Il governo Monti aveva promesso tagli al numero dei parlamentari, ai rimborsi elettorali, ai vitalizi, alle auto blu. 'L'Espresso' è andato a verificare, quattro mesi dopo, che cosa è cambiato in concreto dopo quegli annunci
Parole, parole, parole. Buona per raccogliere facile consenso e guadagnare qualche titolo di giornale, neppure i tecnici nostrani hanno disdegnato la politica degli annunci quando si è trattato di proclamare una lotta senza quartiere agli sprechi. Ma finora la classe politica ha dato solo una limatina ai propri privilegi. Qualche esempio? Montecitorio ha annunciato un risparmio di 150 milioni per i prossimi tre anni: appena il 5% del "costo" generale dell'istituzione. Al Senato, il presidente Renato Schifani ha annunciato trionfante un bilancio inferiore «di ben 4 milioni in meno rispetto al consuntivo 2011». Anche qui, non una cifra stratosferica, considerato che la dotazione supera il mezzo miliardo l'anno.
Emblematica anche la vicenda della riduzione dei parlamentari: il testo approvato a Palazzo Madama prevede la riduzione da 630 a 508 deputati e da 315 a 250 senatori, più altri 21 senatori "regionali". Peccato che la riduzione non entrerà in vigore in tempo per le prossime elezioni. Il testo, ammesso che riesca a essere approvato in doppia lettura dal Parlamento prima della fine della legislatura, dovrà essere sottoposto a referendum confermativo. Il motivo? Le aspirazioni quirinalizie di Silvio Berlusconi hanno fatto saltare l'accordo faticosamente raggiunto fra i partiti e la riforma è stata votata a maggioranza semplice da Pdl e Lega.
E che dire delle auto blu? Nel primo semestre 2012 il parco auto dello Stato è sceso a quota 60.551 vetture pubbliche (erano 64.524), mente le vetture blu-blu, in uso a politici ed eletti dei vari livelli, sono diminuite da 9.721 a 7.837 ma di fatto le dismissioni vere e proprie sono pochissime, appena 582. Per non parlare dell'abuso delle auto con autista: in Campania, Molise e Basilicata rappresentano un terzo del totale.
Non va meglio con le pensioni d'oro. Il deputato Pdl Guido Crosetto con un emendamento aveva chiesto al governo di fissare a quelle erogate dallo Stato un tetto di 6 mila euro (10 mila in caso di cumulo) ma è stato costretto al ritiro per le pressioni subite. Il governo si è impegnato ad affrontare il problema ma finora non ha mosso un dito.
L'unico concreto risultato è il dimezzamento del contributo pubblico ai partiti, sceso da 182 a 91 milioni l'anno. Il sistema però rimane: la Camera ha respinto gli emendamenti di Lega e Idv che chiedevano di abrogare del tutto il finanziamento. Per il resto, poco o nulla, visto che anche le province sembrano essere sfuggite al taglio: l'esecutivo era partito lancia in resta con l'idea della soppressione totale, poi ha ripiegato sull'accorpamento e infine si è dovuto accontentare del semplice "riordino", affidato fra l'altro alle regioni.
Ciliegina finale, gli enti inutili, oggetto negli ultimi anni di decine di proclami, appelli e dichiarazioni. Ebbene, lo sapete quanti sono quelli tagliati davvero dal 2002 a oggi? Appena 37, uno ogni tre mesi. Con un paradosso ulteriore: l'Ispettorato generale per la liquidazione degli enti disciolti è in fase di chiusura, mentre tutte le strutture che avrebbe dovuto sopprimere sono ancora al loro posto.
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