Politica
18 febbraio, 2019

Matteo Salvini in Sardegna si affida a un "Trota" democristiano 

Christian Solinas è un leghista-indipendentista, vicino a Cossiga. Con misteriosa laurea a Santa Fé. Un anno fa chiese un posto in Parlamento anche a Renzi

espressodondi-20190214105100136-jpg
È pacioccone, piacione, democristiano, trasformista, sfuggente al limite dell’opaco. Uno che parla di «lievito sardista», piu ttosto che di ruspe. Amico da ragazzo di Francesco Cossiga, come Paolo Savona (dicono anzi sia stato lui a presentare l’economista a Salvini). Titolare di un fantomatico titolo di laurea del quale non parla mai e che gli aveva fruttato il nome di Trota sardo. Così affezionato alla trasparenza che il suo curriculum, a dieci giorni dal voto, risulta introvabile sul web - alla faccia delle norme contenute nella legge cosiddetta “spazzacorrotti”, che impone di pubblicare carriera e certificato penale dei candidati, come fa notare anche la pagina “Risveglio sardo”.

Eccolo Christian Solinas, l’incombente paradosso nella fin qui ininterrotta processione della Lega verso sempre più ampie fette di potere. Quarantadue anni, cagliaritano di Capoterra, senatore leghista e segretario del partito sardo d’azione (Psd’Az), il candidato per il centrodestra alla guida della regione Sardegna, più che la nuova incarnazione del “cambiamento” sovranista, è il suo esatto contrario. Un Antonio Razzi shakerato con un Michele Iorio, il leggendario presidente del Molise che usò i voti presi a sinistra per governare con la destra (e viceversa). Un Clemente Mastella da giovane (ma con la faccia di Ricucci). Non a caso - per dire delle ascendenze - anche adesso il suo padrino politico, il democristiano Mario Floris detto Mariolino, nell’intervista con la quale a 81 anni annuncia voler congedarsi dal consiglio regionale dopo sole otto legislature (fu eletto per la prima volta nel 1974) indica come un faro Ciriaco De Mita «il più lucido di tutti». Floris, fra le altre cose, fondò l’Uds con Cossiga. Solinas era il suo galoppino fin da piccolissimo, nessuno a Cagliari ricorda una vita precedente a quella politica. Nel 1997, a 21 anni, era del resto già eletto.
Matteo Salvini

Dice: e che ci fa un democristiano così a braccetto con il leader leghista? Favorito nei pronostici - tuttavia non molto distante dal concorrente di sinistra, Massimo Zedda, che raccoglie consensi anche tra moderati ed establishment - chiamato, se ci riesce, a fare ponte di congiunzione tra la vittoria in Abruzzo e quella alle europee (anche qui il grillino, Francesco Desogus, sembra fuori gara), il vicerè di Salvini in terra sarda è una perfetta incarnazione di ciò che fa la Lega quando gioca in trasferta, là dove non ha una classe dirigente. Al sud la faccenda si è incarnata nelle Castiello in Campania e negli Attaguile e Pagano in Sicilia. In Sardegna è stata risolta via alleanza col sardista indipendentista, tra molti malumori dei forzisti che fino all’ultimo hanno tentato di chiudere su nomi meno controversi.

«Sto cominciando ad apprezzarlo», lo ha incoronato invece Salvini a fine novembre, in uno dei suoi affollati tour nell’isola, subito prima di fare l’ospite d’onore al pranzo nel ristorante da matrimoni “Locanda di Baccalamanza” di Capoterra (titolo dell’iniziativa: «Trenta euro per pranzare con Salvini»). Anche Solinas è del resto la quintessenza della specialità detta «carro del vincitore» Quanto a carri, lui prima si è costruito il proprio, poi è saltato su quello altrui, con una agilità che l’occhio non sospetterebbe, vista la stazza da Fiorito.

Dopo aver superato nel 2016 con l’archiviazione l’accusa di peculato per aver acquistato a cinquemila euro, coi fondi dei gruppi regionali, tre quadri del pittore Fofo Floris, 73 anni, proprietario del noto ristorante cagliaritano Antica Hostaria (li ha appesi davvero nelle sale del Psd’az, ha accertato il magistrato), Solinas è andato dritto come un treno. Mirabile è stato l’ultimo anno. A inizio 2018, quando si componevano le liste, volle incontrare i leader politici. Berlusconi, Salvini e Renzi - come ha raccontato all’Unione sarda giusto Zedda, che fece da tramite. «Mi aveva chiesto di incontrare Renzi per ottenere una candidatura; ho scoperto che contemporaneamente aveva incontrato Salvini e Berlusconi per la stessa ragione. Tutto per un posto da senatore», raccontò non smentito. Il Pd non l’accontentò, la Lega sì. La scelta risultò vincente per entrambi. I voti, il 4 marzo, ne sono usciti quadruplicati: se nel 2013, il Carroccio aveva preso l’1 per cento e il Psd’az il 2, nel 2018 l’alleanza ha fruttato il 10,8 per cento alla Camera e l’11,7 per cento al Senato (93.812 voti). Solinas è diventato senatore, vicepresidente del gruppo e, infine, tra i mugugni dei suoi detrattori e le immancabili allusioni alla massoneria, anche vicepresidente della commissione Antimafia guidata dal grillino Nicola Morra.

Intervista
«Pastori sardi non buttate il latte, bloccate le urne»
18/2/2019
Ed è stato così che, nel volgere di pochi mesi, e non senza espulsioni, dissidenze e abbandoni da parte di chi non si riconosceva nel nuovo profilo leghista, il pupillo di Floris e di Cossiga ha portato a termine il cambio totale di orientamento del partito fondato cento anni fa da Emilio Lussu e, in pratica, fino al 2009 alleato o vicino al centrosinistra. Già con l’arrivo di Ugo Cappellacci alla guida della Regione, del resto, proprio Solinas era diventato assessore ai Trasporti, intestandosi il fulgido fallimento dell’operazione Flotta sarda poco prima di conquistare la segreteria del Psd’az e così dare un taglio agli annosi dibattiti sulle alleanze (l’ultimo nutrito risale al 2014).

In compenso, i cambi di fronte incrociati hanno dato luogo a gustose incongruenze. Ad esempio, quella che corre lungo il filo di Sardiniapost, giornale web dell’armatore Vincenzo Onorato, presidente di Moby, titolare della concessione per il collegamento con l’isola. Negli scorsi anni, quando Onorato contribuiva alla Leopolda renziana (adesso fa altrettanto con la festa Atreju di Fratelli d’Italia), proprio Sardiniapost è stata la testata più attiva nel fare le pulci a Solinas. In particolare, per la sua incarnazione di “Trota sardo”. Era, questo, il nomignolo che - per similitudine con la laurea farlocca presa a Tirana dal figlio di Umberto Bossi - era stato affibbiato al futuro senatore dopo che erano emerse tracce di un fantomatico diploma, una laurea pare in sociologia presa nel maggio 2006 al “Leibniz Business Institute” di Santa Fe, New Mexico, Usa. Un istituto con sede anche in Italia, più volte messo all’indice dall’Autorità per la concorrenza perché diffondeva informazioni ingannevoli. All’ epoca Solinas era presidente dell’Ersu di Cagliari, l’ente regionale per il sostegno allo studio universitario, il che rendeva tutto ancora più intrigante.

L’episodio ha a lungo inseguito Solinas, tornando d’attualità con la nomina ad assessore ai trasporti: «Bassezze umane. In nessun mio curriculum ho utilizzato quell’attestazione», è una delle poche dichiarazioni che ha fatto sul punto. Perché, come si diceva, il sardista preferisce glissare che rispondere. Lasciar cadere, piuttosto che rischiare. Appena candidato governatore, aveva annunciato che entro il 2018 avrebbe indetto una conferenza stampa per chiarire la questione titoli di studio. Poi se ne è dimenticato, si vede. Nel frattempo, come si diceva, rintracciare il suo curriculum è pressoché impossibile. Nulla su Sardiniapost, è di certo un caso. Nulla anche sul resto del web: è tutta una sequenza di “file not found”, dal sito del Psd’az in avanti. È sparita persino una foto del giorno in cui la laurea fu consegnata, chissà perché.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Il rebus della Chiesa - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso