Nel mare magnum dei 940 emendamenti al ddl Cirinnà alla Camera - visionati in anteprima dall'Espresso - spicca la voglia di "fedeltà", a destra e a sinistra. Ma c'è anche chi vuole introdurre l'obiezione di coscienza per i pasticceri. Sul ddl tira aria di fiducia: data prevista per l'approdo in Aula, il 9 maggio

Paradossi delle unioni civili: adesso l’obbligo della fedeltà per le coppie gay lo vogliono tutti (o quasi), a destra e a sinistra. Chiedono rientri nel ddl Cirinnà. Era stato espunto al Senato, col maxiemendamento del governo, per volontà dell’Ncd, provocando non poche polemiche soprattutto nel mondo Lgbt: ora se ne invoca, trasversalmente (anche in modo strumentale), il ritorno.

Il reinserimento della parola “fedeltà” tra gli obblighi di chi sottoscrive una unione civile, è infatti forse la richiesta più gettonata, tra le 940 proposte di modifica al ddl Cirinnà - visionate in anteprima dall’Espresso - delle quali la commissione Giustizia della Camera si appresta a discutere. La vogliono i Cinque stelle, la vuole la dem Michaela Marzano (che ha presentato sette emendamenti a titolo personale), la vuole Pippo Civati con quelli di Possibile, la vuole la Lega, ma anche l’avvocato azzurro Francesco Paolo Sisto, e persino l’ex aennino Ignazio La Russa, oggi Fdi.

E paradossalmente, vista la convergenza politica, quella sulla fedeltà è una delle poche proposte di modifica al testo che, numeri alla mano, ha qualche vaga possibilità di concretizzare in commissione Giustizia una maggioranza alternativa a quella del Pd più Ncd (sulla carta, 24 parlamentari su 45 componenti).

Certo, anche se la Lega ha giurato “guerra su tutta la linea al ddl Cirinnà”, è improbabile che le opposizioni riescano in qualche modo a modificare un testo che il Pd vorrebbe tenere così come è (con buona pace degli interventi anche migliorativi che si potrebbero fare) per portarlo in Aula – dicono i tam tam – il 9 di maggio.

Cambiare il ddl è tanto più improbabile perché poi l’intendimento del governo è chiaro: sulle unioni civili si arriverà a mettere la fiducia anche alla Camera. “Per evitare che anche in Aula ci si metta a discutere e a votare articolo per articolo”, spiegano ottime fonti dem. Quel che resta da capire è soltanto se servirà anche un maxiemendamento, come è stato al Senato, per riallineare il testo a quello uscito da Palazzo Madama. Perché l’obiettivo, ribadito come auspicio da Renzi anche ieri, è quello di arrivare all’approvazione definitiva entro maggio, evitando un ulteriore (e letale) passaggio del ddl Cirinnà tra le grinfie dei senatori.
 
Stando così le cose, gli emendamenti presentati dai vari gruppi – e ora al vaglio dei tecnici per l’ammissibilità - paiono a metà tra l’esercizio di stile, la dichiarazione di intenti e la voglia irresistibile di scompigliare tutto dando sfogo a fantasie di mondi possibili. C’è chi vuole il matrimonio vero e proprio anche per gli omosessuali, chi al contrario immagina di istituire una “carta buono famiglia” (tradizionale) con relativi fondi statali, chi vuol cassare l’intera norma, chi coglie l’occasione per limitare la diffusione della cosiddetta “ideologia gender” nelle scuole. Taluni soprattutto si preoccupano della maternità surrogata, proponendo di inserire il divieto non solo di effettuare, ma anche di “organizzare viaggi” finalizzati alla gestazione per altri: del resto, contro questa pratica, c’è chi vorrebbe pene come la “reclusione da sei a dodici anni”, pesantissima.

Ci si esercita però anche, chissà perché, a trovare un altro nome, in vece di “unione civile”, proponendo fra l’altro: “patto di comunione civile”, “accordo di comunione civile”, “associazione affettiva”, ma anche una “associazione con scopi mutualistici” che fa molto Florence Nightingale, un notarile “contratto civile”, fino al dinamico “aggregato civile”.
 
Quanto alle posizioni di bandiera, mentre Si-Sel propone il “matrimonio egualitario”, a sorpresa, ma nemmeno tanto, c’è chi nei Cinque stelle ripropone la stepchild adoption, che dal provvedimento fu stralciata in Senato, proprio dopo il voltafaccia dei grillini. E se la Lega  vuol sopprimere tutta la parte che regolamenta le unioni civili, per sostituirla con norme a tutela della famiglia tradizionale, l’apoteosi della fantasia la si tocca con le norme sulla cosiddetta “obiezione di coscienza” rispetto alle unioni omosessuali. Come quella cui si appellano i medici che non vogliono praticare gli aborti.
 
Sul punto ci sono vari emendamenti, presentati sia dalla Lega che da vari centristi. Prevedono, in sostanza, una obiezione di coscienza a tutto campo, riguardo a qualsiasi richiesta “direttamente connessa alla costituzione di una unione civile”. Anzitutto, vi potrebbe ricorrere tutto il Comune in blocco: “Il sindaco e i suoi sostituti, gli assessori comunali, i consiglieri comunali, i segretari comunali, i funzionari comunali e circoscrizionali, gli impiegati addetti allo stato civile e i dipendenti comunali”.

Basta così? Figurarsi. L’obiezione di coscienza si vorrebbe estendere a: “I funzionari e gli impiegati addetti alla Conservatoria dei registri immobiliari”, i “notai”, e persino “gli imprenditori, nonché i commercianti e gli esercenti pubblici esercizi”. Insomma, per prendere un esempio che si fa a Palazzo: se per mera ipotesi questi emendamenti fossero approvati, persino il pasticcere potrebbe rifiutarsi di preparare una torta di festeggiamento per le coppie gay civilmente unite, opponendo problemi di coscienza. Non accadrà, ma intanto auguri.