Occhio a rilassarsi: appena passa la bufera jobs act, sarà il turno della riforma della giustizia, e dell’equivalente simbolico dell’articolo 18, ossia il taglio delle ferie ai magistrati che ha già fatto imbizzarrire gli interessati. Al Senato, il decreto sul processo civile ha appena emesso i primi vagiti in commissione Giustizia, ma i magistrati sono già passati all’attacco. Stroncando la riforma.
La sesta commissione del Csm ha infatti appena approvato all’unanimità un parere che in ottanta pagine boccia le misure decise da Renzi: si appresta a ridiscutere il documento nel plenum di domani, dove “potrà anche essere modificato”, spiega il vicepresidente Legnini sperando così di ammorbidire i toni. Sul sito dell’Associazione magistrati, campeggia invece una campagna aggressiva, che ha i toni del “Se non ora, quando?” versione toghe. Vale a dire: “Una vera riforma, quando?”.
Ma cosa criticano i magistrati? In sostanza, che la riforma pensata per sveltire i processi e smaltire l’arretrato servirà a poco e niente. Poi, anche che gli altri provvedimenti non sono sufficientemente incisivi sui nodi nevralgici come la prescrizione o la corruzione. Troppi slogan, poca sostanza insomma.
Al Csm, per quel che è trapelato, c’è scritto nero su bianco che gli interventi proposti col decreto sul civile “non appaiono particolarmente idonei ad assicurare un reale incremento dell' efficienza del sistema giustizia”. Ecco. Strumenti come l’introduzione della negoziazione assistita, si legge per esempio, “rappresentano una sorta di duplicazione di strumenti processuali già esistenti”. Ma, soprattutto, c’è la questione delle risorse: insomma, per realizzare gli interventi immaginati servirebbe un “adeguamento dei ruoli organici del personale amministrativo” e una maggiore “copertura dei ruoli della magistratura” mediante “concorsi”. Entrambi non previsti dal decreto legge.
Per di più, avvertono al Csm, c’è il rischio incostituzionalità: non si può introdurre “una rilevante riforma processuale o ordinamentale" attraverso un decreto, cioè con “uno strumento che il Costituente non ha predisposto per tale finalità”. Tanto più perché c’è un “disallineamento” tra le premesse (“la necessità e urgenza di intervenire sulla giustizia civile”) e il contenuto, che invece “coinvolge non solo la magistratura giudicante civile, ma altresì quella penale e la magistratura requirente”. In quest’ultima parte, sembra di leggere uno dei tanti (e vani) moniti di Giorgio Napolitano circa l’eccessivo e vasto uso della decretazione d’urgenza. Con l’aggravante che stavolta sono direttamente i giudici ad avvertire del rischio.
Ancora più dura, ma per ora solo in forma di slogan, l’Associazione nazionale magistrati. A botte di slide, e in attesa di discuterne nel parlamentino di sabato, l’Anm fa a pezzi i provvedimenti targati Renzi-Orlando. Il primo slogan recita: “La riforma del governo non migliorerà la giustizia”: a seguire, più o meno le stesse critiche mosse dal Csm al decreto sulla giustizia civile. Nel penale, va ancora peggio. La slide dice “Vere riforme quando?” e punta il dito su prescrizione ( “nessun intervento sulla legge ex Cirielli del 2005”), corruzione, autoriciclaggio e falso in bilancio. La terza slide è "I numeri contano piu' delle parole”, e spiega in cifre che “i magistrati sono i più produttivi d’europa” quanto a nuovi procedimenti l’anno (2.399.530), mentre per numero di cause definite nel civile arrivano secondi, e nel penale di nuovo primi (chiudono il 95 per cento dei provvedimenti entro l’anno).
E’ almeno la seconda volta che l’associazione nazionale magistrati pubblicizza questi numeri. Già perché, al fondo, né Csm né Anm si sognano di mettere in secondo piano la questione del taglio delle ferie. Motivo profondo, secondo alcuni velenosi osservatori, di tanto imbizzarrimento sulle riforme. Il Consiglio superiore della magistratura, peraltro, cita esplicitamente la faccenda tra i punti di critica: “La riduzione delle ferie del personale magistratuale non soltanto non pare in alcun modo assicurare una maggiore funzionalità ed efficienza alla giustizia, ma addirittura potrebbe risultare in ipotesi, rispetto a tale obiettivo, persino controproducente". Potrebbe avere, addirittura, un impatto “serio e allarmante”.
A fronte di tanto assalto, qualche difesa di bandiera in attesa che il Csm si pronunci nel Plenum. Il Guardasigilli Orlando spiega che forse i magistrati non sono aggiornati: “Può darsi che l’Anm non abbia valutato il testo alle luce delle modifiche già affrontate da emendamenti in commissione”. La capogruppo della commissione Giustizia Donatella Ferranti, invece, dice che “le vere riforme della giustizia sono già in atto da almeno un anno e proseguiranno, passo passo, nei prossimi mesi”.
Politica
8 ottobre, 2014Mentre l'attenzione mediatica si concentra sulla riforma del lavoro, un altro fascicolo bollente aspetta il presidente del consiglio al varco: quello sui processi. Una misura che i togati bocciano senza esitazioni, con tanto di provocazione: "Ma una vera riforma quando?"
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I magistrati attaccano: "Non migliora nulla"
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