La ministra Boschi sta scrivendo il nuovo testo del governo, che sostituirà il ddl Cirinnà: via l'articolo 5, e in parte l'articolo 3, per avere il sì dell'Ncd. Il Pd fa quadrato sulla nuova linea, ma sarà l'assemblea di oggi a dare il via libera. Alfano gongola, ma non tutto il partito è con lui. A Palazzo circola la domanda: era tutto già scritto?

Nel giro di poche ore la strada dell’accordo con l’Ncd sulle unioni civili, via maxiemendamento e stralcio della stepchild adoption, prende quota come prevedibile. La riunione di Renzi con i capigruppo del Pd conferma il cambio di linea annunciato dal premier domenica all’Assemblea del partito: il governo si appresta quindi a presentare un testo, riassuntivo del ddl Cirinnà, con lo stralcio dell’articolo 5 e dell’ultima parte dell’articolo 3 (relativa sempre alle adozioni) più altre correzioni sull’equiparazione al matrimonio rispetto alle quali già c’era accordo nel Pd (emendamenti Lumia).

Politicamente, sono le richieste di modifica che ha fatto per settimane Angelino Alfano (ma non tutta l’Ncd è d’accordo).  Materialmente, il testo lo sta scrivendo l’ufficio della ministra Boschi. Formalmente, se prendere o no questa strada per uscire dal “bivio”, saranno i senatori dem, in riunione col premier, oggi a ora di pranzo.
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E’ chiaro però  che, a parte i malumori della sinistra dem e dei teocon centristi,  la strada è abbastanza segnata. Le maggiori incertezze sono sulla apposizione della fiducia: è probabile, ma non sicura. Senza, potrebbe votare sì al provvedimento anche chi – da Sel a taluni di Fi – è favorevole al ddl Cirinnà ma sta fuori dal perimetro della maggioranza di governo. E, per converso, chi non si sente rappresentato neanche dalla nuova versione del provvedimento (Sacconi, Giovanardi, Formigoni eccetera) potrebbe sfilarsi senza rischiare di mettere a repentaglio l’esecutivo: insomma, votare il maxiemendamento senza fiducia sarebbe un aiuto anche ad Alfano, che in queste ore parla di “allargare la maggioranza” anche ad “ampi settori di Forza Italia” perché sa di non avere un partito compatto alle sue spalle (nemmeno su questo punto). Proprio perciò, il senatore azzurro Gasparri gli risponde con un altolà: “E’ una parziale vittoria del popolo del Family”, dice, ma “è ovvio che FI voterà no, perché il merito continua a non piacerci e perché il governo ricorre alla fiducia”. Per i motivi opposti, pure Sel dice no alla fiducia, parlando di “scelta grave e compromesso al ribasso”.

Perde via via terreno l’alternativa, vale a dire quella di affidarsi al voto per voto in Aula, sperando magari nei grillini o in altre maggioranze variabili. Per Renzi tutto ciò che non è maxiemendamento è “Vietnam”, nel Pd c’è ancora chi ci spera, ma sono sempre di meno. Da Monica Cirinnà a Beppe Lumia, passando per Matteo Orfini, il Pd cerca infatti di spiegare compattamente le ragioni di questo nuovo passo. In particolare, la madrina della legge prova a chiarire che sarebbe troppo rischioso andare al voto per voto, perché “sulla scacchiera, con il voto segreto, si potrebbero perdere i pezzi principali come la regina, la torre e l'alfiere”, vale a dire punti qualificanti della legge come la reversibilità, o il riconoscimento di diritto pubblico della coppia, che significherebbero affossare di fatto la legge.

Ma sono ragionamenti tecnici, sui quali prevale il dato politico. Un’altra via per le unioni civili non si è trovata, il Parlamento si appresta a tornare in braccio al governo pure in questo caso (e dire che stavolta il ddl era di iniziativa parlamentare), l’alleanza con Ncd si conferma come l’unica possibile. E c’è chi, riguardando a ritroso il film sulle unioni civili, dice adesso che era già tutto scritto, che non poteva andare diversamente, che era chiaro Renzi fosse pronto a mandare al macero la stepchild adoption, nonostante il proclami: aspettava giusto che i Cinque stelle si sfilassero, come puntualmente avvenuto.

C’è da dire, invero, che in queste settimane il premier è parso disponibile a sfilare l’articolo 5 “pur di portare a casa la legge”: mentre ha cominciato a difendere a tutti i costi la stepchild solo quando l’accordo coi  grillini si è messo a traballare. Cioè quando ha intravisto la possibilità di dare ad altri la responsabilità dello stralcio.

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