I democratici respingono l’ennesimo colpo del cardinale sulla libertà di coscienza. «Non è la Cei che decide i voti segreti». Ma le parole del capo dei vescovi sono nuovo carburante per il braccio di ferro che sta attraversando la maggioranza e il partito democratico sulla stepchild adoption

Il cardinal Bagnasco è entrato a piedi uniti, con la Cei, nel dibattito parlamentare sulle unioni civili chiedendo che i voti su cui è riconosciuta libertà di coscienza siano anche voti segreti. Matteo Renzi e la maggioranza dei democratici hanno però respinto l’ingerenza, assumendo una posizione subito rafforzata dalle parole di monsignor Nunzio Galantino, che è invece il segretario della Cei e che, in maniera piuttosto eloquente, rispondendo ai cronisti, ha detto che lui «per rispetto del Parlamento e delle istituzioni» preferisce non commentare.

Sembra così più in linea, Galatino, con quanto risposto a Bagnasco anche dal presidente del Senato Grasso: «Rispetto le opinioni, ma sulle procedure è prerogativa delle istituzioni repubblicane decidere». E se Renzi ha replicato subito al presidente dei vescovi italiani, alla voce del premier e segretario se ne sono aggiunte poi molte nel Pd. «Quando Bagnasco sarà eletto presidente del Senato potrà applicare il voto segreto», twitta ad esempio il renziano Andrea Marcucci, subito seguito dal collega Franco Mirabelli.



Certo i toni più duri sono quelli dei Radicali, che con Riccardo Magi chiedono la convocazione dell’ambasciatore vaticano per contestare una violazione del Concordato, ma il Pd ha così fatto fronte comune sul caso.



O quasi. Le parole di Bagnasco, infatti, sono nuovo carburante per il braccio di ferro che sta attraversando la maggioranza e il partito democratico sulla stepchild adoption. Dopo l’impegno di Giorgio Napolitano per una riformulazione che possa avvicinare i fronti, i senatori cattolici del Pd hanno invece apprezzato l’intervento. «Nessuna ingerenza», ha detto ad esempio Lepri, vicepresidente dei senatori Pd, molto cattolico: «Quello del presidente della Cei è un appello piuttosto scontato».

E così - facendo fronte con i senatori alfaniani, anche loro contenti della mano di Bagnasco - nel Pd continua la trattativa auspicata da Napolitano. Si cerca un emendamento all’articolo 5 che possa «accorciare le distanze». E le ultime ore pare abbiano per il momento illuminato un testo a firma Pagliari e Chiti che introduce un periodo di prova biennale per l’adozione del figlio del partner. Ma ogni giorno ha il suo testo preferito. Sempre tenendo presente che è sull’intero articolo che potrebbe saldarsi il fronte del no.

Ancora Lepri, parlando con Famiglia Cristiana, nota infatti che «sul disegno di legge Cirinnà i voti segreti non mancheranno e stiamo ottenendo la libertà di coscienza sui temi più significativi». Lepri non punta molto all’accordo, dunque, quanto proprio a una sorpresa in aula: «In questo momento le posizioni sono molto cristallizzate. Noi cattodem abbiamo preso l'impegno di votare il disegno di legge qualsiasi sia l'esito del lavoro parlamentare», continua, «ma detto questo vogliamo giocarcela, come stiamo facendo».

L’analisi che gira in Senato è che i cattolici più radicali vogliano comunque giocarsela, forti del fatto che stepchild o no Renzi potrà comunque vantare di averci provato e di aver comunque portato al voto un testo sulle unioni civili: «Potrà sempre dire “alla Camera lo correggeremo”», notano parlando con l’Espresso dei senatori del gruppo misto, favorevoli alla norma, «ben sapendo però che in quel caso sempre per il Senato la legge dovrà ripassare. E il dibattito si aprirà nuovamente».

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