Martedì i pm di Palermo hanno interrogato il presidente della Repubblica sulla presunta "trattativa", ma le sue dichiarazioni sono identiche a quelle rilasciate nel 1993 dopo la strage di Firenze, quando l'ex migliorista era presidente della Camera

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, subito dopo l'attentato di via dei Georgofili parlando con gli studenti il 31 maggio 1993 aveva usato le stesse affermazioni che ha ripetuto martedì davanti ai giudici della Corte d'assise di Palermo, in trasferta al Quirinale per il processo sulla trattativa Stato-mafia. All'epoca Napolitano era presidente della Camera e rispondendo, durante il dibattito, ad una domanda di uno studente sulla bomba di Firenze aveva detto: «Si è trattato di un attentato di carattere mafioso? Di una strage di carattere mafioso? Dico subito che la risposta è incerta. Il Procuratore della Repubblica di Firenze, Vigna, un magistrato molto serio e capace, ha messo in chiaro come si debbano raccogliere ancora altri elementi prima di poter arrivare ad una definizione precisa, ad una ipotesi concreta per quel che riguarda la matrice esatta di questi atti terroristici».

L'analisi che fece all'epoca Napolitano era: «Non bisogna soltanto chiedersi se Maurizio Costanzo (obiettivo dell'attentato mafioso a Roma ndr) fosse, come persona e come uomo della televisione, un obiettivo tale da giustificare un atto terroristico di quella portata, come non ci si può chiedere solo se ci fosse specificamente un interesse della mafia a colpire la Galleria degli Uffizi». Insomma quale che sia stato secondo Napolitano «il centro eversivo autore degli atti, si è mirato a creare un clima di intimidazione, di tensione e di terrore nel Paese. Su questo non possiamo avere dubbi».

Parlando agli studenti l'allora presidente della Camera sosteneva che : «Possiamo ritenere che ciò corrisponda anche ad un interesse e ad una strategia della mafia oppure no, questo è da verificare, ma non c'è dubbio che, nel momento in cui si cerca nel nostro Paese di portare più a fondo la lotta contro la mafia e di creare le condizioni di un profondo rinnovamento politico-istituzionale, vi sono forze eversive decise a mettere in opera anche i mezzi più barbari per fermare questo processo».

Sentito martedì mattina dai pm di Palermo proprio sul rischio attentato che venne diramato nel 1993 dal servizio segreto militare nei riguardi proprio di Napolitano, il Capo dello Stato ha detto che fu informato ed ha poi ripetuto ai giudici lo stesso concetto espresso ventuno anni fa agli studenti. Nulla di nuovo ci sarebbe quindi alla fine dell'udienza che si è svolta al Quirinale.

Su quella stagione e il ricatto fatto allo Stato dalla mafia con le bombe, ne ha parlato nel 2010 in fase di indagini preliminari anche l'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, sentito proprio dai pm di Palermo. «La mia convinzione che in quei frangenti coincidenti con le bombe di Roma, Milano e Firenze, si concretizzasse il pericolo di un colpo di Stato, nasceva dalla eccezzionalità oggettiva di quegli avvenimenti (compresa l'interruzione delle linee telefoniche di Palazzo Chigi nelal notte tra il 27 ed il 28 luglio 1993) e non da notizie precise in mio possesso. Ricordo perfettamente che convocai, in via straordinaria, il Consiglio suprema di Difesa.
Di tale convocazione venne informato anche il presidente della Repubblica». Ecco il ricordo di Ciampi, all'epoca presidente del Consiglio: «In un clima di smarrimento generale, nel corso di quella riunione qualcuno avanzò l'ipotesi dell'attentato terroristico di origine islamica. Altri, tra cui certamente il Capo della polizia Arturo Parisi, escludendo la fondatezza di quella pista,avanzarono l'ipotesi della matrice mafiosa».

In conclusione Cianpi dice: «Io ho maturato il convincimento che quelle bombe fossero contro il governo da me presieduto. Ciò perché ho constatato che gli attentati iniziarono, con quello in via Fauro, poco dopo l'insediamento di quell'esecutivo e cessarono pressochè contestualmente al momento in cui, nel dicembre 1993, rassegnai le dimissioni».

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