La Sardegna, al voto per il rinnovo del consiglio regionale domenica 16 febbraio, si sta trasformando nel primo laboratorio post accordo sulla legge elettorale tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Con il contorno del voto di protesta raccolto un anno fa dai grillini (29,68%), in cerca di un nuovo approdo dopo la mancata presentazione del Movimento 5 stelle alle elezioni.
Il rischio per il nuovo segretario del Partito democratico, per ora solo sussurrato nelle stanze del Nazareno, è non tanto di non vincere la competizione (data già per compromessa dopo il cambio in corsa del candidato alla presidenza da Francesca Barracciu a Francesco Pigliaru) ma di vedere la coalizione di centrosinistra arrivare addirittura terza dopo l’indipendentista Michela Murgia. Ritrovandosi così un macigno sulla strada della rivoluzione appena incominciata.
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Cinque anni fa la Sardegna fu fatale al primo segretario dei democratici Walter Veltroni, che dopo la sconfitta inaspettata di Renato Soru, grazie al forte impegno di Berlusconi sullo sconosciuto Ugo Cappellacci, fu costretto alle dimissioni. Adesso la storia sembra ripetersi e rischia di azzoppare Matteo Renzi per mano di Silvio Berlusconi.
Tre mesi fa, davanti a una Sardegna in grandissima difficoltà economica, dove i 100.000 posti di lavoro che aveva promesso Cappellacci alle scorse elezioni si sono trasformati in una promessa rispettata al contrario, con la cassa integrazione aumentata del 500% e la desertificazione industriale, la vittoria delle primarie di Francesca Barracciu sembrava gonfiare le vele al centrosinistra. Poi l’indagine della magistratura sulle spese dei gruppi regionali ha coinvolto anche la candidata governatore per una spesa di 33 mila euro di carburante, e il partito che non l’amava troppo l’ha costretta al passo indietro, passando in extremis all’inizio di gennaio la palla al riluttante Renzi, che ha puntato sul poco noto economista Pigliaru cercando di non metterci troppo la faccia.
Così mentre Renzi cercava di stare un passo indietro in quello che nonostante sia il suo primo appuntamento elettorale non è stato gestito da lui, dall’altra parte Berlusconi ha deciso di metterci corpo e faccia. Prima è riuscito a compattare tutto il centrodestra intorno a Forza Italia e alla riconferma di Cappellacci, con una coalizione che va dall’Udc ai Fratelli d’Italia, dal partito sardo d’azione ai riformatori e con il sostegno (ma senza simbolo e candidati) del Nuovo Centrodestra. Poi, due sabati fa, si è presentato alla Fiera di Cagliari col suo cerchio magico (Giovanni Toti, Francesca Pascale, Maria Rosaria Rossi) al suo primo comizio elettorale post decadenza per sostenere il governatore uscente.
Con il risultato, secondo un sondaggio realizzato da Datamedia, che Cappellacci è in testa alle preferenze con il 17% dei consensi, seguito da Pigliaru con il 15% e dalla scrittrice Murgia con l’11% mentre l’astensione viene data al 54%.
In questo contesto e mentre Berlusconi sostiene direttamente e indirettamente la campagna di Cappellacci, Renzi non si espone per paura che la sconfitta possa subito offuscare la sua immagine. Il Pd sardo però lo ha pressato, finché sabato scorso Renzi non ha fatto una puntatina a Sassari e Cagliari a sostegno di Pigliaru. Avvisando però che non tornerà a sostenerlo venerdì prossimo, alla chiusura della campagna elettorale, cosa che invece farà per Cappellacci Berlusconi.
La vera paura per segretario nazionale e la nuova segreteria del Pd però, è quello che si mormora ma non si dice, sulla possibilità che Pigliaru possa addirittura arrivare terzo. Già perché la Murgia, alla guida di Sardegna Possibile e di una coalizione di liste indipendentiste, si sta facendo particolarmente notare battendo l’isola palmo a palmo. Al momento la scrittrice risulta indietro ma una grossa mano potrebbe arrivargli da una pare di quell’astensione che ad oggi supera i 50% degli elettori e che ingloba quel voto di protesta che un anno fa fece diventare il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo il primo partito dell’isola.
Questa volta il comico genovese ha deciso di non presentarsi, convinto che il suo consenso funziona più a livello nazionale che locale e deluso dalla spaccatura dei grillini locali. Se quel voto dovesse andare tutto alla Murgia, la scrittrice potrebbe vincere clamorosamente. Se però almeno una parte consistente di quell’elettorato si schiererà sulle proposte più “grilline” della scrittrice di Cabras, la Murgia potrebbe superare il candidato del centrosinistra e per Renzi, nonostante si sia tenuto ai margini della competizione, la strada politica diventerebbe subito in salita
Lavoro27.08.2010
La lunga protesta dell'Asinara