Venezia, per gli appalti del Mose 25 milioni di euro di fondi neri ai partiti
35 arresti eccellenti per le dighe mobili di Venezia. Tra questi Giorgio Orsoni, sindaco Pd e Giancarlo Galan, fondatore di Forza Italia e governatore del Veneto per 15 anni. Provvedimento restrittivo anche per il generale della Guardia di Finanza Emilio Spaziante
di Gianfrancesco Turano
4 giugno 2014
L'acqua alta giudiziaria travolge il sistema Venezia. Dopo anni di inchiesta i magistrati hanno stretto il cerchio intorno alla cricca del Mose, il sistema delle paratoie mobili finanziate dallo Stato e realizzate dai privati del Consorzio Venezia Nuova (Cvn). Del coinvolgimento dell'ex governatore veneto Giancarlo Galan si chiacchierava da tempo. Idem per l'assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, uno dei pochi sopravvissuti dalla giunta Galan a quella di Luca Zaia. [[ge:espresso:attualita:1.141137:article:https://espresso.repubblica.it/attualita/2013/11/14/news/c-e-una-cupola-sul-mose-1.141137]]
Anche l'ex generale della Guardia di finanza Emilio Spaziante era considerato un personaggio chiave per evitare i controlli indiscreti sul cerchio magico che distribuiva appalti nell'area lagunare, con una corsia preferenziale per la Mantovani, capofila del Consorzio Venezia Nuova e impresa di primo piano anche nelle opere dell'Expo 2015.
Il cantiere del Mose
La vera sorpresa degli arresti riguarda il sindaco Giorgio Orsoni, alla guida di una giunta di centrosinistra. Intanto che si attende la divulgazione degli atti, si può ipotizzare che alla base dell'operazione della magistratura ci sia, oltre a un lungo lavoro di approfondimento che ha investito banche e finanziarie di San Marino, la collaborazione di Piergiorgio Baita, ex amministratore delegato della Mantovani arrestato a febbraio del 2013, e forse anche del presidente del Consorzio Luigi Mazzacurati, arrestato a luglio dell'anno scorso. Sembra al momento che il ruolo di Orsoni possa essere ricondotto a un contributo di 100 mila euro per la sua campagna elettorale.