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Politica
novembre, 2008

La sentenza della Diaz

Sono stati assolti i vertici della polizia per le violenze del 21 luglio 2001, durante il G8 di Genova, all'interno della scuola Diaz. Una sentenza difficile da accettare. Dite la vostra

La verità processuale non ci sarà mai. I reati, tutti i reati di cui erano accusati i 29 imputati per la «macelleria messicana» della scuola Diaz, andranno in prescrizione il prossimo anno. La legge ex Cirielli, approvata dal centro-destra nel 2005, manderà in fumo la possibilità di comprendere almeno nel processo d'appello cosa è esattamente accaduto a Genova durante la notte tra il 21 e il 22 luglio 2001, quando 93 manifestanti furono arrestati illegalmente dopo essere stati massacrati a colpi di manganello.

Restano però i fatti e il dispositivo di una sentenza che, già ora in attesa delle motivazioni, deve suggerire qualche ragionamento. È tragicamente ovvio che non solo i 13 condannati, tutti appartenenti al reparto mobile di Roma , siano gli unici responsabili di quella notte d'inferno. Gli agenti e i funzionari che sono entrati nella Diaz colpendo sistematicamente chiunque si trovasse nella scuola, erano molti di più. Ma la responsabilità penale è personale. E in un processo, in cui la stragrande maggioranza degli imputati si è avvalsa della facoltà di non rispondere, dare un nome e un volto non solo ai picchiatori, ma anche a tutti i presenti, è stato impossibile. Molti testimoni, per ovvio, ma non giustificabile, spirito di corpo, o per timore, hanno taciuto. E lo stesso ha fatto il Viminale che solo una settimana fa ha identificato un agente delle Digos, con i capelli raccolti in una «coda di cavallo lunga fino alla cintola» immortalato in molte foto e in molti filmati sull'irruzione. I vertici della Polizia aveva garantito che lo avrebbero fatto subito, ma da quel momento sono passati sei anni.

Le parti lese, i ragazzi che il Tribunale ha risarcito con somme ridicole (in media 4000 euro a testa contro il 20000 chiesti dall'accusa), sono state di scarso aiuto. L'assalto è avvenuto nel buio e soprattutto in Italia, al contrario di quando accade in molti altri paesi d'Europa, gli agenti non portano sulla divisa un numero identificativo chiaramente esposto. Questa riforma s'impone: non solo a tutela dei cittadini, ma anche delle forze dell'ordine. Se la politica non lo fa, vuol dire che accetta l'incidente di buon grado o, peggio, spera che accada.

Ma non basta. Perché i fatti dicono di più. Quella notte furono falsificate le prove. Due persone, un agente e un vicequestore, portarono alla Diaz due bottiglie molotov, poi utilizzate per tentare di dimostrare che davvero nella scuola ci dormivano i violenti. E per questo sono state condannate. Ora, un tribunale come quello di Genova può benissimo ritenere che quell'episodio, forse ancor più grave del massacro, si spieghi solo con un inganno ai danni dell'intera catena di comando della Polizia di Stato ordito, nella concitazione del momento, da due colleghi infedeli. O che la vergognosa vicenda non possa sfociare in altre condanne perché, di fronte alle fotografie che immortalano il sacchetto azzurro con le bottiglie incendiarie mentre passa di mano in mano, i vari funzionari hanno finito per dare versioni contraddittorie tra loro: inutili insomma per ricostruire, al di là di ogni ragionevole dubbio, la verità. Un tribunale pavido, può farlo e lo ha fatto. Ma l'opinione pubblica non lo può accettare.

LE CONDANNE 
4 anni a Vicenzo Canterini, ex capo Reparto Mobile di Roma; 2 anni a Michelangelo Fournier, ex vice di Canterini; 3 anni a Fabrizio Basili, Ciro Tucci, Carlo Lucaroni, Emilio Zaccaria, Angelo Cenni, Fabrizio Ledoti, Pietro Stranieri e Vincenzo Compagnone. 3 anni anche a Pietro Troiani; 2 anni e sei mesi a Michele Burgio; un mese a Luigi Fazio.

LE ASSOLUZIONI
Francesco Gratteri, ex capo dello Sco ora direttore dell'Anticrimine; Giovanni Luperi, ex vicedirettotre Ucigos, ora all'intelligence; Gilberto Caldarozzi, ex vicedirettore Sco e ora a capo del Servizio centrale operativo della Polizia; Spartaco Mortola, ex dirigente della Digos genovese,Filippo Ferri, Massimiliano Di Bernardini, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi, Massimo Nucera, Maurizio Panzieri, Salvatore Gava. Per Alfredo Fabbrocini i pm avevano chiesto l'assoluzione.

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