Altro che «ragazze pagate da qualcuno per mentire». Altro che «cene eleganti in cui non succede nulla». Con i suoi comportamenti, le sue feste, le sue nomine di belle ragazze sessualmente disponibili alle cariche pubbliche (ma anche le sue televisioni) Silvio Berlusconi ha imposto in Italia «una mignottocrazia schiavista» che non sarà facile sradicare, perché ormai è entrata nella testa degli italiani. Quindi «c'è bisogno di un nuovo '68, di una rivoluzione culturale contro questa mignottocrazia», contro «il mercato televisivo della carne» fattosi politica, contro il «criterio di selezione del personale di servizio alle dipendenze del governo» basato su «criteri sessuali» che sta infangando l'immagine dell'Italia in tutto il mondo.
Paolo Guzzanti, deputato ex Pdl e autore del recente libro "Mignottocrazia. La sera andavamo a ministre" (vedi il video), non usa mezzi termini: per mettere fine all'«era di massimo disprezzo per le donne» bisogna porre fine al berlusconismo. E cambiare la mentalità anche di una opposizione che per troppi anni ha osservato passivamente il gioco dell' «imperatore», fatto di «un continuo e rivendicato stupro delle regole, delle norme, delle consuetudini» che, secondo Guzzanti, è lo specchio di una vera e propria ossessione sessuale.
Onorevole Guzzanti, perché dice che serve un altro '68, questa volta contro Berlusconi e il berlusconismo?
«Serve una rivoluzione culturale contro il berlusconismo inteso come distruzione della dignità della donna e delle regole della democrazia. Che vanno di pari passo: Berlusconi distrugge il decoro delle donne italiane così come e con la stessa funzione con cui disossa, disarticola la democrazia in Italia. Ma il berlusconismo non è fatto soltanto da Berlusconi».
Anche dall'opposizione?
«Sì, perché durante i sette anni di governo di centrosinistra non si è visto nulla che avesse soltanto l'intenzione di contrastare lo stile berlusconiano. E poi il nuovo '68 andrebbe fatto avendo come obiettivo più che Berlusconi gli italiani».
In che senso?
«Nel senso che andrebbe fatto rivoltando quell'Italia che è la base del consenso berlusconiano. La rivoluzione culturale dovrebbe investire prima di tutto i contenuti della televisione. Ma su questo siamo all'età delle caverne. A parte poche eccezioni, la flotta pesante Rai-Mediaset è invincibile e porta dei disvalori letali per la società italiana nei rapporti uomo-donna».
L'opposizione dovrebbe rivolgersi all'elettorato del Pdl?
«Certo, l'errore della sinistra è non aver inventato un linguaggio per parlare all'elettorato berlusconiano. Che non è fatto solo di cretini, ignoranti, mafiosi, antidemocratici e imbecilli, ma anche di una parte dell'Italia migliore, produttiva, avanzata, più colta. Il fatto è che Berlusconi, anche con la "mignottocrazia" ma non soltanto, riesce a parlare direttamente al ventre degli italiani, alla loro parte istintuale, bypassando la politica. Questo è il miracolo che ha compiuto: archiviare la politica come un fastidio insopportabile».
Non proprio una rivoluzione liberale...
«Il messaggio è "viva gli istinti e rimbocchiamoci le maniche". Tutto ciò che è pesi e contrappesi, politica politicante, Parlamento, Costituzione sono "lacci e lacciuoli", secondo Berlusconi, intralci. Come se lui fosse Gulliver che non si può muovere perché inchiodato da un esercito di piccoli nani. Altrimenti lui costruirebbe ponti, pulirebbe Napoli... Invece anche la sua "politica del fare" ha fallito totalmente».
Lei accusa Berlusconi di aver messo in piedi un sistema "di fatto schiavista". In che cosa consiste?
«In passato ho frequentato molto il Brasile, dove la mentalità della schiavitù è ancora permanente. La donna brasiliana è quella che ha inventato la chirurgia plastica. Le schiave impararono presto che se volevano sopravvivere dovevano mantenere vivo il loro sex appeal il più a lungo possibile, perché in Brasile a 30 anni una donna è già morta, le quindicenni la sopravanzano. Lì è stato inventato un "turnover di fabbrica del sex appeal" che è una questione esistenziale. E Berlusconi ha riprodotto, forse inconsapevolmente, lo stesso modello. Per cui tutte le ragazzine italiane, specialmente del Sud, altro non hanno in mente che le misure giuste, le tette, il culo, le cosce, il sorriso, gli occhi da mettere sul book e mandare al "Paese dei Balocchi", dove vengono portate con questi autobus che le scaricano davanti alle ville dell'imperatore».
Lei scrive che la "mignottocrazia", pur nata con Berusconi, gli sopravviverà.
«Temo di sì».
Dunque anche Fini, Casini, Bersani, Vendola o Montezemolo sceglierebbero ministri e parlamentari in base a criteri sessuali?
