«Ora qualche sassolino dalla scarpa me lo toglierò». Federico Pizzarotti festeggia con un post su Facebook la richiesta di archiviazione arrivata nell’indagine a suo carico per abuso d’ufficio. «Sono contento, soprattutto per la mia città, per il Teatro Regio e per i miei concittadini», scrive perfettamente calato nel ruolo di sindaco. Ma anche il militante 5 stelle che è in lui è sicuramente contento. E infatti prende subito il sopravvento.
Perché Federico Pizzarotti, come noto, è stato sospeso dal Movimento 5 stelle, accusato di aver nascosto la notizia dell’inchiesta. Inchiesta che lui ha sostenuto di non dover rivelare perché frutto - come ripete oggi - «di esposti delle opposizioni privi di contenuto». «Sapevamo di aver agito in massima coscienza», dice il sindaco pensando alle nomine del Teatro Regio. Pizzarotti ora vorrebbe le scuse, quindi, e non tanto dell’opposizione quanto dei suoi colleghi di partito. E vorrebbe spendere il credito acquisito per quella che ritiene un’ingiusta gogna, poi, nella partita per l’organizzazione del Movimento.
La richiesta di Pizzarotti su questo è la stessa di sempre: il sindaco di Parma vuole un’assemblea pubblica che meglio decida regole e cariche, una cosa così simile a quello che i vecchi partiti chiamerebbero congresso. Ma prima vuole le scuse, il reintegro e una pubblica ammenda da celebrarsi nella sua Parma. «Questa indagine», dice, «per i vertici nazionali del Movimento, è stata una scusa». Un pretesto per la sospensione. L’indagine, continua il sindaco, è diventata «il pretesto per metterci in difficoltà: peccato si sia trasformata in un boomerang per chi ha dato giudizi sprezzanti sulla nostra situazione». A partire da Luigi Di Maio, dunque, «che ora si ritrova in una condizione a Roma che è sotto gli occhi di tutti».
La vicenda di Pizzarotti si intreccia così con quella di Virginia Raggi e sull’inchiesta che coinvolge l’assessore Paola Muraro e che sia Raggi che Di Maio hanno per settimane tenuto segreta. Di Maio ha spiegato - ma solo quando sono usciti gli sms e le mail - di averlo fatto perché pensava che l’indagine fosse solo lo sviluppo di un dossier presentato in procura dell’ex Ad di Ama, Daniele Fortini, di area Pd. Ma qual è la differenza con la valutazione di Pizzarotti? «Non andava sospeso Di Maio come non andavo sospeso io, ma è evidente che si sono usate diverse misure per Roma e Parma», dice il sindaco, attorno al quale c'è un'area di dissenso che è cresciuta molto in queste settimane.
E che crescerà ancora se, come sembra, i vertici del Movimento si dimostreranno effettivamente intenzionati a non reintegrare Pizzarotti, non prima di averlo fatto penare ancora, sostenendo che il problema non è l’effettiva responsabilità nell’inchiesta ma la mancanza di trasparenza nella comunicazione. Pizzarotti sa però che è questo il momento in cui può ottenere qualcosa. Ecco perché si vuole mostrare superiore, e dice che le scuse non gli interessano (anche se poi dice che il reintegro «non può avvenire via mail»): «Mi interessa un'apertura reale», dice, «a me interessa si cambi rotta, perché ho a cuore il futuro del Movimento che rischia invece di essere divorato da lotte intestine e correnti».
E se poi il reintegro veramente non dovesse arrivare, dice il sindaco all'Adnkronos, «valuteremo cosa fare». Ma certo, «sarebbe ancor più evidente l'inadeguatezza dei presunti vertici e la loro incapacità di gestire queste situazioni». «Non c'è volontà di decidere, probabilmente, perché si ha timore del giudizio degli attivisti», continua il sindaco, che si augura comunque «che il direttorio torni sui suoi passi e venga a Parma a chiarire». «Altrimenti sarà un ulteriore boomerang per tutti loro».
Politica
16 settembre, 2016Il sindaco di Parma, ottenuta l'archiviazione nell'inchiesta per abuso d'ufficio, vuole le pubbliche scuse dei vertici del Movimento. Soprattutto da chi ha usato l'indagine «come pretesto per la sospensione». Ma il reintegro non è scontato
M5S, "Due misure tra Roma e Parma": Federico Pizzarotti contro Luigi Di Maio & Co
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