Uno dei volti mediatici del movimento è stata tra le promotrici della "Rivolta dei Balconi" contro Salvini. Vicina a Mimmo Lucano, si è vista condividere sui social i propri dati personali dal neo-sindaco leghista di Riace, poi decaduto

Jasmine Cristallo
Jasmine Cristallo, 38 anni, è uno dei volti mediatici delle Sardine, ma prima ancora è una donna impegnata nella sua terra, la Calabria, a Catanzaro, come volontaria in un reparto di psichiatria e da sempre pronta a lottare per la sua terra «da dove mai, fino ad ora, ho pensato di andarmene». È stata una delle promotrici della “Rivolta dei Balconi”, quando l’estate scorsa venivano appesi gli striscioni contro la Lega e il suo leader.

Erano i tempi di Matteo Salvini ministro dell’Interno, poi sono arrivati quelli di una crisi di governo lanciata con un mojito in mano al Papeete Beach, ma il segretario del Carroccio non ha mai perso consenso e adesso la campagna elettorale nazionale si gioca oltre che in Emilia Romagna anche in Calabria: «Se vincerà, sarà una catastrofe», dice Cristallo. «Qui la società civile esiste ancora», spiega, «ma abbiamo perso sessantaseimila giovani in pochissimi anni e a lottare siamo rimasti in pochi».

Jasmine racconta la diaspora di una regione abbandonata con le case che segnano «il non finito calabrese»: secondi piani lasciati a metà appesi verso il cielo. «Per molti quelle strutture rappresentano l’attesa di un figlio che non tornerà mai, la madre e il padre che costruiscono un piano in più nella speranza che resti, e poi abbandonano il progetto».

Cristallo è sempre stata vicina a Mimmo Lucano, il sindaco di Riace, arrestato con l’accusa, tra le altre, di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ed è a Riace che Cristallo ha organizzato la prima manifestazione delle Sardine in Calabria il 6 gennaio: «Dopo l’arresto di Mimmo sono entrata a far parte della Fondazione “È stato il Vento” per poter contribuire alla sopravvivenza di quel sogno di integrazione, ricordando che la nostra è una terra generosa, è qui che è sempre avvenuto l’incontro dei popoli grazie al Mare Nostrum e svegliarsi un giorno e vederlo tramutare in luogo di morte va contro la nostra storia ed è inaccettabile». Ma a Riace è stato eletto un nuovo sindaco, il leghista Antonio Trifoli, che nelle ore della manifestazione ha diffuso l’indirizzo di casa di Jasmine e la sua mail personale sui social network, esponendola al rischio di ritorsioni che sono arrivate con centinaia di insulti.

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«Io ho voluto crescere mia figlia qui, nonostante adesso appartenga a quella moltitudine costretta a partire per provare a realizzarsi, ma rivendico il mio essere meridionale perché il Sud non è solo un luogo geografico: è uno stato d’animo. La Calabria non è solo malaffare, il ruolo dei magistrati è fondamentale ma lo Stato non deve sentirsi deresponsabilizzato, deve intervenire attraverso politiche di equità sociale e del lavoro. Non possiamo diventare i figli adottivi della magistratura. È sbagliato delegare solo ai giudici e alle “maxiretate” il compito di contrastare la mala politica. Noi sosteniamo il lavoro e l’impegno dei magistrati antimafia, ma solo nelle aule giudiziarie si fanno i processi, mentre nelle piazze noi cerchiamo di portare avanti un’idea di politica nuova e pulita. Bisognerebbe rispolverare una coscienza critica della società e provare a ricostruire».

Parla delle madri costituenti del «ruolo delle donne, fondamentale ma poco raccontato» e delle elezioni in Calabria, dove le Sardine combattono a modo loro. «Ho ammirato quelle piazze colorate che si riempivano e la ritrovata voglia di una politica diversa».

La Calabria non è l’Emilia Romagna, una città come Reggio è da sempre terreno di raccolta per la destra, qui Salvini è stato eletto senatore. «Abbiamo dato solo un’indicazione di voto molto precisa: non votare Jole Santelli (candidata del centrodestra, ndr.), il nostro compito in questo momento è lottare contro le forze populiste. Non nascondo che avremmo preferito un unico candidato perché sarebbe stato più semplice fronteggiare Salvini, ma non sono riusciti a trovare un nome comune e questo ci dispiace e ci avvilisce».

E alla fine c’è una speranza: «Purtroppo in questi mesi abbiamo assistito a una spartizione politica da parte della destra della nostra terra, mi auguro che dentro l’urna i calabresi si ricordino chi sono e abbiano quel piglio d’orgoglio meridionale che da sempre li caratterizza».