Ma se invece gelati alla crema e abiti da cocktail diventano essi stessi la politica? E se il mantra siamo belle, ma “oltre alle gambe c’è di più”, non fa mai capire cosa sia quel “di più”? Se hashtag e tweet si rincorrono per narrare un’estasi collettiva per un’impresa eroica di cui vi è scarsa traccia nella realtà? Che ne è allora della politica?
La prima puntata della stagione di Otto e Mezzo, ospitando, insieme a Marco Travaglio, l’eurodeputata Alessandra Moretti è stata a questo proposito illuminante. Innanzitutto, con il suo grazioso abito di seta da aperitivo elegante Moretti ha rimarcato una volta di più che non vi sono abbigliamenti per ogni luogo e situazione. E se una donna sente il desiderio di esprimere il suo fascino seduttivo ha tutto il diritto di farlo come e dove le pare. A un talk show come a Cernobbio o a una conferenza stampa di Palazzo Chigi o a una festa di partito. Cernobbio, conferenza stampa e festa dove Maria Elena Boschi “la più bella di tutte” – come è stata definita su un Chi compiacente che si è lanciato in didascalie da Istituto Luce con sprezzo del ridicolo – non ha deluso i fotografi presentandosi con i suoi abitini da cocktail smanicati e aderenti. Non vi è più un modo di presentarsi specifico quando si esercita il proprio ruolo pubblico. Puoi fare una conferenza stampa in veste di ministro presentandoti con l’aspetto – voluto – di una diva del cinema (come testimoniano giornalisti che frequentano le scoppiettanti conferenze stampa guidate da Renzi). D’altro canto, lo stesso premier a quelle conferenze stampa non diverte gli astanti con intermezzi cabarettistici? La cifra, dunque, è lo show.
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Qual è il punto? Il punto è che la politica così perde i suoi codici, diventa irriconoscibile. Solo per questo? Anche per questo. Ai tempi delle corna di Berlusconi lo capivano tutti, oggi sembra che non lo capisca più nessuno. Sia chiaro, la politica-spettacolo e popolarizzata ci mostra donne e uomini politici – in Italia come in tanti altri paesi – in mille versioni più o meno rilassate, divertenti, private e intime. Ma altrove, quando si calano nel ruolo, si infilano la giacca o il tailleur. E’ un riconoscimento dell’importanza di ciò che stanno facendo e una forma di rispetto per i cittadini.
Qui si distribuiscono gelati. Anche se, come cantava Lucio Battisti, “il 21 del mese i nostri soldi [sono] già finiti”, Renzi ha messo in scena una pièce nel cortile di Palazzo Chigi davanti ai giornalisti (che fortunatamente non si sono prestati a fare da comprimari) con tanto di carretto dei gelati. Cosa voleva “gridare” l’uomo dei gelati? “Gelati” appunto, perché da quella scenetta in cui sperava di affibbiare un cono a qualche giornalista compiacente non è emerso nessun messaggio, nessun contenuto politico in risposta alla perfida copertina dell’ Economist che lo disegnava con un cono in mano. Solo uno sberleffo, lo sberleffo goliardico di chi vuole mostrare che a lui non importa un fico secco di quello che gli altri pensano di lui, fosse pure uno dei più noti settimanali al mondo. E infischiandosene del mondo si mangia un gelato.

I contenuti, appunto. Tornando alla puntata di Otto e Mezzo, questa si è conclusa con un siparietto di gossip sul recente amore dell’eurodeputata con Massimo Giletti. – E’ vero amore? – è la domanda fondamentale che le viene rivolta. Lei si schermisce, sorride, dice che il vero amore sono i suoi figli e accompagnata da una mimica un po’ infantile rivendica il desiderio di un pizzico di vita privata. Poi si rivolge a Marco Travaglio chiamandolo Massimo e allora è tutto un risolini e faccette divertite, oh parbleu, che lapsus! Di quella puntata rimane soprattutto questo momento, perché per il resto si è sentita la nota litania su come il nuovo governo starebbe cambiando il paese. E il solitamente feroce Travaglio è apparso anche lui sedato da quel gioco pop. Il pop nella declinazione gossip; anche questo è un fenomeno diffuso, ma che nel caso specifico non ha l’effetto di avvicinare una figura politica con una sua storia al pubblico più vasto, ma di far sopravvivere l’immagine politica di una giovane donna capitata nella politica nazionale più o meno per caso.
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Ma c’è anche il pop nella versione rassicurante, il racconto popolare della ragazza brava e bella che alla fine ha convinto tutti di essere davvero in gamba. Consiglio la visione dell’intervista a Marianna Madia sul sito di Corriere Tv. Sempre donne, mi si dirà. Purtroppo la dimensione pop è affidata da Renzi soprattutto a loro; dopo di lui, naturalmente. In quell’intervista, graziosa, modesta, ma decisa nel suo eloquio da ragazzina che i compiti a casa li fa, sorridente quanto basta, il ministro inanella una serie di considerazioni tra il semplicistico e il banale che tantissime altre giovani donne come lei, che però non sono ministro, potrebbero cucire assieme. E che cosa ci rimane? Un’immagine popolare ben confezionata e la finzione che un po’ di dedizione e un po’ di entusiasmo siano sufficienti a svolgere un ruolo che impensierirebbe seriamente qualunque persona consapevole.
Perché alla fine è così, oggi in Italia la comunicazione pop essenzialmente comunica il pop e rimane soprattutto il messaggio “noi siamo i giovani” e per questo faremo cose mirabolanti. Sono giovani e bravi, bravi perché lo dicono loro, con un super-io così piccolo che ritengono di poter fare e soprattutto di aver diritto di fare qualunque cosa. E se lo dicono tra di loro e lo dicono al mondo, sui social, dove si raccontano impegnati nella loro corsa e con entusiasmo annunciano la buona novella
La comunicazione pop di oggi comunica l’esistenza di un potere (ecco, se la politica fosse solo potere, allora questa sarebbe comunicazione politica), un potere pop bellissimo che solo i gufi non capiscono e soprattutto non capiscono a cosa possa servire.