Silvio Berlusconi assolto, procura sconfitta Ora l'ex Cav. non rischia più il carcere

La Corte d'Appello fa cadere tutte le accuse. Svanisce per sempre l'incubo maggiore, neppure per gi altri reati. Vertice a porte chiuse dei pm. Probabile un ricorso in Cassazione, ma ora per i magistrati la strada è tutta in salita

Berlusconi assolto, Procura sconfitta. La corte d'appello di Milano, con una sentenza a sorpresa, ha pienamente scagionato il leader di Forza Italia da entrambe le accuse che in primo grado gli erano invece costate una condanna a sette anni, ora totalmente cancellata. Nel dispositivo del verdetto, letto dal presidente della seconda sezione pochi minuti dopo le 13 di un caldissimo venerdì 18 luglio, dopo appena tre ore di camera di consiglio, i giudici di secondo grado hanno utilizzato due diverse formule assolutorie, con un preciso significato tecnico.

Il reato più grave di concussione, secondo la corte d'appello, «non sussiste»: questo significa che le telefonate di Berlusconi alla questura di Milano nella notte del 27 maggio 2010, per chiedere e ottenere il rilascio della minorenne Karima El Mahorug fermata per furto, non hanno raggiunto gli estremi della «coercizione» né della «induzione indebita» ai danni dei funzionari di polizia. In pratica quella del premer fu una richiesta paragonabile a una segnalazione o raccomandazione, ma senza pressioni illegali in grado di intimidire i poliziotti, e senza minacce collegabili a un abuso dei poteri o della carica dell'allora capo del governo.
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Per l'accusa di prostituzione minorile, invece, la corte d'appello ha decretato che «il fatto non costituisce reato», per cui l'imputato va assolto solo per mancanza di «dolo», cioè della volontà e consapevolezza di commettere quel reato.

Traduzione pratica: la prostituzione di Ruby nella villa di Arcore c'è stata ed è oggettivamente dimostrata, ma Berlusconi non è punibile perché non è provato che fosse consapevole, in particolare, che lei era ancora minorenne. Al momento queste sono le uniche conclusioni ricavabili dal dispositivo del verdetto. L'effettivo contenuto della decisione nella sua completezza, naturalmente, si conoscerà solo quando i giudici d'appello depositeranno le motivazioni, previste tra novanta giorni, cioè alla fine di ottobre. A quel punto è probabile che la procura generale, che aveva chiesto di confermare la condanna di primo grado, ricorrerà in Cassazione nel tentativo di riaprire il processo, ma ora per i pm la strada è tutta in salita.

Sia i magistrati della pubblica accusa che gli avvocati della difesa, nelle prime reazioni a caldo, sono d'accordo nell'escludere che la sentenza di assoluzione possa rappresentare una conseguenza della nuova legge Severino, che ha sdoppiato la concussione in due reati, prevedendo una forma più grave di “coercizione” accanto a una meno grave di “induzione”. La corte d'appello, in sostanza, sembra aver deciso che Berlusconi non ha commesso né l'una né l'altra forma di concussione. «E' un'assoluzione nel merito dei fatti», ha commentato in aula l'avvocato Franco Coppi, visibilmente soddisfatto: «Questa sentenza non è l'effetto di alcuna nuova legge».
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Per la Procura, la sentenza d'appello è una sconfitta pesantissima, paragonabile solo all'assoluzione a sorpresa che Berlusconi ottenne in Cassazione nel 2001, dopo la condanna in primo grado e la prescrizione in appello nel processo per le tangenti pagate dai suoi manager della Fininvest a una dozzina di ufficiali della Guardia di Finanza. Dopo il verdetto, il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati si è chiuso per quasi due ore nell'ufficio del pm Ilda Boccassini, che aveva guidato le indagini. Al vertice ha partecipato anche il procuratore aggiunto Francesco Greco. Dai magistrati, nessuna dichiarazione, ma quanto il verdetto fosse inatteso lo confermano le prime parole di Ilda Boccassini, echeggiate nel corridoio della procura prima che si chiudesse la porta: «Non si capisce... Non si capisce proprio che ragionamento hanno fatto...».

Il senso di sconfitta è aggravato dalla qualità del collegio d'appello: il giudice Tranfa è stato per anni presidente del tribunale del riesame ed è considerato un magistrato molto rigoroso e preparato; mentre la giudice a latere ha lavorato a lungo alla terza sezione del tribunale con l'inflessibile presidente Piero Gamacchio.

A battersi per l'assoluzione, il leader di Forza Italia aveva chiamato due nuovi difensori, i professori Franco Coppi e Filippo Dinacci, ufficialmente come sostituti degli avvocati-parlamentari Pietro Longo e Nicolò Ghedini, indagati (per ordine di due tribunali) per le 32 testimonianze a favore di Berlusconi giudicate false o addirittura comprate con ricchi versamenti dell'imputato.
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Nelle arringhe i due penalisti di scuola romana, senza mai attaccare i magistrati, hanno smontato le motivazioni della condanna mantenendosi sempre sul piano tecnico.

Dopo la sentenza, quando gli è stato fatto notare che una nuova legge stabilisce che gli imputati di prostituzione minorile, nei futuri processi, non potranno più difendersi sostenendo di «aver ignorato la minore età» dell'interessata, tranne casi del tutto eccezionali, il professor Coppi non si è scomposto: «Il codice penale richiede comunque la prova del dolo. E a volte il parlamento approva leggi che contrastano con i principi fondamentali del diritto e sono quindi destinate a restare inapplicate».

Silvio Berlusconi, in una nota, si è detto «profondamente commosso» per l'assoluzione da «un'accusa ingiusta e infamante» e ha ringraziato non solo gli amici e sostenitori che gli sono «sempre rimasti vicini», ma ha addirittura elogiato le toghe milanesi, dichiarando: «Un pensiero di rispetto va alla magistratura, che ha dato oggi una conferma di quello che ho sempre asserito, ovvero che la grande maggioranza dei magistrati italiani fa il proprio lavoro silenziosamente, con equilibrio e rigore ammirevoli».

Oltre a cancellare la condanna di primo grado per il caso Ruby, la sentenza d'appello ha anche l'importante conseguenza di escludere qualsiasi rischio di carcerazione futura dell'ex premier. Dopo la condanna definitiva a quattro anni per frode fiscale, infatti, Berlusconi aveva beneficato dell'indulto, che ha ridotto a soli dodici mesi la pena effettiva che ora sta scontando ai servizi sociali. Se fosse stato condannato in via definitiva anche per il caso Ruby, invece, Berlusconi avrebbe dovuto scontare non solo la nuova pena, ma anche i precedenti tre anni per la frode fiscale, che ora invece tornano ad essere sospesi grazie all'indulto.

L'assoluzione di Berlusconi non ha effetti diretti, invece, per i tre imputati condannati in primo grado nell'altro troncone del processo Ruby: per Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti la situazione giudiziaria resta pesante. Anche la nuova sentenza d'appello, stando al dispositivo, sembra infatti riconfermare che i fatti di prostituzione furono commessi, ma il solo Berlusconi non è punibile, per ragioni strettamente personali: lui ignorava che Ruby fosse minorenne o quantomeno non c'è la prova certa del contrario.

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