L'ultimo saluto a Raimondo Vianello sembrava una tela del grande pittore rinascimentale. Con quello sfregio sul volto della vedova a raccontare il dolore della perdita, il dolore della morte
La testa bionda di Sandra Mondaini, seduta sulla sua sedia a rotelle e per questo, visivamente, collocata all'altezza della bara chiara di suo marito, sembra uscirne come se ne fosse una protesi. Non importa chi va ad abbracciarla e chi la tocca, lo spettatore cerca solo lei. Il funerale è da sempre il luogo in cui si rende visibile il sentimento di perdita e qui emerge il personaggio per il quale la perdita è più imponente.
Il funerale di Raimondo Vianello non è volutamente stato spettacolarizzato in una chiesa importante di Milano. La cornice è spoglia e lascia emergere ancora di più la figura della vedova. La scena è dimessa come quella del matrimonio, dove Sandra è ritratta in abito non da sposa e con una piccola torta a più piani con i classici due sposini finti alla sommità. Le due cerimonie paiono accomunate dallo stesso genere di gusto medio, dove è difficile distinguere dove finisca il kitsch e dove incominci un under statement sublime.
Il viso dell'attrice appare tanto più inquietante quanto meno fasciato da quell'abbronzatura con la quale ha nascosto l'invecchiamento negli ultimi dieci anni. Ora nasconde un occhio con una benda, rendendo visibile e teatralizzando lo sfregio che subisce dalla vita nell'aver perso il coniuge. In una coppia di questa durata, la differenza tra sé e il compagno si annulla; il proprio volto reale, quello che si percepisce di sé, è il volto dell'altro, che si guarda e si vede assai più spesso del proprio e con il quale ci si finisce per identificare. Questo è tanto più vero per chi, con i volti, ha lavorato sempre.
Sandra Mondaini non è mai stata bella e non ha mai temuto di accentuare le sue caratteristiche, dai tempi in cui interpretava personaggi al confine tra maschio e femmina, tra età adulta e infantile, tra sagacia e stupidità. È probabile che, inconsapevolmente ma non del tutto, sia stata la regista di questa sua comparsa pubblica, probabilmente l'ultima: tra casualità delle circostanze e uso inevitabile del mestiere, ci si mostra dunque spezzata, emergente da un feretro e capace, con la sua maschera asimmetrica, bendata come quella di chi sia stato colpito da un colpo di spada, di oscurare i volti delle star presenti al funerale. Si guarda solo lei. Non c'è voyeurismo nemmeno per la famiglia adottiva. Non c'è interesse per il premier. La sua bocca allargata da un intervento estetico di mille anni fa e dall'attuale dolore, piegata all'ingiù come in un San Sebastiano di Mantegna impalla tutti.
* Critica d'arte e docente di Storia dell'arte