Aspre polemiche nella provincia di Roma sull'interpretazione da dare a una circolare del ministero. Sul sito de 'L'espresso' i risultati e i tweet del nostro inviato dalla sede del Pd e del Pdl. Con i pareri dei lettori
Si sono concluse le operazioni di voto per le elezioni amministrative 2010: un appuntamento che in teoria interessa 41 milioni di italiani, ma che sta vedendo finora un'affluenza molto bassa: in media sui 9 punti in percentuale in meno rispetto alle ultime regionali.
Chi sarà avvantaggiato e chi svantaggiato da questo calo? E' la domanda che in queste ore si stanno ponendo tutti gli osservatori, pur nel rispetto del silenzio che impedisce di fare previsioni fino a che sono aperte le urne. Non sfugge tuttavia che i dati di affluenza sono particolarmente bassi nel Lazio (dove, come noto, non è in lizza la lista del Pdl).
Ed è proprio nel Lazio che si temono operazioni di scrutinio particolarmente lunghe e controverse, anche per la presenza alle urne dei cosiddetti "gladiatori della libertà" spediti da Silvio Berlusconi, circa cinquemila rappresentanti di lista del Pdl. La situazione pare ingarbugliata ancora prima che inizi lo spoglio: nessuno ha ancora capito se è valido o meno un voto in cui l'elettore ha fatto la croce sul simbolo di un partito, apponendovi accanto il nome di un candidato non in lista.
L'ipotesi in questione non è affatto teorica: nella provincia di Roma infatti i candidati del Pdl hanno fatto campagna per se stessi fino a pochi giorni fa, quando gli ultimi ricorsi per la riammissione della lista berlusconiana è stata respinta. E così si teme che molti elettori del Popolo della libertà scrivano il nome del loro candidato accanto al simbolo della Lista Polverini o delle altre liste (Sgarbi, Udeur etc) che sostengono la candidata governatrice di centrodestra.
La circolare del ministero degli Interni in proposito è contraddittoria: da un lato si dice infatti chiaramente che "una scheda che porta il nome di un politico non in lista è da annullare", d'altro però che "il voto si può ritenere valido se risulta manifesta la volontà dell'elettore e l'errore possa ritenersi frutto di ignoranza". L'interpretazione delle due diverse indicazioni ha già provocato polemiche tra esponenti del Pdl (in testa Fabrizio Cicchitto) e la candidata del Pd Emma Bonino.
Quale delle due linee seguiranno i presidenti di seggio? E, soprattutto, potranno portare a termine lo spoglio comunicando i dati entro la serata in caso di (probabilissime) contestazioni dei "gladiatori della libertà".
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