Alfano dice "no e no" alle adozioni omosessuali, Di Maio vorrebbe indire "un referendum popolare", ma intanto i magistrati fanno giurisprudenza. Per squisita e incolpevole ironia del caso, è giusto di oggi infatti, la sentenza del Tribunale dei minori di Roma, che riconosce la doppia adozione incrociata a una coppia di donne, ciascuna madre di una bambina avuta con l’eterologa in Danimarca: è la prima volta che accade in un caso del genere, dicono Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford.
La notizia arriva poco dopo lo stop al Pd da parte di Angelino Alfano, che ribadisce a nome di Ap "il nostro no a ogni forma di adozione da parte di coppie dello stesso", e poco prima delle parole del Cinque stelle Di Maio: "Per le coppie omosessuali l’adozione sic et simpliciter va affrontata con un referendum popolare". "La stepchild adoption è un argomento chiuso per la maggioranza", aggiunge Maurizio Lupi, capogruppo di Ap a Montecitorio,
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Insomma di rado il dibattito politico e la realtà se ne vanno ciascun per suo conto in modo così evidente. La politica si contorce, arranca, strepita, il giudice intanto fa con quel che ha: nel caso specifico, riconoscere la stepchild adoption, pur stralciata dal ddl Cirinnà, attraverso un'interpretazione estensiva della legge sulle adozioni. L’avvocata Francesca Quarato, autrice dei ricorsi al tribunale di Roma, spiega che la decisione è preziosa in quanto questo nuovo provvedimento ha una peculiarità: "Le minori in favore delle quali è stata riconosciuta l’adozione sono nate ciascuna da una delle due donne della coppia", il che significa che adesso "ognuna ha un genitore biologico e un genitore sociale, entrambi con piena e pari capacità e responsabilità genitoriale". E la sentenza ha dato "un riconoscimento giuridico" all’intreccio "dei rapporti genitoriali e dei legami familiari, biologici e sociali". Tanto che le due bambine avranno lo stesso cognome, pur non essendo giuridicamente sorelle (l’adozione "in casi particolari", applicata dal tribunale, non estende la parentela alle rispettive famiglie delle adottanti).
Ne terrà conto, la politica? A parole il Pd è in fermento. Oggi persino il Guardasigilli Orlando si spende a dire che "una nuova legge sulle adozioni serve", e che "bisogna ammainare gli stendardi" altrimenti "si parte col piede sbagliato". Alla Camera, la commissione Giustizia sta per dare il via a un mese di audizioni, che saranno il prodromo al dibattito sulla legge; il capogruppo Pd Ettore Rosato sta scrivendo un testo, domani sera già si comincerà a capire che aria tira nel Pd (c’è una prima riunione), il dem Verini dice che la proposta di legge del Pd arriverà "entro un paio di mesi", cioè a maggio. Insomma si procede, ma con grande cautela, soprattutto per quel che riguarda il capitolo stepchild adoption: "Dobbiamo affrontare un tema alla volta, e una volta trovato l’accordo su esso, passare al successivo", dice ancora Verini.
L’obiettivo sarebbe il famoso "testo condiviso", quella specie di chimera che ogni volta si tenta di agguantare. Ma la cautela è tanto più d’obbligo, perché i neocentristi mostrano evidente l’atteggiamento di chi ha già dato. Con il sì alle unioni civili, spiega il capogruppo alla Camera di Ap Maurizio Lupi, "abbiamo confermato la fiducia a un governo che ha detto no alle adozioni omosessuali, no all’utero in affitto, no alla stepchild adoption. La questione è chiusa". E chissà se il Pd riuscirà davvero a riaprirla: visto pure l’atteggiamento assai poco disponibile già dichiarato dai Cinque stelle, peraltro.