Il deputato triestino ammette con fairplay la netta sconfitta nella corsa alla segreteria del partito. Non altrettanto può dirsi dei suoi sostenitori. Fra i quali serpeggiano lo scontento e la volontà di azzoppare il nuovo leader

«Una giornata bellissima, basta alzare gli occhi al cielo per accorgersene»: Roma nord, quartiere Salario, la domenica di Gianni Cuperlo, candidato al congresso del Partito Democratico, inizia all’insegna dell’ottimismo della volontà. E del low profile: «domani vi dirò per chi ho votato; mi è stato consigliato di non votare per me stesso, sarebbe una mancanza di stile», commenta garbato l’ex ragazzo della Fgci. Sguardo ceruleo, naso aquilino, tonalità mitteleuropee: Cuperlo, in questo 8 dicembre romano non ha vinto il congresso ma ha sicuramente conquistato sul campo la palma del più elegante, anche nella sconfitta.

Se durante la campagna congressuale al deputato triestino è stata appiccicata l’etichetta di candidato della conservazione, dell’Apparato, della vecchia guardia, la conclusione di questa avventura – che lo stesso Cuperlo ammette di non aver mai immaginato di poter percorrere – lo riscatta, ne fa uno dei protagonisti del Pd prossimo venturo.

Non è Cuperlo che difetta di fair play, nel suo discorso della sconfitta, giunto a conclusione di una composta giornata trascorsa in famiglia, attendendo i risultati dello spoglio. E che risultati: una debacle, perfino nelle regioni tradizionalmente rosse, perfino in quartieri storicamente legati alla sinistra, come accade a Livorno.

Matteo Renzi vola oltre l’80% a Siena, sbanca in Emilia, conquista l’Umbria: la mozione Cuperlo si attesta attorno al 18% già a metà dei seggi scrutinati. Le uniche consolazioni arrivano da punti lontani fra loro: dall’Australia, da dove – già a metà mattinata, a causa del fuso orario – giunge la notizia di una buona performance per il candidato triestino, e da Enna, dove – nonostante una turbolenta giornata di accuse e controaccuse fra i supporter di Renzi, capeggiati dal deputato Davide Faraone, e quelli di Cuperlo, capeggiati da Mirello Crisafulli – il candidato ex Ds vince doppiando l’avversario.

Magri risultati, nel panorama desolante della giornata e, soprattutto, della tarda serata, quando – a Roma, nel Tempio di Adriano, location scelta come punto d’incontro dallo staff di Gianni Cuperlo per comunicare i risultati ai militanti ed alla stampa – arrivano notizie come quella della sconfitta, a Foggia, di Massimo D’Alema, rappresentante della mozione cuperliana, ad opera di Ivan Scalfarotto, candidato renziano.

Sorrisi tirati e sguardi foschi: i cuperliani presenti all’appello, in attesa del discorso finale del loro capo mozione sono pochi e tesi. Nella sala fanno capolino vecchie glorie Ds, come l’ex tesoriere Ugo Sposetti, e rappresentanti della corrente dei giovani turchi: il vice Ministro Stefano Fassina, i parlamentari Matteo Orfini e Fausto Raciti. In prima fila, ad attendere Cuperlo nel Tempio di Adriano, ci sono anche Alfredo Reichlin, consigliere di Cuperlo nella campagna congressuale, e Carla Cantoni, segretario generale dello Spi Cgil.

Accolto da un caloroso applauso e da lunghi abbracci dei militanti, Gianni Cuperlo alle 21.45 circa si avvia al piccolo podio dal quale tiene il suo discorso della sconfitta. È forse il più alato, il più ricco di metafore ed immagini poetiche fra i tre discorsi della serata. «La sinistra non è un di più, non è una moda, una tendenza da potersi declinare; la sinistra è la limpidezza con cui ti batti per sanare il dolore dell'offeso, è lo sguardo lungo che ti fa vedere sempre, il valore sociale del lavoro, i diritti umani, a cominciare da quelli delle donne: è da qui che bisogna ripartire, dopo questa giornata preziosa, dopo mesi impegnativi, dopo la notte lunga che ha investito il paese». Insomma, Cuperlo si dichiara leale e desideroso di partecipare al nuovo corso del Partito Democratico, accanto al «Segretario di tutti». Ammette la sconfitta, se ne intesta la responsabilità, non cerca alibi, ringrazia i collaboratori e guarda avanti, certificando la volontà di essere presenti «con un patrimonio di umanità che nessuna percentuale potrà cancellare».

Un discorso sobrio, composto, di rottura rispetto alla malagrazia con cui piccoli e grandi sostenitori della mozione hanno accolto la notizia della sconfitta: se fra i supporter di Cuperlo serpeggia un forte scontento e una malcelata volontà di azzoppare il nuovo leader – del quale qualcuno, in sala, a mezza voce, già vaticina la sconfitta elettorale, come da tradizione, per i vincitori delle primarie – lo stesso non può dirsi del secondo classificato. Non da Gianni Cuperlo dovrà guardarsi Matteo Renzi: ma dai cuperliani.