Il presidente del Consiglio uscente sta valutando l'idea di lanciare una sua lista. Ma le caratteristiche di questo tipo di formazioni restano sempre le stesse: scelte dall'alto e assenza di militanti
Non sappiamo se Conte si farà partito, e neppure - nel caso - quale partito sarà. Ma i giri di prova che l'ipotetico partito del premier sembra voler compiere in questi giorni servono a farci capire con quali caratteristiche potrebbe nascere un nuovo partito di questi tempi. Vediamole.
Prima caratteristica. Il partito sgorga da un leader, si sagoma e si conforma intorno alla figura del suo capo. Non sono i militanti, né i colleghi che lo mettono sul piedistallo. È lui - Lui - che evoca il suo popolo andandolo a cercare e testare con accurati sondaggi d'opinione, seguendo il filo dei suoi mutevoli umori, cogliendo il momento giusto per manifestarsi.
Naturalmente, al varo della nave, si può vedere sul molo l'agitarsi un po' diffidente dell'equipaggio e dei passeggeri. Tutti intenti a chiedersi se il comandante traccerà la rotta giusta e come ci si troverà a bordo. Il leaderismo infatti è il presupposto di una nuova creazione. Ma ne è anche il limite. E la quantità e la qualità del seguito fa inevitabilmente i conti con tutte le domande, i dubbi, le perplessità che accompagnano ogni truppa che si rispetti una volta che abbia messo il proprio destino nelle mani di un condottiero.
Seconda caratteristica. Il partito nasce, si può dire, in punta di piedi. Bussa alle porte del paese cercando di capire attraverso rilevazioni più o meno scientifiche se v'è bisogno di lui, come può farsi largo e magari rendersi utile, quale potrà mai essere il suo gradimento. È l'offerta che genera la domanda, e non più il contrario come usava ai vecchi tempi.
Nella rappresentazione che il partito offre di sé conta più la mutevole fantasia del suggeritore che non la solida letteratura dell'autore. È lo spin doctor, come viene chiamato, che lima e rivede i testi e li adatta alle circostanze. Pronto, nel caso, a stravolgere un copione che possa non corrispondere ai mutevoli umori della platea. Quasi un omaggio a quel che resta delle tradizioni democratiche.
Terza caratteristica. Il partito, sia pure con tutte queste accortezze, nasce molto più dall'alto che dal basso. È top down, e non bottom up, come direbbero gli americani. Offre il leader e dopo, solo dopo, trova i suoi militanti e i suoi elettori. Magari trovando a quel punto anche i suoi princìpi, di cui fino a un attimo prima non si conosceva l'esistenza.
È il generale, insomma, che genera le sue truppe - per continuare a usare le metafore militaresche che stanno cominciando ad andare di moda. Ma appunto il fatto che le cose procedano dall'alto verso il basso, e non più viceversa, autorizza a nutrire qualche dubbio sugli esperimenti in corso. Quasi tutti propensi a privilegiare la dimensione verticale della politica rispetto a quella orizzontale.
Tutte queste caratteristiche ci fanno misurare la distanza, ormai abissale, che separa i partiti che saranno da quelli che furono. Sono appena trascorsi cento anni dalla nascita del Pci, celebrata da una quantità di libri, di ricordi, di nostalgie più o meno dissimulate. E proprio quell'anniversario sembra fatto apposta per ricordarci che la nostalgia, in politica, è solo un sentimento onirico.
Le creature che la nostra attuale fantasia politica sta mettendo al mondo non hanno certo quella prospettiva di longevità. Nè forse la coltivano. Ormai si considera disdicevole vivere così a lungo, e si è portati piuttosto a cogliere l'attimo, che è la nuova unità di misura della politica. Anche se non è affatto detto che una vita così breve debba anche essere una vita tanto gloriosa.
Resta da chiedersi - Conte o non Conte - se i partiti di questa stagione portino in tavola la polpa della democrazia o la buccia del leaderismo. E cioè se l'uomo comune, il cittadino, che di quel partito o di quell'altro dovrebbe essere il destinatario, ne veda accresciuta oppure no la sua possibilità di influenza sui destini del proprio paese. Domanda che suggerisce a questo punto risposte almeno perplesse.