Signore sorridenti tutte in polo a righe rosse e nere, Silvio Berlusconi in braghette e cappellino da marinaio, e Cesare Previti, Vittorio Dotti, Pino Leccisi: ci sono tutti i protagonisti della "guerra di Segrate" per il controllo della Mondadori, in quelle foto che "l'Espresso" pubblicò nel marzo '96. Le aveva scattate cinque anni prima, a bordo del "Barbarossa" di Previti in navigazione intorno alla Sardegna, Stefania Ariosto, allora fidanzata di Dotti. Nel '95 sarebbe diventata la "teste Omega" nel processo per la corruzione dei giudici romani: in quella crociera, dichiarò a verbale, "non si parlava d'altro che della questione Mondadori; Previti si vantò che la "guerra di Segrate" con De Benedetti non era stata vinta da Dotti, bensì da lui, comperando i magistrati. Sembrava di poter disporre di fondi illimitati alimentati, a suo dire, da Berlusconi". Fu l'avvio di una catena di indagini e di processi penali e civili: esito ultimo, la scorsa settimana, la sentenza d'appello che condanna Fininvest a risarcire Cir per 560 milioni di euro, che - ha annunciato l'avvocato di Berlusconi Niccolò Ghedini - saranno pagati cash e al più presto.
Dica la verità, Stefania, ha stappato lo champagne...
"Ma certo che ho brindato! Detesto l'ipocrisia. Cosa dovrei dire, che in fondo mi dispiace? Proprio per niente".
Da quelle foto sono passati vent'anni. Com'è cominciata? E che ruolo vi ebbe il suo fidanzato di allora Vittorio Dotti?
"Ah, neanche ne voglio più parlare. Quando sono diventata testimone nell'interesse dello Stato, Dotti è sparito nel nulla come il più ignobile degli uomini. Caduto nell'oblio, dopo aver tradito sia Berlusconi sia me".
Cioè? Che cosa intende?
"Dalle testimonianze che ha reso, mi sono formata la convinzione che lui, sapendo che io sapevo di Previti e della corruzione, abbia creato da leguleio le condizioni perché fossi io a tirare fuori il marcio".
A che scopo?
"Per far fuori Previti e prendersi lui il controllo degli affari legali della Fininvest, suppongo".
Allora una ricostruzione del genere non venne fuori. Come si svolsero i fatti?
"Tutto nacque dai libretti al portatore per 200 milioni con cui mi pagò un cassettone Luigi XVI e sei sedie: gli feci pure lo sconto, visto che dovevamo andare a vivere insieme! Ma quei soldi erano parte di un pagamento in nero della Mondadori".
E secondo lei Dotti lo fece apposta?
"Sta di fatto che qualche giorno dopo arrivò la Guardia di Finanza. Al colonnello che mi disse "Lei ha preso una mazzetta", io risposi infuriata: "Le mazzette è Previti a pagarle, ai giudici di Roma per vincere le cause!". Da allora gli eventi precipitarono. Fino alla sentenza di questi giorni".
Che lei vive come una sorta di risarcimento morale?
"Vede cosa può combinare una piccola donna come me... A che prezzo, però. Marina Berlusconi dichiara il suo "grande dolore" perché ora suo padre deve pagare: ah, i soldi, quanto fanno soffrire! Si accorgono di ciò che fanno solo quando vengono toccati sul quattrino. Ma io ho pagato un prezzo altissimo molto prima di loro, e per tutti questi anni. Ho dovuto difendermi da una campagna di diffamazione orchestrata dai suoi potenti media, giornali e tv. Nel 2001, in aula, processo lodo Mondadori, cominciai a vedere il giudice Carfì due, tre, sei volte, come moltiplicato. Persi conoscenza. Fui ricoverata in rianimazione per 25 giorni, al Sant'Anna di Como".
Poi però ha dato battaglia nei tribunali.
"Quasi 400 procedimenti ho instaurato: l'ultimo si è chiuso il 18 maggio di quest'anno con la condanna di Gigi Moncalvo e dell'onorevole Giancarlo Lehner per diffamazione aggravata nei miei confronti".
Le ha seguite di persona, quelle cause, vero?
"Con il mio avvocato Aldo Bissi, specchiata personalità. Però, sì, per capire con precisione che cosa mi stava succedendo, dopo quella in Sociologia mi sono anche presa una laurea in Giurisprudenza. Sono iscritta all'Ordine degli avvocati di Como".
Cioè ora esercita anche come avvocato?
"Seguo a volte qualche piccola causa. Ma è una professione troppo affollata".
Che vita conduce?
"Molto riservata. A bassissimo tono. Abito in un condominio immerso nel parco della Spina Verde, mi alzo alle cinque e mezzo, passeggio nei boschi con i miei due meravigliosi cani maremmani, alle nove sono in ufficio dal mio ex-marito Mario Margheritis: facciamo restauri e compravendite immobiliari, soprattutto ville. E seguo la parte legale dei suoi affari. Non ho pancia, non ho mai fatto interventi di chirurgia plastica, sono una donna in forma. E ancora più birichina di prima, dopo tutto quello che ho passato".
Le è mai passato per la mente di fare politica?
"Quando fu eletto Prodi la prima volta, Enrico Deaglio scrisse che io avevo spostato un sacco di voti. Non so se sia vero, ma insomma...".