L'ultimo grado di giudizio: la Cassazione è chiamata a decidere se confermare in via definitiva, annullare o far ripetere il processo di Milano. Una data che sembra diventata il giorno del giudizio, in grado di condizionare le sorti del governo di larghe intese, le poche speranze di contrastare la crisi economica e secondo i fedelissimi di Berlusconi perfino la tenuta della democrazia italiana.
In realtà è possibile che non succeda niente. L'udienza, anticipata solo per evitare che la prescrizione possa cancellare metà delle accuse, potrebbe essere rinviata dalla stessa Corte su richiesta di uno qualsiasi dei quattro imputati, anche in disaccordo con gli altri. Altrimenti la Cassazione potrebbe direttamente proclamare Berlusconi innocente. Oppure imporre un nuovo processo-bis a Milano, dove si riaprirebbe anche la partita della prescrizione totale, che in tutti questi anni l'imputato ha sempre vinto. Il processo penale in teoria serve a stabilire se un accusato abbia commesso un reato e dunque meriti una pena grave come il carcere. Ma in questo caso, anche se la corte dovesse convalidare la condanna rendendola così definitiva e irrevocabile, in galera non andrebbe nessuno: l'indulto del 2006 ha già condonato tre anni di pena e a quel punto Berlusconi, per i dodici mesi residui, avrebbe tutto il diritto di chiedere una misura alternativa, come l'affidamento ai servizi sociali: libero, con il solo obbligo di dedicare un po' del suo tempo a un lavoro per la comunità civile.
Anche la temutissima pena accessoria dell'interdizione per cinque anni dai pubblici uffici, che in teoria dovrebbe farlo decadere dalla carica di parlamentare e impedirgli di ricandidarsi, può essere soltanto decisa dai giudici, ma non applicata: per renderla esecutiva, servirebbe comunque un voto del Parlamento, e dunque si aprirebbe una nuova battaglia sul fronte politico, di esito assai incerto. L'unica decisione davvero irrimediabile sarebbe la conferma dell'obbligo di risarcire il danno allo Stato Italiano, impersonato dall'Agenzia delle Entrate, già quantificato dai giudici in almeno dieci milioni di euro: ma questa parte della condanna era diventata esecutiva già dopo la sentenza di primo grado, per cui ora Berlusconi può al massimo vedersi restituire i soldi. Mentre gli altri tre condannati, che sono Daniele Lorenzano e Gabriella Galetto, ex responsabili degli acquisti dei film americani per Fininvest e Mediaset, e il presunto socio americano, l'imprenditore cinematografico Frank Agrama, hanno ricevuto condanne inferiori e, negli ultimi due casi, già totalmente eliminate dall'indulto.
L'importanza del verdetto, insomma, è molto più politica che giudiziaria. In caso di condanna definitiva, una parte del Pdl potrebbe essere tentata di far cadere il governissimo, appellarsi al popolo con nuove elezioni anticipate e imporre nuove riforme anti-magistrati sull'onda dei referendum radicali. Mentre per Pd e Scelta Civica potrebbe diventare più arduo far digerire ai propri elettori l'alleanza, in un governo costretto a chiedere sacrifici, con un ricchissimo politico-imprenditore tecnicamente marchiato come pregiudicato per una colossale evasione fiscale internazionale, trasformata in un reato quasi innocuo proprio dalle leggi (come la ex Cirielli sulla prescrizione facile) volute dai governi di Berlusconi.
Mentre su tutti questi scenari fervono dibattiti e manovre nei palazzi romani, quasi nessuno ricorda l'accusa per cui il magnate di Arcore è stato condannato in entrambi i processi di merito: secondo entrambe le sentenze milanesi, Berlusconi è stato l'indiscusso artefice, organizzatore e beneficiario finale di una frode fiscale da almeno 368 milioni di euro, realizzata in sostanza facendo la cresta sui contratti esteri di Mediaset. Il maggior costo per le sue reti televisive è sempre stato, fin dagli anni '80, l'acquisto delle licenze di trasmettere film americani: invece di comprare questi diritti televisivi direttamente dai produttori di Hollywood (soprattutto Paramount e Fox), le società di Berlusconi dichiaravano al fisco di acquistarli attraverso lunghissime catene di società estere, tutte con base nei paradisi fiscali, arrivando così a sborsare più del doppio (con ricarichi dei prezzi dal 48 fino al 300 per cento) e perfino a pagare due volte programmi già comprati.

