In lista col movimento di estrema destra anche alcuni protagonisti delle violenze dell'estate scorsa contro il trasferimento di richiedenti asilo a Casale San Nicola. Mentre nella Bolzano dell'exploit, dove i fascisti del Terzo millennio hanno ottenuto il 6 per cento, il primo dei non eletti è sotto processo per il pestaggio di un minorenne

Dagli scontri con la polizia e l'arresto fino all'Aula Giulio Cesare, quanto meno nelle aspirazioni. Forse non ripeterà l'exploit di Bolzano, dove ha ottenuto oltre il 6 per cento dei voti, ma anche nella Roma in cui è nata e cresciuta Casapound è certa di accrescere il consenso. Operazione non proprio difficilissima, alla luce degli appena seimila voti che tre anni fa relegarono i fascisti del terzo millennio perfino dietro la lista "Grilli parlanti - No euro". Certo la capitale non è il capoluogo altoatesino, dove manca il premio di maggioranza per il Consiglio comunale e, soprattutto, la vicinanza del Brennero rende il tema dell'"invasione" dei rifugiati particolarmente sentito. Comunque andrà a finire, a Roma il movimento di estrema destra ha messo in piedi una lista "combattente" nel senso letterale del termine.

Fra i candidati ci sono infatti anche tre dei nove militanti raggiunti da misure cautelari per le violenze della scorsa estate a Casale San Nicola, sulla Cassia: la prefettura, guidata dall'attuale capo della polizia Franco Gabrielli, aveva deciso il trasferimento di alcuni richiedenti asilo in una scuola riconvertita a centro di accoglienza e nel tentativo di impedirlo i fascisti del terzo millennio, alcuni con caschi e volti coperti, si scontrarono con la polizia.

È il caso del capolista Davide Di Stefano, fratello del candidato sindaco Simone Di Stefano, che per quei fatti a ottobre è stato arrestato dalla Digos. Lo stesso Di Stefano junior - che già nel 2008 fu protagonista degli scontri di piazza Navona, in cui esponenti di Blocco studentesco presero a cinghiate studenti medi - nelle settimane scorse è salito agli onori della cronaca per l'azione dimostrativa alla fiera del fumetto Romics contro lo stand della casa editrice Shockdom, che esponeva l'opera satirica "Qvando c'era lvi", che ironizza su Mussolini e Casapound.
[[ge:rep-locali:espresso:285200614]]

Se è il nome più noto, Di Stefano junior non è solo. Per i fatti di Casale San Nicola è stato arrestato anche Francesco Amato, responsabile Sport del movimento e pure lui candidato per il Campidoglio. In V Municipio (Prenestino-Villa Gordiani) corre invece Damiano Berti, che per quegli scontri fu sottoposto a obbligo di firma. Tutte pendenze che Casapound ha sempre rivendicato con orgoglio: "A Casale San Nicola abbiamo difeso i diritti degli italiani, come facciamo ogni giorno nelle strade" commentò ad esempio il fondatore Gianluca Iannone.
Il caso
Casapound, altro che bravi ragazzi: ecco i numeri della violenza dei nuovi fascisti
4/2/2016

Del resto i numeri parlano chiaro: dal 2011 a oggi, ha reso noto il Viminale, Casapound ha subito 21 arresti e quasi 400 denunciati. E lo stesso candidato sindaco Simone Di Stefano è stato arrestato (e condannato) per un blitz compiuto a fine 2013 contro la sede dell'Unione europea a Roma, in cui cercò di sostituire la bandiera della Ue col tricolore. Un po' come accaduto a febbraio ad Andrea Bonazza, il candidato del centrodestra più votato domenica nella Bolzano dell'onda nera, condannato a febbraio assieme ad altri nove camerati per aver esposto la bandiera italiana al monumento alla Vittoria.

Solo che la militanza politica in senso stretto non è sempre l'unica all'origine dei carichi pendenti. Proprio a Bolzano il primo dei non eletti in comune (ma confermato consigliere nel quartiere don Bosco), Davide Brancaglion, è sotto processo con l'accusa di lesioni per l'aggressione di uno studente di 17 anni. Colpa del giovane: avrebbe avuto "Bella ciao" come suoneria del cellulare.

LEGGI ANCHE

L'edicola

Ustica: la verità sulla strage - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 11 aprile, è disponibile in edicola e in app