La deputata del Carroccio aveva definito un'elemosina i 600 euro dell'Inps, salvo poi intascarli. E nonostante gli annunci di sanzioni fatti dal leader leghista, la sua carriera va avanti con nuovi ruoli di responsabilità

Benché fosse poco più di un'elemosina, non ha rinunciato a intascare il bonus 600 euro dell'Inps. E se non fosse per questo e qualche altro scivolone, la carriera politica di Elena Murelli, piacentina e leghista doc, si sarebbe svolta tutta in sordina.

E invece no. La figuraccia che la vede protagonista insieme ad altri cinque parlamentari, all'inizio dell'estate, ha acceso i riflettori su questa deputata alla prima legislatura, attivissima sul territorio come dimostrano le sue 95 interrogazioni parlamentari tutte centrate sui temi del collegio elettorale. Non particolarmente popolare sui social network, anche lì non si è risparmiata in figuracce. Come quella volta, che orgogliosamente, ha postato su Facebook un video in cui una finta Carola Rackete viene arrestata e ammanettata da un finto Salvini esclamante “ti abbiamo preso eh?”. Una parodia da festa di paese che ha tanto divertito la nostra deputata da condividere foto e video. Che divertimento! Certo è che non è facile passare in poco più di un anno da forza di governo all'opposizione, soprattutto per una novella onorevole.

Mentre con il dito puntato verso il governo, avvolta in un completo rosa shocking, Murelli definiva in aula il bonus “un'elemosina”, con l'altra mano era intenta a intascarlo in gran segreto. Peccato che il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico ha pensato bene di smascherare i furbetti del bonus. Tuttavia, probabilmente Murelli, non aveva torto a definire irrisorio il contributo pubblico visti i 106 mila euro dichiarati al fisco nel 2019.

Sposata con tre figli, la deputata risulta avere un appartamento con box a Piacenza ed è intestataria di due utilitarie abbastanza vecchiotte. Nel 2018, risulta docente a contratto presso l'università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e libero professionista specializzata in finanziamenti europei, infine dichiara di essere volontaria nell'associazione italiana celiachia di Piacenza.

Insomma, tutta casa, chiesa, famiglia e partito. Devota salviniana, le sue pagine social sono tutte dedicate ad esaltare le gesta del Capitano e non perde occasione per recitare i passi della retorica leghista. Come quella volta in cui partecipando a un convegno organizzato da ProVita sugli effetti della legge sull'aborto, citando Madre Teresa, ha affermato “Se una madre è capace di uccidere il proprio figlio che cosa impedisce a noi di scannarci l'uno con l'altro? L'aborto è la più grande minaccia alla pace del mondo di oggi”.

Di lei rimarrà memorabile l'intervento in aula, per le dichiarazioni di voto, sull'istituzione della giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid, nella quale ha inanellato una serie di scivoloni da manuale. In quell'occasione, intonando un altro mantra salviniano, ma con una piccola variante di attualità, Murelli ha accusato il governo di “non avere un piano” per affrontare l'emergenza sanitaria e che “per tenervi le poltrone importate il covid con i migranti”.

Parole giudicate inaccettabili, facendo scattare la protesta dei deputati di Pd, Leu e M5S, costretti a lasciare l'aula in segno di dissenso e sconforto di fronte ad un attacco inaccettabile vista la drammatica crisi sanitaria che stava colpendo il paese da settimane.

Dopo essere stata beccata dal Presidente dell'Inps, per Murelli sembrava essere calato definitivamente il sipario sulla sua carriera politica. Inizialmente sospesa dal partito di Salvini, ecco il colpo di scena. Pochi mesi più tardi, la ritroviamo responsabile della Accademia Federale Lega in Emilia, la scuola di formazione politica del Carroccio nata per volontà di Matteo Salvini, il cui percorso di formazione a pagamento dura 3 anni con 8 giornate di approfondimento per ogni anno.

Si formerà così la nuova classe politica della Lega e cosa importa se una delle sue responsabili è finita in una brutta storia, lontana dall'etica che dovrebbe essere insegnata ai futuri amministratori. Però, in fondo, cosa sono 600 euro, a fronte di 49 milioni scomparsi dalle casse del Carroccio?