Il possibile presidente del Consiglio, indicato a Mattarella dai leader di M5S e Lega, è stato coinvolto in prima persona nella battaglia sulle cure proposte da Vannoni e rivelatesi una truffa. Ecco cosa è successo
Non c'è solo il caso del
curriculum "gonfiato" a preoccupare il professor
Giuseppe Conte, possibile prossimo presidente del Consiglio di un governo M5S e Lega.
Nelle ultime ore sui
giornali e sui social è tornato sotto i riflettori il suo ruolo nel cosiddetto "metodo Stamina", il protocollo di cure proposte da una fondazione guidata da Davide Vannoni per curare malattie neurodegenerative, rivelatesi poi una totale bufala.
Bufala che ha però illuso centinaia di malati e le loro famiglie, innescando un lungo contenzioso legale e un potente battage mediatico (con la trasmissione televisiva Le Iene in prima fila a sostenere la bontà del metodo). E che è
costata cara anche al suo ideatore Vannoni.
Qual è stato in tutto questo caso il ruolo di Giuseppe Conte? Il professore era l'avvocato difensore della famiglia della piccola Sofia, affetta da leucodistrofia metacromatica (malattia degenerativa terminale che porta a progressiva paralisi e cecità) e diventata presto il simbolo di tutta la battaglia per far accettare il "metodo Stamina" anche nella sanità pubblica. Da legale, Conte
era riuscito a far proseguire le cure compassionevoli con il metodo Stamina per Sofia presso gli Spedali civili di Brescia, dopo che questo sistema era stato bloccato dall'Aifa perché potenzialmente dannoso.
Fino a qui, nulla di male. Un professionista che svolge il proprio lavoro e difende i diritti dei suoi clienti non può essere criticato per questo, anche se le tante interviste rilasciate, anche in tv, sulla bontà del sistema Vannoni di certo oggi non migliorano la credibilità di Conte.
Le critiche maggiori nascono però da un'ulteriore azione promossa da Conte, ovvero l
a partecipazione in prima persona alla creazione della onlus Voa Voa in ricordo di Sofia e pensata proprio per sostenere le cure come il metodo Stamina: la Stamina Foundation è stata infatti la prima a beneficiare dei fondi raccolti da Voa Voa.
In difesa di Conte arrivano in questo caso le dichiarazioni della faiglia di Sofia: «Il professor Conte – ha spiegato Caterina Ceccuti, la madre, al Corriere della Sera – dimostrò una grande sensibilità alla causa perché non volle nulla in cambio, lo fece pro bono, perché penso si sentisse toccato dalla vicenda avendo anche lui un figlio più o meno della stessa età. Accettò anche per il fatto che la cura era regolarmente somministrata da un ospedale pubblico, e che c’erano le basi per la continuità terapeutica: la bambina aveva già iniziato la terapia». Secondo
quanto ricostruito da Valigia Blu inoltre, il professore non è stato coinvolto direttamente nella creazione dell'associazione (anche se in una pria fase così doveva essere), ma solo in veste di legale.
In ogni caso, dal punto di vista politico, Giuseppe Conte può però stare tranquillo: d'altra parte
i partiti che ne sostengono la candidatura a presidente del Consiglio sono stati i primi a difendere la bontà di Stamina. Sul blog di beppe Grillo
è stata data ampia pubblicità alle proteste pro Stamina, e in Parlamento il pentastellato Andrea Cecconi, capogruppo della Commissione Affari Sociali
dichiarò: ”Il MoVimento ritiene che il metodo sia efficace".
Sul fronte Lega invece il deputato Rondini
arrivò a dichiarare: «È inaudito quel che talvolta accade in questo Paese che, a quanto pare, riserva ai soli immigrati ogni forma di pietà umana. Peccato che non riesca a declinare anche ai cittadini italiani, specie quelli meno fortunati, qualche barlume di generosità. Pensiamo solo alla vergognosa decisione di interrompere la sperimentazione del metodo Stamina, una speranza per moltissime famiglie. È l’ennesima vergogna di questo governo: buono con i cattivi e cattivo con i buoni».