Un emendamento sfascia la riforma, accuse incrociate tra Pd e M5S. Il Pd incerto se mollare (Fiano) o riprovarci (Orlando). E mentre rispunta Il Consultellum, c'è chi chiede aiuto al Quirinale

I primi segnali c'erano stati ieri, con una settantina di franchi tiratori al primo voto alla Camera. Oggi lo show down: con un emendamento di Micaela Biancofiore che riguardava l'applicazione della legge elettorale in Trentino Alto Adige. Non proprio il cuore della riforma, insomma, ma è bastato a far saltare tutto, con accuse incrociate tra il Pd e il Movimento 5 Stelle. L'emendamento è infatti passato, mentre l'accordo “a quattro” uscito dalla commissione prevedeva che venisse bocciato.

Secondo i dem, sono stati i grillini ad affossare tutto. Replica del M5S: avevamo già annunciato che a questo emendamento avremmo votato a favore, gli altri tre partiti (Pd, Fi e Lega) avevano i numeri per farlo bocciare da soli.

Togliendo gli 82 M5S presenti al voto, in teoria avrebbero dovuto votare contro l'emendamento in 315 (Pd, FI, Lega e Svp). Invece i voti contrari sono stati 256. In sintesi: il M5S si è sfilato dall'accordo, ma non sono mancati franchi tiratori negli altri gruppi.
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Emanuele Fiano, il relatore piddino, non ha lasciato passare più di un'ora dal voto per dichiarare che la sua legge elettorale è morta, fine dei giochi, tutto da rifare, si torna alla casella di partenza. Non proprio una difesa a oltranza, insomma.

Quanto ai pentastellati, di sicuro tirano un sospiro di sollievo: “l'accordone”, com'era stato chiamato, aveva acuito le divisioni interne e lo stesso Grillo aveva svelato il suo imbarazzo chiedendo una conferma approvativa attraverso un nuovo voto on line.

Tutto da rifare quindi, se verrà confermato l'epitaffio di Fiano. Alcuni tuttavia ne dubitano: il piddino Orlando ha chiesto che si vada avanti con il testo uscito dalla commissione e dall'accordo a quattro, magari introducendo alcuni elementi di correzione maggioritaria. Berlusconi ha convocato i suoi a Palazzo Grazioli per decidere le mosse di Forza Italia. Ancora non pervenute le reazioni di Matteo Renzi.

Se dovesse essere confermato l'addio al modello simil-tedesco uscito dall'accordo a quattro, si aprono scenari diversi: c'è chi propone di tornare al testo originario di Rosato e chi invece vede rispuntare il Consultellum (cioè il meccanismo attualmente in vigore frutto del Porcellum fortemente emendato dalla Consulta) appena corretto quel tanto che basta per rendere più omogenei i due sistemi per Camera e Senato.

In ogni caso la partita si riapre. E, come spesso accade in questi momenti, molti guardano al Quirinale perché da lì arrivi un'indicazione che aiuti a sbrogliare la matassa. 

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