Il sindaco trionfa e si prende la poltrona di segretario del Pd. "Tocca a una nuova generazione", dice nel discorso della vittoria. "Con noi sono finiti gli inciuci". Attacca il V-Day di Grillo e promette: nuova legge elettorale, difesa del bipolarismo e abolizione del Senato con un abbattimento dei costi della politica per 1,5 miliardi di euro

"Non è la fine della sinistra, è la fine di un gruppo dirigente della sinistra!", dice ad alta voce Matteo Renzi sul palco del Teatro Obihall di Firenze. E il suo popolo esplode in un boato di vittoria. I numeri parlano chiaro: il sindaco di Firenze ha stravinto le primarie dell'8 dicembre. All'inizio del suo discorso quasi due milioni di schede scrutinate gli attribuivano il 68,6% dei consensi. Non è solo la rivincita del 2012 o un ritorno al 2007 veltroniano, ha tutto l'aspetto di un passaggio d'epoca.

"Tocca a una nuova generazione, amici", afferma nel discorso della vittoria, spiegando che non ci sono più alibi, dopo la massiccia partecipazione al voto, e che adesso bisogna "dimostrare di saper vincere, non solo di saper festeggiare stasera".
[[ge:rep-locali:espresso:285479041]]
Dal palco Renzi ne ha per tutti. Per i tecnici "bravi con le slide ma poco avvezzi a capire che ci sono persone e non numeri". Per i sindacati che "devono cambiare con noi", perché "in un Paese civile non può bastare l'iscrizione a un sindacato per fare carriera". Per Grillo e il V-Day, dopo che milioni di italiani "oggi sono andati ai seggi a dire cosa vogliono fare per l'Italia, e non dire chi insultare". Per i burocrati e i politici vecchio stampo che hanno brindato alla sentenza della Consulta sulla legge elettorale: "Stasera quella bottiglia gliel'abbiamo mandata di traverso. A quel politico, a quel burocrate, a quell'alto papavaro di Stato diciamo vi è andata male! Col voto delle primarie vi è andata male! Il bipolarismo è salvo!".
[[ge:espresso:foto:1.144817:mediagallery:https://espresso.repubblica.it/foto/2013/12/08/galleria/il-trionfo-di-matteo-1.144817]]
Ma anche e soprattutto per quella vecchia sinistra che non amava il riformismo, che ha sbagliato la riforma della Costituzione, che ha abbandonato i precari e gli esclusi per difendere i garantiti. Sono questi i passaggi che elettrizzano la platea fiorentina, più di seicento fra renziani simpatizzanti e militanti: tutti o quasi della prima ora. "Fare pulito, cambiare tutti", dice uno di loro aspettando i risultati definitivi, come a dire che sul carro di Renzi non devono salire i "vecchi arnesi" in cerca di nuove verginità.

Le bandiere Pd sventolanti all'Obihall, con la musica sparata a tutto volume, sono il coronamento di una giornata "difficile da dimenticare", per ammissione dello stesso Renzi, che come l'anno scorso ha votato in mattinata al seggio di piazza dei Ciompi. Una giornata pubblica da sindaco, più che da candidato superfavorito alla segreteria: all'entrata del seggio si intrattiene a confrontarsi con alcuni studenti la cui scuola rischia di chiudere, e con alcuni cittadini con cui discute delle situazioni di degrado della città.

Sulla sfida con Cuperlo e Civati (poi ringraziati insieme a Pittella all'Obihall) glissa parlando di Roma-Fiorentina. Poi il bagno di folla in piazza Duomo, con centinaia di persone accorse a vedere l'accensione delle luci del grande albero di Natale come da tradizione del giorno dell'Immacolata: nessuna dichiarazione politica a cronisti e operatori che lo inseguono, ma fotografie coi bambini e strette di mano alla gente comune. Poi il silenzio, mentre i risultati parziali dello scrutinio lo danno a un astronomico 70% prima, e poi solo poco più in basso.

Cosa farà da domani Matteo Renzi? "Se mi avete dato la fascia di capitano di questa squadra non farò passare un giorno senza lottare su ogni pallone", promette alla platea. Di certo il suo Pd spingerà per una legge elettorale maggioritaria volta a difendere il bipolarismo. Per una legge costituzionale per eliminare il Senato e risparmiare 1,5 miliardi di euro, sfidando i grillini sul loro stesso terreno. Ma soprattutto, a voler prendere alla lettera i punti fissati nel suo discorso, per un cambiamento culturale: riformismo anziché massimalismo, politica contro tecnocrazia, merito contro "amici degli amici".

"Forse useremo metodi un po' spicci, ma non confondete l'ambizione di cambiare l'Italia con quella di cambiare un ministro o un governo", avverte Renzi. Enrico Letta per adesso non ha nulla da temere, questo il messaggio, con il Pd a trazione renziana sempre più azionista di maggioranza e senza l'ipoteca di Silvio Berlusconi. Un nome che Renzi non cita mai, fra il ricordo di Mandela e la cronologia di un ventennio di occasioni perdute, nel discorso dell'Obihall che anche in questo promette di segnare l'apertura di una fase nuova. Sempre che l'azione del "nuovo" Pd si dimostri adeguata agli ambiziosi impegni enunciati dal suo nuovo leader.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Il rebus della Chiesa - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso