Tracce significative dell'agenda d'inizio giugno. L'8 è stato a Bruxelles. Il 10 a Roma, il 14 a Vicenza, il 15 a Pomigliano D'Arco. Il 17 a Roma, di nuovo. Il 20 a "Telecamere" su RaiTre con Gaetano Quagliariello e Italo Bocchino. Convegni, dibattiti, confronti su Finanziaria, sindacato, sviluppo, futuro della sinistra. E interviste, da "La Stampa" al "manifesto", dal "Sole 24Ore" a "Vanity Fair" al "Fatto". Come minimo, per Nichi Vendola, governatore della Puglia, è solo un allenamento. Una prestazione atletica. Uno sfizio narcisista da politica locale in trasferta. Come massimo, l'inizio di una Lunga Marcia per diventare il capo. E il sospetto, l'idea, forse la follia o la predestinazione non arriva solo dal fuoco nemico o da quello amico. Arriva da lontano, dal mondo anglosassone. Così il 14 giugno è anche successo che sul "Times" Bill Emmott, ex direttore di "The Economist", lo abbia segnalato come l'uomo, nella sinistra, da tenere sotto osservazione, quello capace di mobilitare le masse stile Obama. Quale comunista, ex Rifondazione persino, e ora portavoce di Sel, Sinistra Ecologia Libertà, aveva mai avuto un'investitura internazionale? Troppo rumore per nulla, secondo alcuni, vedi l'entourage di Enrico Letta con cui si guarda in cagnesco. Grandi manovre premature per il traguardo 2012, se ci saranno le primarie, per il 2013 se si arriverà a fine legislatura, si pensa dalle parti della segreteria di Bersani dove il calore reciproco è più artico che tropicale. Vendola si prepara, forse assalito dal dubbio di un possibile voto anticipato l'anno prossimo. Nichi marcia e punta lontano. E ora a Bari, colpa di Emmott, è diventato "Obema".
Nel centrosinistra dilaniato da lotte fraticide, da anime diversamente conciliabili, in un Pd che appare soprattutto di transizione, Vendola, un ragazzino di 52 anni fondatore durante la campagna per le regionali di un personale movimento Web e volontario "Le fabbriche di Nichi", in continua espansione, quasi 200 anche in America Latina, potrebbe ancora una volta infilarsi in un vuoto di potere e vincere la partita. Naturalmente quando si gioca in Nazionale, spesso ci si arriva non solo per talento ma anche e molto per capacità di sopravvivenza. Ma uno come lui, che si chiama come si chiama per il santo nero Nicola di Bari e per Nikita Kruscev, che è gay, incantatore nel parlare nonostante un difetto di pronuncia, che ce l'ha fatta e per ben due volte, intercettatore di consensi talmente diversi da costringerlo a specificare "non sono Zelig", l'ha imparata sulla sua pelle l'arte della difesa, oltre che della marcia. Se ha deciso, e ha deciso, farà come ha fatto in Puglia, dove è diventato presidente contro tutti, contro il Pd. "Vincerà Boccia", diceva Massimo D'Alema con un tono paziente. "Massimo, mia moglie vota per lui, non sai quanto è popolare", rispondeva Nicola Latorre fedelissimo plenipotenziario. Tap, tap sulla spalla gli faceva comprensivo D'Alema. È andata come è andata. E il 17 giugno a Roma, erano il presidente della Provincia Nicola Zingaretti e lui, solo loro due, qualcuno dice con l'embrione di un tacito accordo, al primo la candidatura al Comune di Roma (gli basterà?) al secondo quella per la leadership, nel confronto pubblico dal titolo "L'alternativa comincia ora". Proprio quello che pensa Nichi.
A Vicenza con gli industriali del Nord-est e con un marcantonio tirato a lucido come Luca Zaia, una tana del lupo che più tana del lupo non si può, ha spopolato e chi ci avrebbe mai scommesso un euro. Seguiranno Milano e Torino, un grand tour del Nord, la padania leghista. Dalla sua ha i risultati raggiunti in Puglia, la leadership italiana per la produzione di energia pulita, l'acquedotto che macina utili, gli investimenti su turismo e cultura, il vendolismo compassionevole e imprenditoriale.
Appena eletto, è arrivata la telefonata del premier che ne va matto. Ha mille ragioni per apprezzarlo: politicamente ha bisogno del nemico comunista e la storia di Vendola gli va a pennello. Da impresario tv Nichi è un fenomeno mediatico che scritturerebbe seduta stante, Canale 5, prima serata. In più, è un outsider come Bossi e come piace al Cavaliere. Quando Vendola ha perso il padre, gli ha fatto una telefonata di un'ora parlandogli del suo di papà. In una delle apparizioni alla Camera, il premier, attorniato da giornalisti, vedendo con la coda dell'occhio entrare e uscire Nichi dall'infermieria, gli ha chiesto trepidante: "Tutto a posto, ti senti bene?". Non si sa se Nichi abbia fatto gli scongiuri ma il deputato Pdl Giorgio Stracquadanio che avrebbe i quattro quarti di sangue azzurro se non ci fossero stati quegli anni da portaborse all'antiproibizionista Tiziana Maiolo, ha dichiarato che tra un Pdl guidato da Gianfranco Fini e un Pd con Vendola premier sceglierebbe quest'ultimo "è il Blair d'Italia: anche il laburista Toni nacque estremista e poi si è messo al centro del palcoscenico". Intanto Nichi, fresco di telefonata al ministro Mara Carfagna per congratularsi per l'impegno contro l'omofobia, occupato in un serratissimo botta e risposta con Enrico Letta, ennesima polemica Pomigliano e la posizione di Fiom sostenuta da lui e criticata dal vice segretario Pd, ha consegnato alle agenzie una velenosa battuta: "Tra i due Letta, quello più di sinistra è Gianni".
