La Ong rifiuta i soldi donati dal partito e frutto delle restituzioni dei parlamentari per sottolineare la sua indipendenza. Ma rilancia: “Dopo anni di criminalizzazione della solidarietà, auspichiamo che questa dimostrazione di vicinanza sia il segno di una nuova pagina”

«Grazie, ma non possiamo accettare». Inizia con toni cordiali il comunicato con cui la Ong Medici Senza Frontiere rifiuta la donazione decisa dagli iscritti del Movimento 5 Stelle. Ma il documento di Msf è in realtà una stoccata politica al partito di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio.

 

Il 30 novembre scorso gli iscritti al Movimento hanno infatti votato online come utilizzare i 4 milioni di euro frutto delle restituzioni dei parlamentari pentastellati che, da quando il movimento siede in Aula, destinano una parte dei loro emolumenti a un fondo dedicato ad attività sociali o al sostegno di attività imprenditoriali.

 

La votazione, a cui hanno preso parte 34mila attivisti, ha stabilito che questi fondi andassero in quota variabile (in base alle preferenze ricevute) ad Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze), al CNR, a Emergency, al Gruppo Abele Onlus, alla Lega del Filo d’Oro, a Nove Onlus (Emergenza Afghanistan) e appunto a Medici senza Frontiere. Quest’ultima, che ha ricevuto circa il 18 per cento dei voti, avrebbe ricevuto una cifra intorno ai 750mila euro.

 

Soldi che però non verranno incassati. «Ringraziamo i tanti iscritti del Movimento 5 Stelle, tuttavia, in quanto organizzazione medico-umanitaria impegnata nelle emergenze e nei conflitti in tutto il mondo, non possiamo ricevere fondi da movimenti politici, a garanzia della nostra indipendenza, imparzialità e neutralità», spiega il comunicato di Msf.

 

La parte più politica arriva però dopo: «Dopo anni di criminalizzazione della solidarietà, auspichiamo che questa dimostrazione di vicinanza sia il segno di una nuova pagina e saremo felici se i fondi che non possiamo accettare andranno a sostenere altri importanti progetti a beneficio dei vulnerabili e della collettività».

 

Il riferimento, neanche troppo velato, è insomma alle posizioni che il Movimento 5 Stelle ha in passato abbracciato in tema di salvataggio dei migranti. L’attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio, quando nel 2017 era leader del partito, si era scagliato contro le Ong al lavoro sul Mediterraneo definendole “Taxi del mare” e accusandole di aiutare i trafficanti. A queste posizioni si aggiunge il supporto alla politica dei “porti chiusi” di Matteo Salvini, ministro dell’Interno del primo governo Conte sostenuto dai 5 Stelle.

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