Politica
febbraio, 2015

Libia, Renzi abbassa i toni: "Aspettiamo l'Onu"

"Non è il momento per un intervento militare", dice il premier stemperando le dichiarazioni dei giorni scorsi. Mentre il Pd (e Casini) invita alla prudenza, Grillo, Lega e Fratelli d'Italia si scatenano tra il no agli sbarchi e il no alla guerra

“Non è il momento per un intervento militare”, in Libia. “La situazione è difficile, ma la comunità internazionale ha tutti gli strumenti per intervenire. La proposta è di aspettare il consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, che agisca un più convintamente”.

Così, in un’intervista al Tg5, il premier Matteo Renzi interviene a raccomandare “saggezza, prudenza e senso della situazione”, ridimensionando anche alcuni toni forti contenuti nelle parole, fra l’altro, del ministro della difesa Roberta Pinotti (“l’Italia è pronta a guidare una coalizione contro il Califfato”), del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni (“l’Italia è pronta a combattere”), del ministro degli Interni Angelino Alfano (“non c’è un minuto da perdere”).

Venerdì anche Renzi aveva detto che “l’Italia è pronta a fare la sua parte”, ma ora è il momento di andare più cauti. Calma e gesso: “E’ fondamentale che il problema non sia solo italiano ma internazionale”, dice Renzi precisando che “la visione del governo è una sola, tutti la condividono, ministri compresi”. Il presidente del Consiglio, che in mattinata ha avuto un lungo colloquio telefonico con il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi sui passi necessari nel quadro Onu, e ha sottolineato il gradimento per la mano tesa di Berlusconi sull’ipotesi di un intervento: “Apprezzo molto che su politica estera non ci siano divisioni tra i partiti. Vedremo che fare quando sarà il momento ma è bene che sulla una situazione di politica estera delicata il paese non si metta a litigare".
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Lo stop renziano “all’isteria e a reazioni irragionevoli” arriva dopo che per ore si sono succedute sull’emergenza libica dichiarazioni e proclami piuttosto forti e – a parte gli inviti alla calma e alla prudenza dei dem e di Pier Ferdinando Casini - una diffusa “voglia di mettersi l’elmetto”, come dice il capogruppo Sel alla Camera Arturo Scotto.

Frasi del tipo “suggeriamo a Renzi di chiedere l' intervento della Nato prima che un missile a lungo raggio colpisca la Sicilia” (Domenico Scilipoti), o “è giusto prendere un’iniziativa forte, la comunità internazionale ha aspettato anche troppo”, (il sottosegretario all’economia Enrico Zanetti). Sul collegamento tra la situazione libica e gli sbarchi, Lega e Fratelli d’Italia non si fanno sfuggire la palla.

“Stop all’accoglienza dei profughi finché l’Isis non sarà cacciato dal nord africa”, dice la presidente di Fdi Giorgia Meloni.Più articolato il ragionamento del segretario leghista Matteo Salvini, che da un lato ammonisce “evitiamo di scatenare altre guerre idiote, come quella del 2011”, ma dall’altro chiarisce: “Prima di mandare un solo soldato italiano a rischiare la vita si sospendano gli sbarchi, si controllino i confini e si prendano accordi con chi dovrà governare in Libia”. Non proprio un no all’intervento, ma neanche un pieno sì.
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Un netto hashtag #NoAllaGuerra arriva invece da Beppe Grillo (finora i Cinque stelle sono stati gli unici nettamente contrari a un intervento), che sul suo blog paragona il governo italiano all’Armata Brancaleone, in un post dove campeggia la foto del film di Monicelli con “Gentiloni, Pinotti e ?Renzi alle crociate”: “Se Renzie vuole la guerra ci vada lui con Napolitano al seguito. Vedendoli, l' Isis si farà una gran risata e ci risparmierà", dice ancora il leader M5s, chiarendo aspettare un intervento del capo dello Stato Sergio Mattarella, “un monito dal presidente al bulletto di Rignano”.

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