All'indomani degli attentati di Parigi, la Camera dei deputati si trova ad esaminare il decreto per la proroga delle missioni internazionali. Un testo redatto prima degli attacchi francesi, ma che oggi sollecita nuove riflessioni.
Se da un lato la Camera ha approvato oggi un emendamento per estendere le garanzie funzionali dei servizi di sicurezza alle forze speciali impegnate in aree di crisi, dall'altro il Senato ha bocciato un emendamento 5 Stelle alla legge di stabilità per aumentare le risorse all'intelligence. Così a Montecitorio hanno previsto la facoltà per il Presidente del consiglio di “emanare disposizioni per l'adozione di misure di intelligence di contrasto, in situazioni di crisi o di emergenza all'estero che coinvolgano aspetti di sicurezza nazionale o per la protezione di cittadini italiani all'estero, con la cooperazione di assetti della difesa”. Mentre a Palazzo Madama si nega la spesa di 20 milioni di euro per incrementare le strutture dei nostri 007.
L'Italia negli ultimi decenni ha preso parte a circa 130 missioni in Afghanistan, Qatar, Palestina, Somalia, Libano, Balcani, Iraq. Alcune sono iniziate negli anni '80 e ancora si devono concludere, altre sono durate solo pochi mesi. In molti casi si parla di “operazioni di pace” in territori di guerra, missioni europee a cui l'Italia prende parte come stato membro, che cambiano pelle e nome con il mutare degli scenari internazionali. Nel decreto le missioni da rifinanziare per i mesi conclusivi del 2015, si va dal 1 ottobre al 31 dicembre, in alcuni casi contano solo pochissime unità di personale impiegato. Come i quattro carabinieri inviati a Cipro per la partecipazione alla forza di sicurezza delle Nazioni Unite, attiva dal 1964 per porre termine alle continue violenze tra le comunità greco-cipriota e turco-cipriota e prevenire così che la situazione degenerasse in una vera e propria guerra tra greci e turchi. Ad oggi la missione costa all'Italia 121 mila euro. In alcuni casi si tratta di missioni iniziate molti anni fa, che aprono qualche interrogativo sulla necessità di mantenere contingenti in zone apparentemente "fuori pericolo", mentre l'emergenza si è spostata altrove. A sollevare i dubbi nel dibattito parlamentare sono state soprattutto le opposizioni del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord.
I grillini hanno puntato il dito soprattutto verso le missioni ancora attive nei Balcani. Dalle tabelle allegate al decreto missioni si evince che spenderanno 25,6 milioni per i restanti tre mesi del 2015 solo per la missione Eulex dove sono impegnati 542 militari, “quando - secondo il Movimento - queste risorse potrebbero essere reinvestite nella cooperazione internazionale e nella sicurezza interna”. Ma le missioni nei balcani sono anche altre. Solo per il periodo ottobre-dicembre 2015 il nostro Paese spenderà più di 27 milioni di euro impiegando circa 630 uomini, tra militari e appartenenti alle nostre Forze di Polizia. “Le singole missioni vanno viste caso per caso - spiega Luca Frusone, deputato 5 Stelle e relatore di minoranza del provvedimento in discussione - Noi siamo convinti che per esempio la missione in Libano sia strategica e se il paese dovesse tornare in uno stato di instabilità, ci sarebbero nuove ondate di immigrati verso il nostro Paese. La missione in Libano è un investimento per la sicurezza italiana”.
Se l'emergenza vent'anni fa parlava albanese, oggi i territori di crisi sono sopratutto quelli medio orientali e sub sahariani dove si incrociano interessi legati alle fonti energetiche e ostaggio di gruppi terroristici di matrice islamica come Isis, Boko Haram e Al Shabaab che ogni giorno mietono migliaia di vittime. Che il rischio terrorismo sia alto oramai da molti mesi, lo riprova la voce “partecipazione di personale alla coalizione internazionale di contrasto a Daesh” per la quale l'Italia nel 2015 spenderà 200 milioni di euro e metterà a disposizione 750 unità. L'unica missione che prevede un incremento di personale nell'ultimo trimestre dell'anno, passando da 525 a 750 militari. Senza contare che la legge di stabilità si appresta a rifinanziare l'operazione “Strade sicure” con 81 milioni di euro ed il dispiegamento di 4800 militari su tutto il territorio nazionale.