«Nel Pd questo già avviene. Non nelle maniere clamorose berlusconiane, ma si comincia anche lì a considerare che è meglio se le ragazze sono carine, e se sono stupide pazienza. Meglio le belle gambe che una bella testa, insomma».
Lei parla anche di una «tendenza berlusconiana» in Nichi Vendola.
«Mi dicono tutti che Berlusconi sia pazzo di Nichi Vendola, perché ne riconosce i tratti a lui comuni, di un uomo carismatico, di grande comunicazione. Anche se poi i contenuti sono di pura panna montata. Mi dicono anche che Berlusconi telefoni spesso a Vendola e gli dia consigli, suggerimenti, si congratuli per i suoi successi. Politicamente è ovvio che Berlusconi lo consideri una potente spina nel fianco del Pd e quindi uno da sostenere».
Si andrà a elezioni anticipate?
«Non le vuole nessuno, tranne la Lega e Di Pietro. Fini accampa un 8 per cento che nella realtà si sogna, il suo partito non so se arriverà al quattro. Casini non le vuole, il Pd non le vuole... Tutto si deciderà il 14 dicembre, quando ci saranno i voti di fiducia, la mattina al Senato e il pomeriggio alla Camera».
Che accadrà?
«Se Berlusconi in mattinata otterrà la maggioranza assoluta al Senato, cioè 161 voti, allora avrà vinto. Perché potrà rassegnare le dimissioni a Napolitano prima di incassare l'eventuale sfiducia dalla Camera. E ottenere un reincarico, avendo dimostrato che non esiste nessun'altra maggioranza possibile».
Un rimpasto, insomma.
«Berlusconi potrebbe anche chiedere elezioni anticipate. Ma non credo lo farà, i segnali che sta mandando lo dimostrano. Se invece Berlusconi avrà comunque la fiducia ma ci sarà una pattuglia di senatori, tra cui Pisanu, che non andranno a votare, allora in quel caso c'è il cuneo attraverso il quale Napolitano potrà dare un incarico per un'altra maggioranza».
Se si dovesse andare a elezioni anticipate prevede una nuova ondata di "gnocca" in Parlamento?
«Il suo programma è quello. Ma credo che adesso privileggerebbe la fedeltà canina, assoluta. Di certo lui porterebbe uno stuolo di belle ragazze, che oltretutto gli sarebbero fedelissime, il deputato perfetto».
E quelle della "mignottocrazia" attuale, che fine faranno? Lei nel libro le sbatte sul marciapiede... «Beh, quello è un gioco letterario. Le donne belle ma intelligenti, che sono arrivate perché belle e non perché intelligenti, come la Carfagna, dimostrano poi che una volta in politica si mettono a fare politica, imparano la politica. Quelle che sono soltanto delle ochette, o delle ragazze coccodè, non c'è bisogno che imparino nulla e faranno ciò che dice il capo».
Che pensa del ministro Prestigiacomo?
«La conosco benissimo, da quando era presidente dei giovani industriali, ed è una persona eccezionale di grandissima qualità intellettuale e anche una bellissima donna. Certamente lei non è diventata ministro per le sue grazie femminili».
E di Mariastella Gelmini?
«Non mi sembra avere una qualità intellettuale eccelsa. Sta dimostrando una grande volontà, ma è una buttata lì. Assomiglia più al personaggio che ne ha fatto mia figlia Caterina che a un ministro, se devo dirla tutta».
Che cosa avrà detto Berlusconi a Mara Carfagna per farle cambiare idea sulle dimissioni?
(Imita Berlusconi) «Dopo tutto quello che ho fatto per te questa è l'ultima cosa che mi aspettavo". A parte gli scherzi, lei voleva la candidatura a sindaco di Napoli, l'ha ottenuta. Il resto è teatro».
A parte la rivoluzione culturale, che si può fare da subito per uscire dalla "mignottocrazia"? «Servirebbe una fermissima condanna istituzionale di Berlusconi per i suoi comportamenti personali, chiarendo bene che lo stile di vita privato di un presidente del Consiglio è politica, e non vita privata. Poi su questo dovrebbe scaturire una condanna da parte degli italiani, i quali però purtroppo tifano per Berlusconi-puttaniere».
Ma la protagonista dell'ultimo scandalo, la neo-diciottenne Ruby Rubacuori, è stata recentemente fischiata nella discoteca di cui era ospite. Un segno che qualcosa sta cambiando?
«Beh, è una cosa buona se quei fischi sono la condanna di un sistema. Se i fischi a Ruby sono fischi a Berlusconi sono sacrosanti».
Senza arrivare alle monetine...
«No, questo no. Le monetine poi sono simbolo di un'accusa di corruzione, di ruberia, è un altro paio di maniche. Forse lanci di mutandine, di tampax... Ognuno ha l'arma di protesta che merita».