Entro questi limiti, martedì in Cassazione potrà succedere di tutto. Ecco una rassegna dei più probabili scenari giudiziari, con l'avvertenza che il formalismo e la cavillosità delle nostre procedure rende praticamente impossibile esaminare tutte le possibili varianti dei quattro potenziali verdetto: colpevole, innocente, ancora imputato in un processo-bis oppure non punibile perché salvato da uno degli innumerevoli cavilli ed eccezioni sollevati dalle difese.
SENTENZA RIMANDATA: MEGLIO TARDI, MAGARI MAI.
La Cassazione ha anticipato l'udienza per evitare la prescrizione di metà delle accuse superstiti, secondo una prassi applicata a tutti i processi, ma che ha fatto rumore solo per Berlusconi. I suoi legali, l'avvocato-deputato Niccolò Ghedini e il nuovo super-penalista romano Franco Coppi, hanno contestato subito e molto duramente la velocità del processo: una protesta che sembrava la premessa di una richiesta di “rinvio breve”. Almeno un mese di tempo in più per studiare meglio la causa e poi chiudere comunque il processo entro il 15 settembre. Tutto dipende dal calcolo dei termini di prescrizione, che non è semplice: secondo un primo studio della Cassazione, rischiavano di scadere ai primi di agosto, mentre l'avvocato Ghedini sposta la data al 26 settembre e la stessa corte d'appello di Milano scrive che ci sarebbe tempo fino al 13 settembre. Il primo presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce, replicando alle critiche del Pdl, ha già spalancato la porta a uno slittamento dell'udienza, spiegando che «nulla vieta alla corte» di ricalcolare meglio la prescrizione e quindi «disporre un rinvio accogliendo le istanze difensive». La richiesta potrebbe partire da qualsiasi legale di uno dei quattro condannati, magari in un gioco delle parti concordato.
In caso di rinvio breve, il processo resterebbe affidato alla speciale sezione feriale dalla Cassazione, formata da giudici diversi rispetto ai magistrati specializzati in falso in bilancio e frodi fiscali. Proprio l'attuale composizione del collegio, dove non compare nessuna ipotetica toga rossa, ha fatto ipotizzare che Berlusconi possa preferire proprio questa sezione feriale. Nella scelta potrebbe non mancare un tocco di scaramanzia. In passato proprio le sezioni feriali della Cassazione adottarono clamorose decisioni ultra-favorevoli a imputati eccellenti in processi milanesi.
In alternativa, la difesa di Berlusconi potrebbe rinunciare alla prescrizione e chiedere un rinvio lungo: il processo smetterebbe di essere a rischio e tornerebbe nei binari normali, per cui la sentenza finale slitterebbe di almeno sei mesi. In questo caso, però, a decidere non sarebbe più la sezione feriale, ma quella ordinaria, formata da altri cinque giudici, ancora sconosciuti e specializzati proprio nel settore delle frodi fiscali.
Finora Berlusconi non ha mai rinunciato alla prescrizione, che lo ha salvato da svariate condanne: dai vecchi falsi in bilancio della Fininvest alla corruzione del testimone Mills, passando per i finanziamenti illeciti a Bettino Craxi e le tangenti pagate dall'avvocato Cesare Previti al giudice Vittorio Metta del Lodo Mondadori. Se il Cavaliere dicesse volontariamente no all'impunità, insomma, sarebbe una vera sorpresa, ma non si esclude che qualche avvocato possa convincerlo a fare il bel gesto, per una volta, magari spiegandogli che le speranze di guadagnare la prescrizione potrebbero comunque rivelarsi prossime allo zero, anche in caso di processo-bis. E nel frattempo il leader del Pdl potrebbe guadagnare lunghi mesi preziosi per le future strategie politiche, restando nella maggioranza di governo.
NUOVO PROCESSO A MILANO In questo caso gli addetti ai lavori parlano di “annullamento con rinvio”: la Cassazione giudica mal motivata una parte della sentenza, la annulla, fissa un appello-bis a Milano, davanti a nuovi giudici, e indica i principi da applicare. Insomma, il processo è da rifare, per uno o più dei tanti motivi esposti dalle difese. A quel punto si riaprirebbe anche la partita della prescrizione: metà delle accuse resterebbero sicuramente cancellate, mentre i nuovi giudici avrebbero meno di un anno di tempo per arrivare alla sentenza definitiva solo per l'ultimo pezzo di frode fiscale, con conseguenti sconti di pena. Trattandosi però di un “giudizio di rinvio”, destinato a riesaminare solo le singole questioni specificamente indicate dalla Cassazione, gli esperti prevedono che i giudici dell'eventuale processo-bis possano decidere in tempi molto stretti ed evitare comunque la prescrizione totale. Il risultato certo, comunque, sarebbe un altro semestre di tregua giudiziaria. Fino al prossimo processo.
