Ultra-montiani, moderatamente montiani, montiani immaginari, aspiranti montiani, Monti dopo vediamo... Sorpresa, il partito disposto ad appoggiare o a contrastare il Grigio tecnico che abita da tredici mesi a Palazzo Chigi, come da best seller, presenta numerose gradazioni, nuances, sfumature.
C'è una sinistra montiana e, hegelianamente, anche una destra, oltre che un centro più densamente popolato. Ci sono gli amici di Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo e del ministro Andrea Riccardi, riuniti sotto le insegne del manifesto Verso la Terza Repubblica che invocarono Monti for ever dagli studios De Paolis sulla via Tiburtina e che provocarono la civetteria del premier. «Chissà il presidente come la prende», ebbe a chiedersi Monti in privato, non avendo ancora registrato la reazione del Quirinale. E quando arrivò si capì per la prima volta che la simbiosi tra Giorgio Napolitano e il Professore era finita.
Divisi tra la speranza (di guadagnare punti con la bandiera del montismo) e i timori (di pagare un prezzo salato al rinnovamento delle liste elettorali) sono i centristi di Casini e gli ex An di Gianfranco Fini. Nel Pd l'ala montiana si divide tra i pontieri tra Monti e Pier Luigi Bersani come Enrico Letta e chi tifa apertamente per proseguire con l'azione dell'attuale premier come Enrico Morando o Pietro Ichino: una loro totale esclusione dalle liste del Pd sarebbe vissuta come un ceffone anche da Matteo Renzi e da Walter Veltroni, personaggi che per ragioni diverse si ritrovano a rappresentare una sfumatura montiana.
Nel Pdl il rischio per Monti è di soffocare per eccesso di calore: bisogna schivare l'abbraccio di Berlusconi, «sarà salvato solo chi avrà rotto pubblicamente con il Cavaliere», avverte chi si sente già dentro l'impresa. Bersani alterna offerte di pace, un alto incarico per Monti dopo il voto, e ostilità pre-elettorale.
Uniti nella diffidenza verso il tecnico sono Cgil e Confindustria, Vendola e Meloni, Tremonti e Massimo D'Alema. In compenso, ci sono gli sponsor esterni, per nulla occulti, che non votano ma pesano. La Casa Bianca consiglia prudenza, ma ritiene scellerato rinunciare a Super Mario. I due tedeschi più potenti del mondo: Angela Merkel e Joseph Ratzinger. Più un tedesco d'adozione: Mario Draghi.