Quando occupano l'Iraq, le truppe americane scoprono, negli archivi di Baghdad, una lista di politici di mezzo mondo che avevano ricevuto "assegnazioni" di petrolio dal dittatore Saddam Hussein e dal suo ministro Tareq Aziz. All'italiano Formigoni sono associati ben 240 milioni di barili di petrolio. Inizia così una maxi-inchiesta internazionale sulla violazione del programma "Oil for food", che in teoria avrebbe dovuto garantire solo cibo e medicine alla popolazione irachena.
In realtà decine di aziende hanno pagato tangenti per ottenere appalti e petrolio aggirando l'embargo. Trasmessa in Italia dall'Onu, l'inchiesta è affidata al pm Alfredo Robledo.
La Guardia di Finanza scopre che tre piccole società petrolifere italiane, in cambio del greggio, hanno finanziato i conti del regime di Saddam: 942 mila dollari arrivano dalla milanese Cogep, 262 mila dalla ligure Nrg Oils, 745 mila dalla siciliana Ips. La prima ditta, però, ha versato mazzette anche ad altri: la Cogep ha girato esattamente 3,2 centesimi al barile a un trio di società offshore, tutte chiamate Candonly.
Dopo lunghe rogatorie, si scopre che i conti Candonly portano a Marco Mazarino De Petro, ex sindaco ciellino di Chiavari, nominato rappresentante della giunta Formigoni in Iraq. Imputato di corruzione internazionale, De Petro è stato condannato in primo grado e ha ottenuto la prescrizione in appello. Nel frattempo Formigoni lo ha promosso presidente della società regionale Avionord.
Intanto la Procura scopre che sui conti Candonly sono arrivati soldi anche da aziende del gruppo Finmeccanica: 829 mila dollari dalla Selex (ex Alenia), altri 50 mila dalla Agusta. L'ingegnere di Finmeccanica che trattava l'affare, sotto interrogatorio ammette: "De Petro ci aiutò a vincere un appalto da 20 milioni di dollari a Baghdad. Formigoni intervenne con una lettera perentoria a Tareq Aziz".
Dalla Candonly, però, quei soldi sono passati su altri due conti svizzeri: uno si chiama Paiolo, l'altro è intestato a una fondazione di Vaduz battezzata Memalfa. Nel 2005 le Fiamme gialle pedinano De Petro, per capire a chi obbedisca. E lo vedono entrare, con mille cautele, in un palazzo di via Villani a Milano. È una casa-comunità dei Memores Domini, un'associazione riservatissima che riunisce i più devoti seguaci di Cl. Si scopre che Formigoni vive lì da anni, con il suo segretario Fabrizio Rota e il responsabile elettorale Alberto Perego.
Quella casa dei Memores, insomma, sembra quasi una centrale segreta del potere lombardo. Quindi le autorità svizzere svelano che il conto Memalfa è intestato proprio a Rota e Perego, che lo negavano e vengono indagati per falsa testimonianza. E il conto Paiolo, che ha ricevuto anche i soldi di Finmeccanica transitati da Memalfa? Pure Paiolo è cointestato a Perego, come rivelano i nuovi documenti trasmessi dalla Svizzera, ma con lui spunta un secondo tesoriere, mai indagato. E tuttora protetto dal segreto bancario svizzero.