Berlusconi, Ruby e le olgettine divenute draghesse 

Col Ruby ter, le buste di banconote da 500 euro e i "siamo nella m...", la dissolvenza progressiva del Cav che fu raggiunge nuovi orizzonti. Che nemmeno Nanni Moretti avrebbe potuto immaginare

A un finale così nemmeno la capacità visionaria di Nanni Moretti sarebbe potuto arrivare. Nel Caimano si immaginavano il golpe e le fiamme: in fondo anche quella un’apoteosi. Nella realtà, invece, si va per dissoluzione progressiva, ripetizione al ribasso, dissolvenza.

Un fade to black peraltro lunghissimo da attraversare: delle ragazze, talune minorenni, a vario titolo frequentanti le dimore del Cavaliere s’è perso il conto, i nomi figurarsi, e anche per i processi Ruby siamo alla numerazione progressiva (ter). “Un disfacimento accompagnato dalla chitarra di Apicella”, diceva Paolo Guzzanti nel 2009. Ecco, adesso non c’è nemmeno più la chitarra. Non c’è in verità nemmeno più il Bunga bunga. In fondo non c’è più neanche il Cavaliere, ridotto a Dudù e al razionamento dei fagiolini.

Ci sono le “buste piene di banconote di cinquecento euro” con le quali Karima El Marough – secondo il racconto del suo ex - andava in giro per strada come fossero buste della spesa. Magari per allungarne una al dj “per fargli mettere una canzone a fine serata”, così, senza pensarci.
Giustizia
Ruby ter, Berlusconi verso un nuovo processo 10 milioni per il silenzio delle Olgettine
30/6/2015

C’è quel che ha fatto della propria vita Ruby, ufficialmente disoccupata, dacché è esploso lo scandalo “nipote di Mubarak” cinque anni fa: la vita “oltre le righe”, gli abiti su misura (dieci, tutti insieme) per il nuovo fidanzato Daniele Leo, le borse Vuitton, il personale di servizio, le auto col conducente, le ordinazioni di pranzi e cene recapitate a casa, il personale di servizio per farsi fare la spesa, il viaggio alle Maldive per Capodanno, il compleanno per la figlia organizzato a Villa Chiossone a Genova, l’albero di natale, la scuola americana, la villa a Portofino dove trascorrere San Valentino, la tata, “il ristorante con annesso pastificio aperto in Messico” con l’ex compagno Luca Risso (nome: Casa Sofia, come la figlia che hanno avuto), il progetto di “avviare una palestra con spa a Genova” e l’idea di “comprare il ristorante Parioli di Milano”.

L’estenuante lista – che potrebbe continuare - è tratta dalla dettagliata relazione della polizia giudiziaria di Milano e fa parte degli atti depositati con la chiusura dell’indagine Ruby Ter (34 indagati, accusati a vario titolo di concorso in corruzione giudiziaria e falsa testimonianza): serve fra le altre all’accusa per dimostrare che Berlusconi avrebbe comprato la falsa testimonianza di Ruby e di altre Olgettine, spendendo tra i 5 e i 7 milioni per lei, altri 3-5 per le altre, nel processo in cui era accusato di concussione e prostituzione minorile e da cui è uscito assolto.

Ma più che l’accusa in sé – del resto nell’aria da tempo – colpisce il vortice sgangherato al centro del quale Berlusconi a questo punto si trova. L’effetto chiasmo, l’antinomia. Mentre l’ex Cav plaude al progetto di Diego della Valle, “perché serve gente nuova in politica” , viene fuori dagli atti dell’inchiesta che anche Barbara Guerra aveva un progetto: “Domani butto giù il cancello di Arcore comunque, vado a rubargli una macchina al vecchio” (messaggio audio a Ioana Visan tramite Whatsapp).

Mentre un comunicato annuncia lieto che Berlusconi è pronto a partecipare all’Università della libertà di Villa Gernetto, “con cento giovani selezionati in tutta Italia per il Summer Camp di Azzurra libertà”, salta fuori che nel giorno del suo più recente compleanno talune Olgettine – riunite sempre via chat nel gruppo “Andiamo” - si incitavano a “chiamare Berlusconi a manetta” (la proposta era di Aris Espinoza) per dirgli “che siamo unite” “stiamo arrivando ad Arcore” (non per gli auguri, ma per “una strategia comune per ottenere vantaggi”, annotano gli investigatori).

Mentre l’ex premier spiega che “più che ricompattare il centrodestra mi basterebbe convincere tutti quelli che non votano ad andare a votare”, si concretizza, in modo forse mai così evidente ed esteso, l’immagine di miliardario assediato e quasi intimidito dalle richieste del nugolo di donne che lui stesso s’è messo intorno (“siamo nella merda”, “adesso basta”, “stiamo scherzando?” “il bonifico?”) in un meccanismo che pare senza requie e senza fine.

Come se quelle che Veronica Lario chiamò le “figure di vergini che si offrono al drago”, fossero a loro volta diventate tutte draghesse. Capita. E in fondo la richiesta del centrodestra, dopo il caso De Luca, di “riabilitare Berlusconi” e “farlo tornare in Senato”, potrebbe avere anche questo senso: strapparlo alla allegoria medieval-giudiziaria e ripiombarlo nella realtà, sempre che ci si riesca.

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