimostrare che il Cremlino non è affatto un maniero assediato ma resta un attore globale riconosciuto.
Finora dall’Europa non è arrivata una sola voce capace di proporre un’alternativa. Mentre a Tianjin si discuteva di nuovo ordine mondiale, Bruxelles restava inchiodata alle sue paure, paralizzata dai suoi regolamenti e dalla dipendenza militare dagli Stati Uniti. Quella che poteva essere una “terza via europea” sembra evaporata, lasciando dietro di sé solo un vuoto strategico e una crescente irrilevanza.
Trump, intanto, continua a giocare col fuoco: alza muri, impone dazi, semina diffidenza tra i suoi stessi partner. Così però rischia di ritrovarsi isolato. E mentre minaccia Putin lanciando nuovi ultimatum del tutto disattesi, gli regala il palcoscenico perfetto per tornare al centro del gioco. Come involontariamente aveva già fatto qualche settimana fa in Alaska, un meeting che ha ottenuto l’unico risultato di riabilitare lo zar agli occhi del mondo, senza una prospettiva concreta di soluzione alla guerra fra Russia e Ucraina.
Attenzione, lo “spirito di Tianjin”, come lo ha battezzato Xi, non è una semplice astrazione diplomatica. Rischia di diventare un vero e proprio manifesto politico: metà del Pianeta ha deciso che l’Occidente coi suoi valori, col suo primato economico e tecnologico, non avrà più quel ruolo di guida mantenuto negli ultimi secoli e consolidato dal dopoguerra in poi. C’è il rischio che come conseguenza non avremo un mondo più giusto né più democratico: probabilmente ci aspetta un mondo più spietato, dominato da chi ha più carri armati e risorse energetiche, da chi costruisce più infrastrutture e domina la recente tecnologia dell’Ia. Ma sarà, volenti o nolenti, il nuovo mondo.
E l’Occidente, quello che da sempre ha scritto le regole del gioco? Dorme e rischia di svegliarsi scoprendo di essere passato dal ruolo di regista a quello di comparsa.
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