ASSOLUZIONE La Cassazione potrebbe anche decidere un “annullamento senza rinvio”, cioè assolvere direttamente Berlusconi senza neppure ordinare un processo-bis. Nei casi di imputati che arrivano in Cassazione con una condanna in primo grado confermata pienamente in appello, si tratta di un evento raro, più o meno come azzeccare un terzo al lotto. Ma questo vale per gli imputati normali: in passato proprio Berlusconi è riuscito nell'impresa di farsi assolvere per la prima volta proprio dalla Cassazione, nel processo per le tangenti alla Guardia di Finanza.
La Suprema Corte stabilì che per aggiustare le verifiche fiscali erano state effettivamente pagate quattro robuste mazzette dai manager della Fininvest, tra cui Salvatore Sciascia poi diventato parlamentare, ma che tutto era successo all'insaputa di Silvio Berlusconi, vista l'insufficienza delle prove necessarie a smentire la versione di suo fratello Paolo, che aveva cercato di assumersene tutta la colpa (ma era stato già assolto dai giudici di Milano che non gli avevano creduto). Quell'assoluzione fu rinfacciata per anni ai pm milanesi di Mani Pulite, additati come autori di un complotto politico-giudiziario per far cadere il primo governo Berlusconi del 1994. Il colmo è che adesso, dopo l'ultimo processo Berlusconi-Mills, anche la Cassazione ha riconosciuto che quella storica assoluzione per le tangenti fiscali fu favorita dalla corruzione di un testimone decisivo. Ma ormai è fatta: le sentenze definitive si possono cambiare solo a favore dell'imputato.
CONDANNA – Se il diritto fosse una scienza esatta come la matematica, gli imputati dovrebbero avere scarsissime speranze di rovesciare il verdetto di colpevolezza. La Cassazione infatti si è già pronunciata in via definitiva su questo stesso processo, respingendo il rincorso del coimpiutato più importante, Frank Agrama, che reclamava l'assoluzione, anziché la prescrizione, per la prima fetta di accuse di frode fiscali: la Suprema Corte già nel 2008 ha stabilito invece che il reato c'è, che l'imputato è «colpevole», che ha partecipato alla maxi-frode fiscale «in complicità con i massimi vertici del gruppo Fininvest-Mediaset» e che tutte le eccezioni e cavilli sollevati dalle difese sono «infondati». Questa sentenza definitiva della Cassazione è ampiamente citata dalla corte d'appello di Milano, così come l'altra sentenza della Suprema Corte sul caso Mills. Ma questi precedenti non sono vincolante per i nuovi giudici, che potrebbero cambiare idea anche sulle stesse questioni. E comunque in Italia ogni processo fa storia a sé.
Se la Cassazione dovesse respingere i ricorsi delle difese e confermare le condanne, in ogni caso, l'unica conseguenza immediata sarebbe una richiesta di Berlusconi e del suo manager Lorenzano (condannato a tre anni e otto mesi) di scontare ai servizi sociali la parte di condanna non cancellata dall'indulto del 2006. In tempi un po' più lunghi, si aprirebbe la bagarre in Parlamento sulla decadenza di Berlusconi per effetto dell'interdizione dai pubblici uffici, fissata dalla legge in cinque anni. Mentre l'Agenzia delle Entrate, che dipende dal ministero dell'Economia, potrebbe in teoria chiedergli di risarcire altri danni, in aggiunta ai dieci milioni già liquidati. Anche in caso di condanna, dunque, gli effetti negativi resterebbero futuri e incerti. Il vero problema si porrebbe con gli altri processi: se diventasse pregiudicato, Berlusconi subirebbe gli effetti catastrofici delle norme contro i “recidivi” approvate dalla sua maggioranza per stroncare i reati di strada. La più draconiana è proprio la legge ex Cirielli, la stessa che salva con la prescrizione facile i criminali politici ed economici senza precedenti penali. A quel punto, addio attenuanti. E senza sconti di pena, i giudizi in appello e Cassazione per il processo Ruby, dove Berlusconi è stato condannato in primo grado a sette anni di reclusione, diventerebbero un vero incubo.