Sabato e domenica si vota. In campo per la poltrona di sindaco Francesca Balzani, Antonio Iannetta, Giuseppe Sala e Pierfrancesco Majorino. Ecco i loro programmi e cosa promettono alla città

Ci siamo. Scocca l'era post Pisapia. Per il rilancio, su scala civica e metropolitana, delle buone esperienze fatte con l'Expo. Insomma, sabato e domenica ci sono le primarie del centro-sinistra. I candidati, in ordine alfabetico, sono quattro: Francesca Balzani, Antonio Iannetta, Pierfrancesco Majorino e Giuseppe Sala.

Queste sono primarie diverse dalla primavera 2011, quando Giuliano Pisapia superò i concorrenti Stefano Boeri e Valerio Onida e divenne poi sindaco battendo Letizia Moratti con il 55 per cento dei voti. E mandando in soffitta vent'anni di era Berlusconi.

Quest'anno, più che le primarie di una precisa area politica (il centro-sinistra), sembrano le primarie-e-basta. Così si chiama il sito Internet (primariemilano.it) e anche sui grandi manifesti a strisce colorate nel metrò e per le strade la parola “centro-sinistra” non appare. Quasi che i quattro fossero gli unici candidati in campo. Come se l'etichetta ideologica fosse passata in secondo piano. Quest'anno prevale il marketing politico d'area, non di partito; giocando la carta dell'anticipo. Con successo? Lo si vedrà.

Perché a Milano si registrano alcune novità curiose: il centro-destra questa volta è in netto ritardo, non ha ancora ufficializzato un candidato; per ora è in pista Corrado Passera, ex ministro del governo Monti, ex centrista ricollocatosi a destra (ma senza il visto di Berlusconi); e la candidata del Movimento 5 Stelle, Patrizia Bedori, che per adesso fatica a emergere dal cyberspazio grillino alla realtà cittadina di tutti i giorni.

La partita è importante. Si tratta di dare a Milano un governo in continuità amministrativa (e dei valori) con la giunta Pisapia; che sappia dare un seguito al nuovo standing internazionale conquistato con il successo di Expo 2015; che affronti la non facile sfida della nuova Città metropolitana; che prosegua sulle politiche antitraffico, di mobilità intelligente, delle aree verdi; che riavvicini centro e periferia, rilanciando  sulle questioni sociali, di solidarietà e accoglienza; che rafforzi la vocazione di Milano città dei saperi, delle università, della ricerca, della cultura e del turismo (Milano è ormai stabilmente al terzo posto per presenze turistiche dopo le superpotenze Roma e Venezia, scavalcando Firenze).

Si tratta anche di vedere se il modello Pisapia, un centro-sinistra dialogante e di governo, più fattivo che rissoso, in una città con irrisolti problemi di sicurezza, periferie, qualità dell'aria, possa svilupparsi per un altro quadriennio. È la prospettiva di Milano città d'Europa, città trainante che da Palazzo Chigi lo stesso premier Matteo Renzi, pur senza intervenire in forma diretta, evidentemente auspica.

Due giorni dunque per decidere. Ricapitoliamo i profili dei candidati.

Francesca Balzani, oggi vicesindaco, ex assessore al Bilancio della giunta Pisapia, di cui ha l'autorevole appoggio. Avvocato di buon curriculum, ex europarlamentare Pd, tre figli da crescere, e dunque madre-professionista-multitasking, ha il profilo più “verde”. Tra gli accenti del suo programma, estensione delle politiche antitraffico e di mobilità dolce, il riequilibrio tra centro e periferia, la sicurezza di vicinato, l'utilizzo intelligente dei fondi europei.

È contraria allo sviluppo immobiliare delle aree ferroviarie dismesse, che vede invece come nuovi “fiumi verdi”. E favorevole (l'ipotesi ha suscitato un certo tumulto) alla gratuità dei mezzi di trasporto pubblico, che molti giudicano irrealistica. Balzani, preparata tecnicamente, piace parecchio alla borghesia illuminata. È stata però alquanto aggressiva contro il rivale Giuseppe Sala, l'uomo-Expo che ha ripetutamente attaccato, per poi addolcirsi - forse ben consigliata - nel finale della campagna.

Giuseppe Sala, detto Beppe, ex commissario di Expo 2015. Manager bocconiano, ex Pirelli, Telecom, Comune di Milano, è diventato un personaggio popolare quando da uomo-Expo s'è ritrovato nei telegiornali accanto a Michelle Obama. Nei sei mesi di fuoco “Beppe” Sala ha interagito con capi di governo e sindaci di mezzo mondo e intessuto una forte rete di relazioni, specie in Estremo Oriente.

Candidato più “sviluppista” e meno “politico”, Sala punta alla continuità con Pisapia (ha l'appoggio di diversi assessori uscenti) nella rigenerazione urbana di Milano. Parla molto di Città metropolitana, città delle opportunità (giovani, innovazione, start-up), economia della conoscenza. Vuole rafforzare gli asset internazionali, non solo finanza, ma turismo, cultura e lifestyle. Batte sul tema sicurezza e anziani (300 mila gli over 65 in città). Tra le proposte più azzardate, studiare la possibile riapertura dei Navigli. Sala ha più chance di altri di raccogliere consensi da sinistra fino al  centro moderato.

Pierfrancesco Majorino, Pd, attuale assessore alle Politiche sociali. È, appunto, il candidato più “sociale”. Figlio di un poeta, egli stesso con ambizioni di scrittore, si è fatto apprezzare per l'attenzione alle fasce deboli o a basso reddito, anziani, emarginati, immigrati.

Vuole introdurre un “reddito minimo comunale”; dare spazi pubblici inutilizzati ad attività di start-up; vendere San Siro e investire nel verde e impianti per il tempo libero. Ha un'attenzione non populista alla sicurezza; ha esperienza nella gestione ordinata dei crescenti fenomeni d'immigrazione, temporanea (i profughi dal Medio Oriente e dalle guerre d'Africa) e a lungo termine. Uno slogan, pungente, di Majorino è stato: «Né con Sala né con i salotti».

Antonio Iannetta, manager del sociale, viene dalla Uisp, Unione italiana sport per tutti. Studi scientifici, si è presentato a sorpresa come candidato “civico” dal basso. Attento ad ambiente, mobilità, periferie, partecipazione, volontariato, in questa tornata è l'outsider. Le sue chance di successo sono considerate residuali.

Domenica sera si saprà chi ha vinto. E se il modello Milano di un centro-sinistra di governo, che coniughi sviluppo, cultura, ambiente e solidarietà ha un futuro. Se da Milano partirà una scintilla per un'Italia del lavoro, della fiducia, della cultura. Più forte dell'Italia depressiva delle mafie e degli scandali.

Un modello Milano più forte anche degli ideologi della paura. Che non prosperano solo nelle città d'Europa più esposte alle nuove sfide globali, dalla Parigi del Bataclan alla Berlino degli “arabi cattivi”. Avviene anche alle fermate dell'autobus di Milano, dove – sfruttando le incertezze di Berlusconi e Lega – il “centrista” Corrado Passera martella gli slogan suggeriti dal suo spin-doctor israeliano: “A casa la sera hai paura?”, “Hai paura che ti rubino in casa?”, “Nella tua famiglia manca il lavoro?” - “Basta con la sinistra!”. Chissà, forse Berlusconi può smettere di cercare: è già lui il candidato della destra.