Il ddl Cirinnà arranca al Senato per via degli emendamenti di Giovanardi. La maggioranza non trova l'accordo e il sottosegretario Scalfarotto digiuna. «Sarebbe meglio si dimettesse», dicono però le opposizioni

Ivan Scalfarotto fa lo sciopero della fame. Ma è la maggioranza a bloccare le unioni civili

Che la legge sulle unioni civili, in dicussione al Senato rischi di arenarsi e slittare a dopo l'estate, appesantita da oltre 1400 emendamenti, quasi tutti a firma degli alfaniani, lo dimostra lo sciopero della fame che lunedi inizierà il sottosegretario Ivan Scalfarotto.

Scalfarotto l'ha annunciato a Repubblica: «Da lunedì prendo solo due cappuccini al giorno, alla radicale. Il fatto è che non ce la facevo più a far finta di niente, ad andare avanti con il mio lavoro come al solito, mediando, giocando di rimessa, con fair play. Qua c'è Giovanardi che mena colpi tutti i giorni con la scimitarra, c'è la piazza di San Giovanni che strilla e si mobilita». Lui, insomma, deve fare qualcosa. Sia chiaro però: non è un digiuno contro Matteo Renzi. «Assolutamente no», precisa Scalfarotto, «lui ha preso un impegno pubblico e forte, anche il mio ministro, Maria Elena Boschi, sta facendo il possibile», e pazienza che il premier abbia dimostrato che quando vuole il Parlamento lo sa mettere in riga. Il punto per Scalfarotto è che serve una spinta da fuori: «È evidente che, senza una mobilitazione, rischia di essere tutto vano».

Il sottosegretario alle riforme ha anche spiegato che per tornare a mangiare gli basterebbe la certezza di una data. Lui continuerà finché non avrà «una data certa di approvazione», che «potrà anche essere fra due mesi, l’importante è che ci sia. Ma stavolta me lo devono dire quelli di Ncd, me lo deve garantire Alfano». L'unica risposta che arriva, per il momento, è però quella che dà anche Maurizio Lupi per cui è «molto difficile» un voto prima dell’autunno.

E se la relatrice della legge, Monica Cirinnà, continua a dispensare ottimismo, il testo sui diritti civili non è in realtà l'unico a patire la pausa estiva e le frizioni politiche in seno alla maggioranza. Stessa sorte tocca - per dire - anche alla riforma della Rai e alla prescrizione.

Scalfarotto intanto incassa la solidarietà dei suoi. L'ex radicale, vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti dice che «l'iniziativa non violenta di Ivan Scalfarotto ha il grande valore di riportare tutti alle proprie responsabilita».  «Quando ho letto che Ivan Scalfarotto ha cominciato lo sciopero della fame», ha detto invece l'ex deputata Anna Paola Concia,  «mi è venuto lo sconforto». «Ricordatevi tutti, cari progressisti», ha aggiunto, «che se questa legge si impantana come altre volte, la responsabilità sarà anche vostra». E Laura Puppato esorta il Parlamento: «Mi auguro che sappia rispondere in modo adeguato non solo al suo gesto ma anche alle aspettative di decine e decine di migliaia di italiani, facendo cadere i veti, i rinvii e i presunti approfondimenti su un testo che semplicemente renderebbe l'Italia un Paese civile e al passo con i tempi».

Non arriva però solo la solidarietà dei colleghi del partito democratico, a Scalfarotto. Arrivano anche critiche. E molte. «Non apprezzo lo sciopero della fame del sottosegretario Scalfarotto», lascia agli atti il capogruppo di Sel Arturo Scotto: «È lui che governa con Ncd che impedisce la legge», nota il deputato, «denunci pubblicamente il ricatto e si dimetta. Sarebbe molto più serio». Lo stesso dice Giulia Di Vita, deputata 5 stelle: «Ma lo sciopero di Scalfarotto è contro se stesso», scrive ironica su twitter.

Anche Elvira Savino di Forza Italia nota la contraddizione: «Un sottosegretario che fa lo sciopero della fame contro la propria maggioranza di Governo è davvero incredibile: la sua azione dimostrativa sarebbe credibile solo se si dimettesse da sottosegretario», dice la deputata, «qui non si stratta di essere a favore o meno di una proposta di legge ma è inaccettabile che il delicato ruolo di sottosegretario alle riforme e ai rapporti con il Parlamento sia affidato ad uno che, se è vero che fa lo sciopero della fame, non si regge neppure in piedi. Un po' di serietà: o fa, legittimamente, l'attivista dei diritti civili o fa il sottosegretario, entrambe le cose contemporaneamente no».

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