L'ex tesoriere della Margherita voleva 'chiudere' restituendo 16 milioni di euro, ma a sorpresa la procura ha detto no: deve renderli tutti e 22,8 perché quella è la cifra sottratta

Soldi di Lusi, respinto l'accordo

La procura regionale per il Lazio della Corte dei conti si oppone alla restituzione solo parziale dei 22,8 milioni contestati a titolo di danno erariale all'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi. Con un vero e proprio colpo di teatro, nell'udienza pubblica, il procuratore capo regionale Angelo Raffaele De Dominicis ha chiesto alla corte di rigettare l'istanza con cui i legali di Lusi hanno proposto di restituire allo Stato 16,5 milioni di euro tra beni immobili e soldi disponibili sui conti correnti. Preannunciando anche che nell'udienza di merito, in programma il prossimo 28 novembre, solleverà la questione di legittimità costituzionale della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, «camuffato dalla norma con una formula assai discutibile sia sul piano etico che giuridico».

De Dominicis ha così in parte sconfessato la linea fin qui seguita dai suoi vice, i procuratori Marco Smiroldo e Pio Silvestri, ai quali l'ex senatore aveva chiesto di vedersi abbonare gli altri 6,3 milioni ancora mancanti per arrivare alla cifra di cui si sarebbe impossessato tra il 2007 e il 2011, in quanto già pagati a titolo di imposte e tasse.

Il procuratore regionale per il Lazio ha bollato la proposta di Lusi come «un'abile colpo da maestro» finalizzato ad ottenere due risultati: «la dichiarazione da parte dei giudici contabili dell'intervenuta cessazione della materia del contendere» e la possibilità per l'ex senatore, «di invocare il ravvedimento operoso che farebbe cadere anche il grosso del processo penale» con un sostanzioso sconto di pena.

Per De Dominicis «il processo davanti alla Corte dei conti non può essere solo riparatorio del danno erariale, ma deve avere anche una funzione di ammonimento e indirizzo: il giudizio di responsabilità non può prestarsi ad alcun accordo consensuale». Senza contare che Lusi deve restituire allo Stato tutti i 22,8 milioni perché «i 6 milioni e spiccioli di cui parla la difesa non sono restituzione, ma pagamento di tasse su un'attività produttiva», vale a dire l'acquisto degli immobili a Roma, Grottaferrata e Genzano poi intestati dall'ex tesoriere della Margherita alla TTT e alla Paradiso Immobiliare, società entrambe a lui riconducibili. Da qui la richiesta, alla quale si è associata anche la Margherita, che oggi si è costituita in giudizio, di rigettare la proposta avanzata dall'ex senatore.

La presa di posizione della procura regionale ha lasciata spiazzato il collegio difensivo di Lusi, composto dagli avvocati Guido Romanelli, Luca Petrucci e Renato Archidiacono. «Non possiamo fare a meno di evidenziare l'imbarazzo della difesa», ha sottolineato Romanelli, «per la cessazione dall'incarico dei due magistrati inquirenti della procura regionale che fin qui avevano seguito il procedimento». I difensori di Lusi hanno respinto con forza la ricostruzione dell'accusa. E per fugare ogni dubbio sulle reali intenzioni dell'ex senatore di rifondere il danno, hanno anche rinunciato a chiedere l'intervenuta cessazione della materia del contendere in cambio della restituzione dei 16,5 milioni all'erario. Romanelli si è quindi soffermato sulla questione di legittimità costituzionale della legge finanziamento pubblico ai partiti. «Appare estremamente dubbia», ha argomentato, «la rilevanza in questo giudizio di una questione che comunque sarebbe sollevata tardivamente, a oltre venti anni dall'entrata in vigore della norma, e intempestivamente, visto che domani approderà in aula il dl con la nuova legge varata dal governo e che la vecchia normativa sarà superata».

Nei prossimi giorni il collegio presieduto da Ivan De Musso deciderà se accogliere in tutto o in parte la proposta dei legali di Lusi e disporre il sequestro conservativo dei beni del senatore per garantire la restituzione del maltolto. Se dovesse passare la nuova linea della procura regionale, per l'ex senatore, sul quale pendono anche il processo penale in cui è imputato per associazione a delinquere finalizzata all'appropriazione indebita e la causa civile per il risarcimento del danno intentata dalla Margherita, la situazione si farebbe decisamente complicata. Per restituire gli altri sei milioni ancora mancanti all'appello potrebbe essere costretto a mettere mano anche al tesoretto accumulato in Canada, sulla cui reale entità finora non è stato possibile fare piena luce.

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