Al concorso di Bari doveva andare così: promossi Portincasa, Zignego e Anti. Commissari Palasciano, Gentilini e Bernardo. E così è andata. A Napoli, invece, Salvatore e Terzolo ce l'hanno fatta, così come da prospetto. Mentre Giustino non è riuscito a prendere l'idoneità. In fondo anche questo era preventivato: accanto al nome del promesso idoneo, seconda riga a destra, c'è infatti un bell'asterisco. In nota si legge: "Incertezza per commissario".
In un fascicolo della Procura di Bari ci sono due paginette che rischiano di mandare gambe all'aria il mondo accademico italiano. Due foglietti, scritti a penna dal professor Giuseppe Palasciano, ordinario di Medicina interna a Bari, nei quali si disegna l'esito di 16 concorsi banditi da dieci atenei di tutta Italia: si tratta di posti da ordinario e associato in Medicina interna dei quali una lobby di baroni conosceva l'esito prima ancora che fossero banditi. I magistrati ne sono certi. L'originale di quei due foglietti è agli atti della Procura. Palasciano li ha spediti via fax a un collega il 5 marzo del 2000, così come riporta la data in cima al foglio. I concorsi saranno banditi due mesi dopo e si concluderanno, in media, dopo un anno. Come facevano a sapere in anticipo l'esito delle prove? "O prevedono il futuro o quei concorsi erano decisi a tavolino", dicono gli inquirenti. Che hanno iscritto nel registro degli indagati dieci professori universitari per associazione a delinquere, falso, abuso d'ufficio e interesse privato in atti pubblici. Bari, Cagliari, Napoli, Padova, Pisa, Roma, Trieste, Messina, Milano Bicocca, Palermo, Trieste: concorsi pilotati nelle università di mezza Italia. Accanto al nome dell'ateneo, nella tabella venivano riportati i nomi dei tre futuri idonei e, tra parentesi, quello del commissario interno garante.
Almeno a leggere gli appunti, ci sarebbe una divisione scientifica tra le varie cordate. "Ho detto a quello: io ti do un'idoneità e tu cosa dai a me?", chiede un professore a un collega in una delle conversazioni registrate. Prevedevano tutto."De Pergola va da Trieste a Pisa qualora venga meno Tondi", scrive Palasciano in una delle note. Calcolavano tutte le variabili. "La situazione dei due ruoli di Roma", si legge, "è incerta: i posti saranno banditi?". E ancora: "Esistono accordi veri?".
A queste domande sta cercando di dare risposta la Procura di Bari che ha cominciato a indagare sulla cupola di Medicina interna un anno e mezzo fa. Sulla scrivania dei pm Emanuele De Maria e Francesca Pirrelli arrivò allora la denuncia di un docente che raccontava cosa stesse accadendo in un concorso da ordinario, bandito (e non ancora concluso) dall'Università di Bari. Da allora sono partiti 18 mesi di intercettazioni telefoniche e ambientali, con i baroni che percepiscono il pericolo e per parlare tra loro si danno appuntamento nelle stazioni di servizio o si mandano bigliettini firmati solo con l'iniziale del nome. Una settimana fa scoppia la bolla: vengono sequestrati computer e carte negli uffici di professori di tutta Italia. In dieci ricevono un avviso di garanzia. C'è Palasciano e c'è Pier Mannuccio Mannucci, ordinario a Milano e direttore della Clinica medica del Policlinico: è il presidente di commissione del concorso di Bari. Riceve l'avviso di garanzia l'ex prorettore dell'ateneo pugliese, Franco Dammacco. E lo riceve anche Ettore Bartoli, professore di Novara: il suo nome, lo chiamano 'il Burattinaio', è spuntato anche nell'inchiesta della Procura di Bologna, sempre sulla cupola di Medicina interna, 12 concorsi in tutta Italia. I pm scoprono nuove carte. Trovano una lettera in cui un candidato viene cassato perché troppo di sinistra. E si apre un nuovo filone di indagine: i professori non vedono l'ora che entri in vigore il nuovo sistema concorsuale, voluto dal ministro Moratti. Le commissioni si decidono su scala nazionale, gli amici ci sono ovunque.
Politica
10 aprile, 2007I vincitori dei concorsi universitari indicati con due anni d'anticipo. E messi nero su bianco in alcuni appunti scritti a mano. E ora sul tavolo dei magistrati di Bari
Colpo grosso in cattedra
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