Per il Pd è un'onda anomala. Troppo legato alla sinistra sinistra approdata in Sel: Franco Giordano è un fratello. Paolo Cento gli sta sempre intorno. Gennaro Migliore non ne parliamo. Ma pure nella sua Sel, c'è chi non vede di buon occhio la tela che si va filando, con Claudio Fava per esempio, nuvole qua e là. Con Luigi De Magistris, alter ego in vari possibili sensi di Antonio Di Pietro, incontri, forum, tutto è ancora aperto. Ma la marcia continua. E prende strade inaspettate, collocato più che mai sulla differenza, il tasto con cui ha vinto, il tasto con cui vuole continuare a vincere e sul gusto per scelte imprevedibili e impopolari. Ad "Anno zero" nella puntata su preti e pedofilia, lui, discepolo del vescovo Tonino Bello, "innamorato delle parole del cardinal Martini e della Bibbia", e questo spiega anche i voti pii e moderati, ha preso le parti di Ratzinger: "La Chiesa non è solo pedofilia", ha detto filando d'amore e d'accordo con Antonio Socci, ciellino crociato dagli occhi di bragia e spargendo qua e là frasi da inquisizione: "Per me il diavolo è il potere". In altre occasioni, ha difeso la memoria di Bettino Craxi ("Non si può ridurre la sua vita a una vicenda giudiziaria") e questo ha fatto piacere alla diaspora socialista. In compenso, sfidando D'Alema e vincendo lo ha umiliato ed è meglio che gli stia alla larga. Per i veltroniani e la corte di Goffredo Bettini, invece, l'avvento di Nichi potrebbe sanare passate ingiustizie. Per alcuni della Margherita, le ambizioni di Vendola non possono espandersi più in là della sua Puglia. Mentre Bersani nicchia sulle future primarie, il governatore, furbo, ne parla continuamente, sperando nello scontro con un moderato (il suo ideale sarebbe Letta junior, che fu sponsor di Boccia) rivelatosi a dir poco imbarazzante per il Pd. E così si riflette sull'antidoto. Nella partita a due, è andato alla grande. Perché non provare allora a neutralizzarlo mettendo in campo tutti, lui, Letta, Zingaretti, Matteo Renzi, sindaco di Firenze, anch'egli candidato autoctono (e vincitore) alle primarie toscane?
Fosse così semplice. Vendola è levantino, è la rappresentazione del Mediterraneo, un mare mite che si infila dappertutto e che quando meno te lo aspetti, sorprende con una tempesta improvvisa. "Pensi a governare la Puglia", dicono dai banchi dell'opposizione. "Guai a chi tocca Nichi nella sua terra, ha fatto bene, ha fatto del bene", dice Paola Balducci, ex assessore, poi deputata, nota avvocato penalista. "È un marchio che va oltre se stesso". Mediatore raffinato: il primo sul quale esercitarsi, è stato gioco forza se stesso. Spesso con la mano sul cuore, all'americana. Vanitoso e testardo come pochi (ascolta tutti ma tutto quello che ascolta non verrà mai detto da lui), non si perde una processione, in primis quella della Madonna di Terlizzi il suo paese, e il clero locale vede e provvede. Ma gli ex dc fanno di più. Si commuovono. Angelo Sanza, ad esempio, un monumento della Balena bianca, ora coordinatore regionale Udc Puglia ne è ammaliato. Alla fine della presentazione delle Considerazioni programmatiche del governatore in Consiglio regionale, ha dichiarato ai giornalisti: "Mi ritrovo convergente su molte delle riflessioni fatte dal presidente. Quella di Vendola è una sfida. Noi la raccogliamo". Nel giro di un minuto, è arrivata la telefonata di Casini, piuttosto alterato nel ricordargli che Vendola è un avversario politico. "Ma Pier! Ha parlato di "quoziente familiare", di povertà, ha citato Aldo Moro. Che dovevo fare?", si è giustificato Sanza, che poi ha dovuto correggere il tiro.
Intanto, dal 16 luglio, per tre giorni Vendola ha convocato gli Stati generali delle "Fabbriche di Nichi", per discutere, galvanizzare e coordinare il suo partito del Web, il partito dei giovani e dei volontari, serbatoio potenziale e micidiale di voti. Per loro, il leader con l'orecchino, diverso e fiero di esserlo, dal nome da ragazzino, è quanto di più trasgressivo politicamente ci sia in giro. Per quelli meno giovani, potrebbe essere, come ha notato Emmott, lo sparigliatore, la risposta alle richieste del largo popolo di sinistra e non solo, che sostenendolo, sente di partecipare a una battaglia politica e storica. All'abbattimento di un tabù. Comunque vadano le cose, che cresca a livello nazionale o no, che riesca o no a trasformare il suo manifesto per la sinistra in consenso reale, il Pd dovrà fare i conti anche con Nichi, con la sua gente, con la sua marcia. Forse il suo progetto si dovrà fermare davanti al muro di cristallo degli apparati politici. Forse è troppo presto per uno come lui. O forse vincerà la corrente di pensiero nel Pd che riconosce in lui un simbolo moderno, portatore, però, di vecchi valori. Ma certo è un segnale quel bigliettino che un politico scafato come Sanza si porta in tasca. La frase di Moro citata dal governatore: "La politica è il realismo delle profezie". "Obema" insegna.