A chi l'accusava di essere filo-Russa ha risposto attaccando Vladimir Putin e parlando di "aggressione russa all'Ucraina". Nata dalemiana, ha fatto il balzo con Veltroni per poi sposare il nuovo corso di Renzi. Del quale diceva: "Ha bisogno di studiare un bel po' di politica estera... non arriva alla sufficienza, temo"

Qualcuno l’aspettava al varco, pronto a denunciarne l’eventuale morbidezza con Mosca. Figuriamoci. Nella sua prima mossa da Lady Pesc, Federica Mogherini ha fatto esattamente il contrario. Illustrando le priorità del semestre di presidenza italiana dell’Ue, il ministro degli Esteri italiano ha infatti assunto un assetto di deciso attacco a Mosca, sottolineando che “ha messo fine al suo partenariato strategico con l’Ue per sua scelta” (le stesse parole del presidente tedesco Gauck), parlando più volte di “aggressione russa” all’Ucraina e annunciando il pacchetto delle nuove sanzioni europee che saranno decise entro “venerdì”. Da Rifondazione l’accusano di “aver messo l’elmetto”, per dire.

Un atteggiamento deciso, in linea coi tempi. Giovedì scorso, facendo d’un colpo sbiadire definitivamente il ricordo delle vacanze nella dacia, le foto col colbacco, i resoconti sui rubinetti d’oro e altre amenità dell’era berlusconiana, Renzi al telefono con il presidente russo Vlaimir Putin aveva espresso grande  preoccupazione per “l’intollerabile escalation” in Ucraina. Una durezza indotta dal contesto internazionale, ma comunque di segno opposto rispetto alla storia recente dei rapporti Italia-Russia.

E mentre Berlusconi continua indefesso a telefonare al suo amico Vladimir, Mogherini attraversa tra i buoni auspici di Renzi la sua prima prova da Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza. Rivendicando, per esempio, che la sua prima visita dopo l’inizio della presidenza italiana dell’Ue è stata “a Kiev, per una precisa scelta politica”. Dicendosi “molto dispiaciuta” che il fatto sia stato “ignorato”, e dopo aver espresso la propria sorpresa per la collocazione tra i filo-russi (“fa parte del gioco, ma non mi riconosco”). In effetti, sono giorni per non dire settimane che Mogherini tenta di correggere la fama di filo-russa.

D’altra parte, peccherebbe di ingenuità chi pensasse che il ministro degli Esteri non sappia prendere le misure del contesto e delle sue svolte repentine. Nata dalemiana, cresciuta fassiniana, balzata in avanti con Veltroni, e infine, dopo gli anni bersaniani, renziana, Mogherini ha un cursus honorum a tutta prova di sopravvivenza ai mutamenti. Come, a ben guardare, gli altri suoi coetanei e cosiddetti giovani che Renzi ha portato al governo, o comunque sparato in alto: da Andrea Orlando a Marianna Madia passando per Alessandra Moretti. Quel che cambia tra loro, pur nella diversità delle competenze, non è tanto il punto di arrivo (oggi, tutti renziani), ma il punto di origine: chi è partito prima o è in prima linea da più tempo (Lady Pesc fa politica nel Pci-Pds-Ds dai tempi del liceo) ha subito più mutamenti.

Mogherini, romana di Roma nord, amica di famiglia dei Veltroni, moglie di Matteo Rebesani (consigliere sul versante internazionale del Veltroni sindaco), giusto a dire la capacità di restare nei natii giri giusti, ha, ancora più marcata rispetto agli altri, giusto la spocchia della prima della classe. Una roba molto “Botteghe oscure” vecchia maniera, ma nel suo caso tutta vestita di nuovo. Quella che le ha consentito, quando ancora il bersanismo rombava intonso, di scrivere su twitter che Renzi aveva una preparazione sugli esteri a malapena da terza elementare: “Ha bisogno di studiare un bel po’ di politica estera... non arriva alla sufficienza, temo». Lei scriveva così, nel novembre 2012. Lui invece, già dal 2009 la indicava come un personaggio su cui avrebbe voluto puntare. Una gaffe che continuerà ad essere ricordata, almeno per tutta l’era Renzi, e che colloca Mogherini su una scala evolutiva diversa rispetto a quella di Marianna Madia e dei suoi finto-ingenui riferimenti a Peppa Pig.