Battaglia politica a colpi di ordini del giorno sul testo delle riforme. Si cerca una difficile mediazione tra le parti e il premier cede sulla data del voto in Aula. Cercando però di portare a casa almeno il passaggio in Commissione

«Un rinvio di poche ore sulla più grande riforma costituzionale che sia mai stata fatta dalla nascita della Repubblica non è un rallentamento». Non si può certo dar torto a Luigi Zanda, capogruppo del Pd al Senato.

Però il rinvio c’è, «seppur di poche ore», ed è certamente dovuto all’«incomprensibile scelta di Matto Renzi» - così dice il capogruppo di Forza Italia Paolo Romani - e accordata da Pd e alfaniani, di portare in aula come testo base della riforma costituzionale quello del governo, inserendo le modifiche chieste dai senatori della commissione affari costituzionali solo in un ordine del giorno.

La commissione affari costituzionali così «sminuita» - come dice il senatore Giovanni Mauro, di Gal, che chiede invece che «i relatori presentino una testo che tenga conto delle proposte Chiti, Minzolini e del dibattito che già c'è stato» - deve accontentarsi di approvare un ordine del giorno collegato, che verrà votato prima del testo base. Valore effettivo zero, valore politico elevato. O almeno così sembrerebbe a giudicare dallo scontro, dalle mediazioni. Dal ritardo.

L’ordine del giorno come patto politico, dunque, che abbia quindi «la più ampia condivisione possibile», dice ancora Zanda. L’obiettivo è di permettere a Renzi di dire di non aver ceduto ai «senatori in cerca di visibilità», ai «gufi» e ai «professoroni». Gli alleati per le riforme, alfaniani e berlusconiani, potranno però vantare di aver tenuto il punto su alcune modifiche. E infatti Gaetano Quagliariello, del Nuovo centrodestra, si accontenta: «che le modifiche si facciano con odg o con emendamenti» dice «non fa differenza».

L’agitazione è colpa delle elezioni che si avvicinano, ovviamente. E così se per il Pd Lorenzo Guerini le bizze di Berlusconi («troppa fretta» dice l’ex Cavaliere) «sono frutto della lettura dei sondaggi e del fatto che gli italiani credono in Matteo Renzi», Paolo Romani, per Forza Italia, non può che notare: «mi sembra complicato fare una riforma così importante in un momento in cui manca la serenità necessaria a causa della campagna elettorale».

Complicato, sì. Ma bisogna andare avanti. Renzi ha ceduto sulla data del primo voto in aula (slittato ai primi di giugno), ma almeno il passaggio in commissione vuole portarlo a casa. Poco importa che di voti ne servano ancora molti e che le modifiche verrano poi inserite, in un secondo momento, in una trattativa che è tutto tranne che chiusa, soprattutto con Berlusconi, che sta da giorni rilanciando sul presidenzalismo: «forse, un giorno», fa eco al leader la deputata Gabriella Giammanco, «anche la sinistra arriverà a capire che il presidenzialismo. Purtroppo loro ci arrivano sempre dopo».

Di mediazione in mediazione, la battaglia in commissione si è sviluppata a colpi di ordini del giorno. Ad approfittare dei ritardi della maggioranza è stato Roberto Calderoli, padre del Porcellum, legge elettorale incostituzionale. Battendo tutti sul tempo ha presentato una mini riforma compressa in un ordine del giorno. «Non ero stata avvertita» ammette la Pd Anna Finocchiaro, che però, da relatrice del provvedimento per la maggioranza e presidente di commissione, si dice certa: «Calderoli ha dichiarato di essere pronto a ritirarlo nel momento in cui arriverà l'odg dei due relatori». Cioè suo e di Calderoli. Che però ribatte: «Al momento non ritiro proprio nulla. Il mio ordine del giorno resta a meno che non si riesca a fare un odg condiviso Finocchiaro-Calderoli che contenga tutti i punti che considero irrinunciabili. Perché l'ho presentato? Per rendere pan per focaccia».

Un dispetto da padri costituenti, insomma, perché «loro aveva fatto la stessa cosa con il Mattarellum...». Il ministro Maria Elena Boschi è fiduciosa e si affida: «io spero che lo ritiri sulla base del lavoro che farà nel pomeriggio insieme alla Finocchiaro. Hanno tutto il pomeriggio per vedere quale testo base adottare».

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