Era un mercato ricco, che faceva spuntare nuove società in tutta Italia. E che spingeva chiunque amasse le armi e fosse in cerca di soldi a partire per l'Iraq. Dalla Puglia alla Liguria, di colpo buttafuori da discoteca, ex caporali dei bersaglieri, bodyguard di provincia imbracciavano il mitra e cambiavano vita per 7 mila dollari al mese e il miraggio dell'avventura. All'americana, si facevano chiamare contractors o corporate soldiers ma per i magistrati l'unica parola che descrive il loro lavoro è quella più antica: mercenari. Soldati di ventura arruolati da un governo straniero, quello statunitense che gestiva l'amministrazione provvisoria irachena dopo la sconfitta di Saddam Hussein. E pertanto fuorilegge. Le conclusioni dell'inchiesta sono state depositate la scorsa settimana: la procura di Bari ha chiesto di processare i reclutatori della squadra che accompagnò Fabrizio Quattrocchi nelle strade di Baghdad e finì con lui ostaggio dei miliziani iracheni.
L'ipotesi di reato contestata non lascia spazio all'ambiguità: "Avevano proceduto all'arruolamento nel territorio dello Stato italiano e senza l'approvazione del governo, affinché in territorio iracheno militassero in favore dello straniero".
La richiesta di rinvio a giudizio firmata dal procuratore aggiunto Giovanni Colangelo descrive uno scenario ben diverso dalle motivazioni della medaglia d'oro al valore civile concessa da Carlo Azeglio Ciampi alla memoria di Quattrocchi. Un riconoscimento a quel gesto finale nel momento dell'esecuzione, il 12 aprile 2004, quando il giovane genovese rifiutò la benda e apostrofò l'assassino: "Adesso vedrai come muore un italiano". Il capo dello Stato lo ha definito "vittima di un brutale atto terroristico rivolto contro l'Italia". Per gli inquirenti pugliesi invece il nostro paese non c'entra nulla: il gruppo finito nelle mani della guerriglia irachena era composto di mercenari, uomini d'armi al servizio di una potenza straniera e a tutti gli effetti fuorilegge.
L'inchiesta barese riguarda solo l'ultima ondata di quei soldati di ventura piombati a Baghdad nel bel mezzo di un dopoguerra più violento del conflitto aperto. Secondo il pm, fu Salvatore Stefio a ingaggiare Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e Dridi Forese. Forese, ex alpino, è stato l'unico a non venire catturato. Assieme a Stefio l'ingaggio sarebbe stato condotto da Giampiero Spinelli: i due gestivano un'agenzia di sicurezza a Sanmichele di Bari. Adesso se le richieste del pm verranno accolte rischiano il processo e una pena dai quattro agli undici anni di carcere.
"Andremo a dibattimento e chiameremo a testimoniare il premier Prodi e il ministro degli Esteri D'Alema", promette l'avvocato Francesco Maria Colonna, difensore di Spinelli, che contesta l'impostazione della procura. Secondo i magistrati infatti Spinelli e Stefio avevano messo su la 'Presidium Internationl Corporation', che non si limitava a offrire protezione agli imprenditori in trasferta a Baghdad per conquistare gli appalti della ricostruzione. Dopo quasi tre anni di indagini, la tesi dei pm è molto più pesante: si trattava di una vera società di intelligence, di supporto all'antiterrorismo, che collaborava anche con società americane. La Presidium, riporta il documento dell'accusa, "si autodescrive come società leader nell'addestramento operativo in Paesi ad alto rischio" e offre "corsi di formazione per persone che vogliano intraprendere attività a dir poco peculiari quali la negoziazione per la risoluzione di rapimenti, controspionaggio, piani di evacuazione, ricognizioni, sminamento e bonifica nel territorio, combattimento nella jungla, in ambiente urbano, nel deserto, commandos, controterrorismo, controguerriglia". La ricostruzione della procura procede con una valutazione ancora più inquietante sulle prestazioni della Presidium: "E, addirittura, controsorveglianza (cioè tecniche per eludere la sorveglianza di altri bodyguard, il che vuol dire per scopi solitamente poco edificanti quali il rapimento e l'omicidio della persona protetta)". Insomma, concludono i pm, una struttura in grado di offrire servizi di "attacco", non "soltanto di difesa". E secondo uno dei testimoni, l'albergo di Baghdad protetto dai contractors italiani sarebbe stato utilizzato dai militari statunitensi come base per colpire le posizioni della guerriglia.
Non è l'unico aspetto scottante. Nell'ordinanza la procura ricostruisce la rete dei contatti tra la società di Stefio e Spinelli, i grandi contractors americani operanti a Baghdad e il governo provvisorio iracheno gestito da Paul Bremer: una ragnatela in cui è dominante il ruolo della Dts, registrata nel Nevada e al centro delle indagini condotte a Genova sull'arruolamento di Fabrizio Quattrocchi. A suggerirlo era stato il Tribunale del Riesame nell'annullare il divieto di espatrio di Spinelli, oggi bloccato in Brasile per un problema burocratico nel rinnovo del passaporto: per il reato di arruolamento al servizio di uno Stato estero è necessario provare che la società che ha ingaggiato in Iraq cittadini italiani sia pubblica o a partecipazione pubblica, oppure riconducibile, anche per i soli finanziamenti ricevuti, ad una società pubblica.
"Nessuna funzione di antiterrorismo, ma soltanto di sicurezza. Erano solo bodyguard", replica il difensore di Spinelli, l'avvocato Colonna. Che contrattacca: la decisione del pm dovrebbe trasformarsi in un atto d'accusa per il governo italiano che in questo momento ingaggia contractors sul mercato internazionale. Il legale fa riferimento all'accordo che il governo starebbe per raggiungere con la Aegis defence Services, oggetto di una serie di interpellanze parlamentari: "Nel decreto di rifinanziamento delle missioni militari all'Estero sono previsti 3,5 milioni di euro, a finanziamento del contratto con una società che garantisca la sicurezza del personale italiano impiegato presso l'Unità di sostegno alla ricostruzione. La società scelta è la Aegis defence Services, un'agenzia britannica che è in Iraq dal 2004 e ha un contratto da 193 milioni di dollari con la Difesa statunitense. Un'agenzia che su larga scala fa esattamente quello che facevano Spinelli e Stefio: lo Stato sottoscrive un accordo per una prestazione che considera essere un reato. Un assurdo".
Ma quest'inchiesta dovrebbe anche far riflettere sul mercato degli uomini d'arme nel nostro Paese. Un business che coinvolge più società, italiane e straniere, e che può attingere da un serbatoio formato da migliaia di ex militari di professione, addestrati e preparati nel corso di 15 anni di spedizioni internazionali. E del quale la drammatica vicenda di Fabrizio Quattrocchi ha fatto emergere soltanto una minuscola scheggia. n