Slitta il divorzio breve. E Alfano continua la battaglia sui diritti civili

Rinviato a martedì il voto del Senato su quello che Giovanardi ha definito una trasformazione del matrimonio in un «fidanzamento rafforzato». Il testo dovrà tornare anche alla Camera. La discussione va in scena dopo il no alle adozioni per i single affidatari e il rischio rinvio sul numero identificativo per le Forze dell’Ordine

Il voto, che slitta alla prossima settimana, per i troppi interventi in aula, non sarebbe comunque stato l’ultimo. La legge sul divorzio breve, dovrà infatti tornare alla Camera - da dove è arrivata, a novembre scorso - perché il Senato ha modificato il testo. Il sì dei senatori non arriverà comunque prima di martedì prossimo.La discussione - che dovrebbe comunque portare all’approvazione, con il favore del Pd, di parte di Forza Italia, e delle opposizioni, Sel e Movimento 5 stelle - è stata però a suo modo divertente. Carlo Giovanardi ha coniato le espressioni di «matrimonio in prova» e «fidanzamento rafforzato»; Maurizio Gasparri ha parlato di «divorzio spray». Il punto più indigesto per Forza Italia e Nuovo centro destra è il comma 2 dell’articolo 1 del testo, inserito dalla commissione giustizia del Senato. Il comma prevede che, oltre alla riduzione del tempo di separazione pre divorzio già approvata dalla Camera che passerrebbe da tre anni a 12 mesi (6 in caso di separazione consensuale), ci sia una procedura per ottenere il divorzio senza proprio dover più passare per la separazione.

Il comma è stato difeso anche dal forzista Nitto Palma, presidente della commissione giustizia: «Non sono giustificati i toni apocalittici usati da alcuni» ha detto in aula, «che dimostrano di non conoscere la questione. Questo provvedimento non ha “effetti devastanti sui bambini” perché il divorzio rapido è possibile solo in assenza di figli o in presenza di figli sopra i 26 anni e autosufficienti». «Lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio» recita infatti l’articolo riformulato, «può altresì essere richiesto da entrambi i coniugi, con ricorso congiunto presentato esclusivamente all'autorità giudiziaria competente, anche in assenza di separazione legale, quando non vi siano figli minori, figli maggiorenni incapaci o portatori di handicapgrave ovvero figli di età inferiore ai ventisei anni economicamente non autosufficienti».

Questo dibattito comunque arriva dopo che, già ieri, il Senato aveva dato dimostrazione di sé su un altro tema legato ai diritti civili. È di mercoledì, infatti, l’approvazione della nuova legge sulle adozioni, che interviene soprattutto sull’istituto dell’affido, e che passa ora nelle mani dei deputati. A far discutere però è stato l’emendamento prima presentato e poi ritirato dalla senatrice del Pd Francesca Puglisi sull’adozione per i single. La senatrice aveva infatti presentato un emendamento e un ordine del giorno al ddl che apriva all’ipotesi di consentire l’accesso alla procedura di adozione da parte delle famiglie affidatarie, anche a persone non sposate, affidatarie, sì, ma single. Poi però ha detto «l’ottimo è nemico del buono» e dunque meglio accontentarsi.La decisione è stata presa su pressione dei senatori alfaniani, e su indicazione della relatrice Rosanna FIlippin, del Pd, concentrata sul portare a casa il testo generale. Le famiglie che hanno un minore in affido, dunque, potranno chiederne l'adozione, ma non lo potranno fare i single, le coppie di fatto, né chi è sposato da meno di tre anni.

«È sbagliato» spiega però all’Espresso la senatrice di Sel, Alessia Petraglia, «parlare come fa quasi tutta la stampa, oggi, di uno scontro tra Pd e destre, nella persone di Gasparri e dell'alleato di governo Giovanardi, circa la presentazione e il ritiro dell'emendamento per l'adozione da parte di single».

Secondo Petraglia, molto semplicemente, «è così ancora una volta chiaro chi detiene la golden share di questa maggioranza e chi si mostra riformista e di sinistra ma solo nei talk show e nei corridoi del Senato. Noi infatti abbiamo mantenuto il nostro emendamento sulle adozioni dei single, e l’emendamento è stato respinto con i voti contrari delle destre e del Pd, salvo una manciata di senatori favorevoli, tra cui proprio Puglisi. Non hanno fatto neanche come i 5 stelle si sono astenuti, con l’eccezione del capogruppo Cioffi».

Sempre Sel, con la capogruppo Loredana De Petris, fa notare che da mesi viene rinviato, «ancora una volta per la contrarietà di Angelino Alfano», l’esame della proposta di legge sul codice identificativo sui caschi delle forze dell’ordine. Il tema è iscritto all’ordine dei lavori del Senato, e anche martedì prossimo sarà lì, ma la commissione non ha ancora depositato un testo perché in attesa degli emendamenti annunciati e non ancora formulati dal governo. «Vedrete che alla fine verrà chiesto di rinviare tutto», è convinta De Petris, «perché si vuole bloccare anche questa semplice proposta su cui sono state presentate vari testi, nostri e non solo».

@lucasappino espresso.repubblica.it

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