Il cattivo governo della Moratti. Una città che non ha mai amato il populismo nè l'estremismo. E una borghesia professionale che di suo è vicina al Terzo Polo, ma ora potrebbe scegliere la serietà del candidato di centrosinistra. Un economista e docente spiega quello che sta succedendo nella città a cui guarda tutta Italia

L'esito del primo turno delle elezioni comunali a Milano ha sorpreso tutti, non solo i sondaggisti ma anche i più stretti collaboratori di Giuliano Pisapia nella campagna elettorale. Con l'eccezione di Berlusconi tutte le persone informate sugli umori cittadini erano convinti che si sarebbe arrivati al ballottaggio, ma nessuno pensava di vedere Pisapia saldamente in testa. Dunque, grazie Milano!
Mi sembra che i punti chiave per cercare di capire cosa sta succedendo siano quattro:

1. Insoddisfazione per la gestione di Suor Letizia

Non vi è dubbio che l'esito di questa tornata elettorale esprima una larga insoddisfazione per la gestione Moratti. Questa non è una sorpresa ma era stata già misurata alcuni mesi fa anche da ricerche di opinione. L'insoddisfazione è certamente giustificata perché l'unica cosa positiva che ha fatto la Moratti è stata l'Expo 2015, che resta un importante risultato per la città ma che è stata gestita nel modo peggiore possibile. Qui la responsabilità non è solo della Moratti ma la stessa ci ha messo molto del suo. Inoltre è stato un errore schiacciare la prospettiva della città solo nell'indirizzo strategico dell'Expo che, pur importante è, da solo, limitativo per Milano. Quindi questo voto esprime una ribellione contro il vuoto strategico, contro un piano territoriale al servizio esclusivo o quasi della cementificazione ulteriore della città, all'insufficienza degli interventi in materia di ambiente e mobilità e tante altre cose che rendono l'abitabilità di Milano sempre più insoddisfacente. Sarebbe ingiusto dimenticare che sono state fatte anche alcune cose positive, soprattutto nel settore degli affari sociali dove c'è un assessore competente e positivo. Ma si tratta di troppo poca cosa a fronte della montagna di negatività.

2. Svolta politica

L'insoddisfazione per la gestione Moratti non sarebbe stata peraltro assolutamente sufficiente a determinare la svolta importante che il primo turno elettorale ha evidenziato. Qui siamo di fronte a una vera e propria svolta culturale e politica. Milano, città inserita in tanti nodi internazionali, ha capito che la combinazione micidiale di un populismo plebeo (Lega) e di un populismo plutocratico (Berlusconi) la stava portando in una direzione non soltanto contraria al suo Dna ma contraria ai suoi interessi. Perciò Milano si è ribellata a questi due populismi e ha ricominciato a pensare. Questo era percepibile già da almeno un anno e forse qualcosa di più per chi è attento ai movimenti profondi della città. La sensazione precisa la si è avuta quando il "Corriere della Sera" lanciò il Manifesto per Milano che suscitò un interesse e delle reazioni molto superiori a quelle che si attendevano. E nel frattempo si andavano organizzando piccoli centri di opinione, associazioni culturali e soggetti dove si è ricominciato a pensare la città e il suo futuro. Credo poi che abbia avuto un peso importante l'estremismo dei "moderati". Milano città moderata e responsabile ha respinto quelle forme di estremismo dei "moderati" che hanno contraddistinto la campagna elettorale e il periodo immediatamente precedente. I manifesti che chiedevano l'espulsione delle Br dagli uffici giudiziari sono stati un boomerang pesantissimo, così come un boomerang pesantissimo sono state le concioni che Berlusconi ha rifilato a quattro sfegatati sostenitori di fronte al Palazzo di Giustizia. Così come un autogol micidiale è stata la calunnia lanciata da Suor Letizia contro Pisapia che si era comportato durante tutta la campagna elettorale come un gentiluomo quale è. Questa svolta culturale e umorale della città è un dato acquisito, è un dato molto buono non solo per Milano ma per tutto il Paese e il fatto che Pdl e Lega si rifiutino di guardare dentro le vere ragioni della svolta ma si attacchino a spiegazioni superficiali e quasi tecnicistiche è un elemento di conforto per chi crede che questa svolta sia positiva. Comunque vada a finire grazie ancora Milano!

3. Corretto posizionamento di Pisapia
Pisapia si è collocato bene e si è mosso molto bene sin da quando è sceso in campo anticipatamente in vista delle primarie ha saputo senza tradire le sue radici di sinistra, proporsi come una persona capace di unire componenti diverse della città, senza farsi mettere il cappello in testa da nessuno dei partiti. Nemmeno da quelli, come il Pd, che sin dall'inizio, hanno cercato di boicottarlo. I maldestri tentativi di mettere su Pisapia un cappello partitico sono subito ricominciati dopo la vittoria al primo turno ma sono molto fiducioso che Pisapia continuerà a respingerli. Pisapia è stato equilibrato e il suo equilibrio ha fatto risaltare ancora di più l'estremismo dei "moderati". Ha cercato di parlare al popolo vero e ci è riuscito ed ha cercato anche di parlare con la parte più sofisticata e professionale e ci è riuscito anche se solo in parte.

4. Grazie al Gruppo dei 51
Il corretto posizionamento di Pisapia non sarebbe peraltro stato sufficiente a chiudere il cerchio se una parte significativa della borghesia professionale responsabile alla fine non avesse preso l'iniziativa di muoversi lei verso Pisapia. Il più vistoso e il più utile di questi movimenti è stato quello del Gruppo dei 51 promosso soprattutto da Piero Bassetti che ha avuto un ruolo molto importante. Molti di quelli che si sono riuniti nel Gruppo dei 51 attendevano una presenza forte e chiara del Nuovo Polo. Questa non c'è stata e, man mano che il tempo passava, la delusione cresceva. E quando si è capito che il Nuovo Polo non era ancora maturo per una azione seria allora ci si è mossi verso Pisapia con l'obiettivo di unire le forze in un movimento trasversale civico e vincente di rinnovamento della città.
Questi sono i quattro punti chiave che in connessione tra loro spiegano ciò che è avvenuto e ciò che sta avvenendo. Ciò che è avvenuto è già molto importante ed è una acquisizione definitiva per il rinnovamento di Milano e io credo attraverso Milano dell'intero Paese. Ma forse le cose sono messe in modo tale che, se non si fanno sbagli, se si mantiene alta la tensione morale e intellettuale e l'impegno operativo, la Milano del rinnovamento può vincere e consolidare quindi tutto il lavoro fin qui svolto. Ma è importantissimo che Pisapia e gli uomini che gli sono più vicino capiscano la differenza tra vincere una tornata elettorale e costituire un nuovo blocco sociale e culturale nella città. Per raggiungere questo obiettivo occorre ancora molto lavoro, molta pazienza, molta capacità di ascolto, molta dignità, molto amore. Comunque per ora, grazie Milano per aver dimostrato a tutti che non è con i soldi ma è con le idee, la dignità e la serietà che si vincono le elezioni in un Paese democratico. In sostanza Milano ha detto no alla Signoria.
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