Così, in un’intervista al Tg5, il premier Matteo Renzi interviene a raccomandare “saggezza, prudenza e senso della situazione”, ridimensionando anche alcuni toni forti contenuti nelle parole, fra l’altro, del ministro della difesa Roberta Pinotti (“l’Italia è pronta a guidare una coalizione contro il Califfato”), del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni (“l’Italia è pronta a combattere”), del ministro degli Interni Angelino Alfano (“non c’è un minuto da perdere”).
Venerdì anche Renzi aveva detto che “l’Italia è pronta a fare la sua parte”, ma ora è il momento di andare più cauti. Calma e gesso: “E’ fondamentale che il problema non sia solo italiano ma internazionale”, dice Renzi precisando che “la visione del governo è una sola, tutti la condividono, ministri compresi”. Il presidente del Consiglio, che in mattinata ha avuto un lungo colloquio telefonico con il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi sui passi necessari nel quadro Onu, e ha sottolineato il gradimento per la mano tesa di Berlusconi sull’ipotesi di un intervento: “Apprezzo molto che su politica estera non ci siano divisioni tra i partiti. Vedremo che fare quando sarà il momento ma è bene che sulla una situazione di politica estera delicata il paese non si metta a litigare".
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Lo stop renziano “all’isteria e a reazioni irragionevoli” arriva dopo che per ore si sono succedute sull’emergenza libica dichiarazioni e proclami piuttosto forti e – a parte gli inviti alla calma e alla prudenza dei dem e di Pier Ferdinando Casini - una diffusa “voglia di mettersi l’elmetto”, come dice il capogruppo Sel alla Camera Arturo Scotto.
Frasi del tipo “suggeriamo a Renzi di chiedere l' intervento della Nato prima che un missile a lungo raggio colpisca la Sicilia” (Domenico Scilipoti), o “è giusto prendere un’iniziativa forte, la comunità internazionale ha aspettato anche troppo”, (il sottosegretario all’economia Enrico Zanetti). Sul collegamento tra la situazione libica e gli sbarchi, Lega e Fratelli d’Italia non si fanno sfuggire la palla.
“Stop all’accoglienza dei profughi finché l’Isis non sarà cacciato dal nord africa”, dice la presidente di Fdi Giorgia Meloni.
#Libia Stop totale all’accoglienza dei profughi finché l’#ISIS non sarà cacciato dal Nord Africa http://t.co/gQdXj2Qb9h ST
— Giorgia Meloni ? (@GiorgiaMeloni) 16 Febbraio 2015
Più articolato il ragionamento del segretario leghista Matteo Salvini, che da un lato ammonisce “evitiamo di scatenare altre guerre idiote, come quella del 2011”, ma dall’altro chiarisce: “Prima di mandare un solo soldato italiano a rischiare la vita si sospendano gli sbarchi, si controllino i confini e si prendano accordi con chi dovrà governare in Libia”. Non proprio un no all’intervento, ma neanche un pieno sì.
Un netto hashtag #NoAllaGuerra arriva invece da Beppe Grillo (finora i Cinque stelle sono stati gli unici nettamente contrari a un intervento), che sul suo blog paragona il governo italiano all’Armata Brancaleone, in un post dove campeggia la foto del film di Monicelli con “Gentiloni, Pinotti e ?Renzi alle crociate”: “Se Renzie vuole la guerra ci vada lui con Napolitano al seguito. Vedendoli, l' Isis si farà una gran risata e ci risparmierà", dice ancora il leader M5s, chiarendo aspettare un intervento del capo dello Stato Sergio Mattarella, “un monito dal presidente al bulletto di Rignano”.