Il nuovo segretario della sezione provinciale di Milano è Pietro Bussolati. Renziano ed eletto con i voti decisivi dei sostenitori di Civati. Mentre non si placano le polemiche sulle irregolarità nel tesseramento

Trentuno anni, renziano, Pietro Bussolati è il nuovo segretario provinciale del Pd di Milano.

Ieri notte, a Milano, ha sfidato in ballottaggio la candidata della mozione Cuperlo, Arianna Cavicchioli, area Cgil e collaboratrice al Ministero per le Politiche agricole, battendola con oltre 20 preferenze di scarto: 89 su 63, una scheda nulla e tre bianche.

(Powered by dataninja. Fonte dei dati Google Spreadsheet, a cura di Mara Cinquepalmi)

Una vittoria che sembrava impossibile fino a poco tempo fa. L'ipotesi iniziale di Renzi era infatti quella di convergere su un candidato unico in apparenza più forte, Arianna Censi, di area Dem. Così aveva proposto Franco Mirabelli, senatore ex penatiano ed ex consigliere regionale, oggi in quota Franceschini. Ma il deputato Lorenzo Guerini ha invece puntato i piedi su Bussolati, in un salto nel buio a cui pochi credevano.

Il coraggio, però, è stato premiato. Al primo turno Bussolati s'è aggiudicato quasi il 34 per cento dei voti, seguito dal 30 della Cavicchioli, dal 19 di David Gentili (sostenuto da cuperliani e civatiani) e dal 16 della Censi, scivolata all'ultimo posto.

E se il segretario Epifani ha convocato oggi al Nazareno la commissione dei garanti presieduta da Luigi Berlinguer per fare chiarezza sulle irregolarità denunciate nelle procedure di tesseramento, anche in Lombardia qualche polemica è scoppiata. Prima una denuncia lanciata da David Gentili sul costo ribassato di alcune tessere per una presunta strumentale interpretazione di una circolare nazionale, poi, in pieno stile Pd, una sorta di “caccia al voto” perpetrata dallo staff di Arianna Cavicchioli. Come confida più di un civatiano, infatti, ciascuno dei 156 delegati dell'assemblea sarebbe stato contattato e blandito con lusinghe assortite. Non solo. Allo stesso Bussolati, in cambio del ritiro della sfidante, sarebbe stata chiesta come contro partita la vicesegreteria o la delega sugli enti locali. Trattativa respinta, però, con determinazione, nonostante il rischio concreto di una sconfitta per una spicciolata di preferenze. La matematica elettorale si è risolta invece con 4 scissionisti della Cavicchioli, dirottati sul neosegretario, quasi l'intero gruppo di area dem della Censi (25 su 26 delegati) e circa 10 civatiani del gruppo di sostegno di David Gentili.

E in questo senso la vittoria di Bussolati a Milano potrebbe costituire un precedente rilevante per una replica che, a livello nazionale, segnerebbe un decisivo cambio di passo per la storia del Pd. Renziani e civatiani uniti in un patto generazionale in grado di scavalcare il vecchio apparato e aggiudicarsi, insieme, la nuova guida del partito.

Al capoluogo lombardo, del resto, guardano con attenzione gli analisti politici. Già due anni fa l'onda arancione delle amministrative, inaugurata dal sindaco Pisapia, aveva aggiudicato, alla città, il titolo di laboratorio politico in grado di anticipare tendenze poi replicate sul territorio nazionale. E di “questione settentrionale” si era parlato, alle ultime politiche, per la disattenzione che l'ex segretario Bersani aveva riservato alla Lombardia. Errore poi pagato a caro prezzo: una maggioranza sghemba al Senato e la collaterale ingovernabilità.

Per ora il caso Milano sembra isolato. Tanto più che, poco prima del voto, il coordinamento nazionale della mozione Civati si era espresso con toni piuttosto tesi all'ipotesi che il gruppo dei civatiani orfani di Gentili avrebbe sostenuto Bussolati: “Avendo deciso di separare nettamente le dinamiche congressuali locali da quelle nazionali, qualsiasi iniziativa in quello o altri sensi è quindi da intendersi a titolo strettamente personale dei suoi firmatari, e non deve in alcun modo contenere riferimenti alla dinamica nazionale. Vi chiediamo di vigilare in tal senso, per evitare spiacevoli smentite”. Eppure qualcuno è disposto a scommettere che, col risultato di ieri, la Lombardia potrebbe dettare la linea di un nuovo passo anche a livello nazionale.