Nonostante l'emergenza Coronavirus, governo e maggioranza hanno quasi scelto tutti i nomi delle poltrone più importanti delle aziende pubbliche. I manager di Eni, Enel, Poste e Leonardo verso la riconferma. L'ex capo della polizia verso la presidenza del Cane a sei zampe. Numero uno dell'ex Finmeccanica potrebbe invece diventare Luciano Carta, attuale direttore dei servizi segreti

Giuseppe Conte
Gli amministratori delegati delle grandi società di Stato tutti confermati. I presidenti, invece, tutti (o quasi) nuovi di zecca. Con Gianni De Gennaro che passerebbe da Leonardo alla prestigiosa presidenza dell'Eni. E Luciano Carta, attuale capo dei servizi segreti dell'Aise, promosso sulla poltrona di numero uno del colosso degli armamenti.

Potrebbero essere questi i colpi di scena della partita delle nomine pubbliche, che si sta giocando anche durante l'emergenza coronavirus. La scelta sulle poltrone pubbliche più importanti del paese è stata prorogata di qualche settimana, ma a Palazzo Chigi contano di chiudere le liste dei consigli di amministrazione delle grandi società di Stato venerdì 17 aprile.

Rispetto a quanto scritto dall'Espresso qualche settimana fa, lo tsunami Covid 19 ha provocato alcuni ripensamenti da parte dei decisori. Se gli ad di Enel e Poste, Francesco Starace e Matteo Del Fante, erano da tempo sicuri di una riconferma, le posizioni di Claudio Descalzi dell'Eni e di Alessandro Profumo, il manager che guida Leonardo, fino a un mese fa erano assai meno solide. Nelle attuali circostanze drammatiche, il governo guidato da Giuseppe Conte e i due principali partiti della maggioranza sembrano aver cambiato idea, e preferire una continuità aziendale anche per gli altri due giganti controllati dallo Stato.

Così, nonostante i guai giudiziari che hanno martorizzato il suo secondo mandato, Descalzi è vicinissimo a ottenere il terzo. E pure i dubbi sulla gestione di Profumo sembrano stare evaporando, di fronte alla mancanza di alternative solide. Domenico Arcuri, fedelissimo di Conte che sognava il balzo da Invitalia all'ex Finmeccanica, è stato nominato commissario straordinario all'emergenza Sars-Cov 2, è difficilmente potrà partecipare allo sprint.

Il Partito democratico, in primis con gli uomini di Roberto Gualtieri e Nicola Zingaretti, e il Movimento Cinque Stelle (king maker sono Riccardo Fraccaro, Luigi Di Maio e Stefano Buffagni) stanno discutendo con veemenza su ogni nome, e su ogni singolo posto di rilievo. In tutto le nomine in scadenza entro l'anno sono poco più di 300, a cui aggiungere una cinquantina di persone da piazzare nei collegi sindacali, ma in queste ore le caselle del domino si stanno via via posizionando. Anche Renzi e quelli di Leu, Massimo D'Alema in primis, sono seduti al tavolo da gioco con ruoli di peso.

Negli ultimi giorni i dominus della maggioranza hanno deciso che, se gli ad delle Big Four saranno riconfermati (più a rischio, invece, la posizione del numero uno di Terna Luigi Ferraris), i presidenti devono invece cambiare tutti.

Come anticipato dall'Espresso, Gianni De Gennaro sarà l'unica eccezione. L'ex capo della polizia è infatti a un passo da traslocare da Finmeccanica all'Eni. Una mossa che dispiacerà a chi considera De Gennaro troppo potente, quasi un intoccabile, ma che è ben vista dai vertici istituzionali, Quirinale compreso.

Non solo per la sua esperienza e per i rapporti di altissimo profilo in Italia e all'estero, ma anche perché è considerato l'uomo giusto per rimettere in riga il Cane a sei zampe, un po' agitato negli ultimi tempi per via delle inchieste della procura di Milano e delle inchieste giornalistiche del nostro settimanale. «Descalzi probabilmente sarà confermato, ma con De Gennaro di certo non sarebbe più solo al comando», dice chi ha – nei partiti – ipotizzato la mossa del cavallo.

Probabile che il poliziotto – traslocasse davvero – possa portare con se parte del suo nutrito staff. Come i fedelissimi Paolo Messa, il capo delle relazioni istituzionali, e il numero uno della sicurezza Tommaso Profeta.

Al posto di De Gennaro, molti a Palazzo Chigi ipotizzano che il nome giusto per un passaggio di consegne alla presidenza di Leonardo possa essere quello di Luciano Carta, generale della Finanza oggi direttore dell'Aise, l'agenzia di sicurezza esterna dei nostri 007. Stimato da tutti, il suo arrivo a Piazza Monte Grappa lascerebbe libera una casella importante.

Una mano salda al timone dell'intelligence, già cruciale in tempi di pace, sarà fondamentale per governare il caos generato dal Covid 19, mentre la Libia resta teatro di una guerra civile in cui l'Italia non può permettersi ruoli marginali.

I decisori, anche qui, sembrano escludere nomi ad effetto, e dovrebbero puntare sulla continuità e l'esperienza. In pole per la promozione, dunque, ci sono i due vicedirettori dell'Aise, cioè Angelo Agovino e Giovanni Caravelli.

Se De Gennaro e Carta dovessero essere davvero i prescelti, a Poste (dove spera di giocarsela anche Enrico Tommaso Cucchiani, amico di Luigi Bisignani ex Intesa oggi presidente onorario del San Raffaele di Milano) ed Enel verranno scelte con ogni probabilità due donne. Il M5S ha già proposto alcuni nomi.

Questa la fotografia della situazione. È chiaro che la partita «non è finita finché non è finita». Saltasse una sola tessera del domino, bisognerebbe ricominciare la trattativa da principio.