“Erano partiti per isolarmi, e sono finiti isolati”. A fine giornata, chi ha potuto parlare con Raffaele Fitto l’ha trovato gongolante. Per come sta andando la battaglia sulle candidature, e per la vittoria più vicina, in quella che ormai vista la lunghezza è diventata, più che una fiction, una telenovela: la storia della guerra pugliese tra Berlusconi e Fitto. Metafora regionale di quel che sta accadendo a Forza Italia (di tutto), caso-simbolo di quel che potrebbe accadere poi (di più). Una guerra che, come gli sceneggiati di una volta, è in bilico tra l’avvincente e l’incomprensibile.
Anche il leader leghista Matteo Salvini, per dire, non capisce: oggi ha dichiarato che sì, le sue liste ci saranno in Puglia, ma non si sa ancora se alleate o meno e, nel caso, con chi: “La situazione è confusa”.
“Non è affatto confusa” invece per i fittiani: “Con il candidato Schittulli ci siamo noi, l’Ncd, Fratelli D’Italia: Forza Italia deve decidere se vuol partecipare o no”. Ora, per assaporare la portata dell’affermazione, bisogna iniziare col dire che a febbraio, solo un paio di mesi fa, Francesco Schittulli, chirurgo senologo e presidente uscente della provincia di Bari, era stato scelto da Berlusconi come candidato governatore della Puglia, con l’idea di mettere Fitto in un angolo. Lui alla regione, mentre contemporaneamente Luigi Vitali, parlamentare e amico del Cav, era stato chiamato a commissariare la segreteria regionale di Fi: l’obiettivo era emarginare i fittiani, fra l’altro dalle liste elettorali. Una specie di bonifica generale, una manovra a tenaglia per evitare che l’assalto di Fitto su Forza Italia diventasse troppo arrembante.
Bene. Passa una settimana, passa un mese, e la tenaglia invece di stringersi si allarga. Da un lato, Vitali va avanti con il picconamento delle candidature chieste da Fitto (tra consiglieri uscenti e amministratori locali vari). Dall’altro, però Schittulli si avvicina sempre di più all’ex governatore. Perché? La risposta in un suo post di Facebook il 15 marzo: “Se oggi sono qui è perché Raffaele Fitto ha creduto nella mia candidatura in tempi insospettabili. E qui in Puglia, senza di voi, non si vince!”. Fedeltà e voglia di vincere, lo si potrebbe riassumere: sempre in nome dell’”unità del centrodestra”, ci mancherebbe.
Comunque, la danza d’avvicinamento è repentina: un giorno Schittulli dice che potrebbe ritirarsi per fare posto a Fitto, un altro chiarisce che senza l’appoggio di Fitto non si candida neanche lui. Il colpo di scena arriva subito prima di Pasqua: quando Schittulli lancia un ultimatum a Forza Italia e poi decide di correre con Fitto, il dissidente.
Mani nei capelli in Forza Italia. “Fi è e resta a fianco di Schittulli”, precisa Vitali, forse immaginando di corrergli dietro. Ripartono dunque i negoziati sulle candidature, e giusto oggi arriva l’ultimo colpo di scena: con una nota, infatti, Vitali dice che saranno ricandidati “tutti gli uscenti”. Berlusconi si arrende. Vittoria finale di Fitto? Macché. “E’ un bluff”, dicono i fittiani. Che non si fidano, e comunque vogliono di più. “Non ci sono solo i consiglieri uscenti, ci sono anche gli altri amministratori locali da candidare: l’accordo era questo”. Insomma, la resa di Vitali è troppo poco, “un giocar d’anticipo”, “quasi una provocazione”. La vittoria, a questo punto, Fitto la vuole piena.